Il desiderio di ricostruire la storia dell’origine dell’uomo ha spinto numerosi ricercatori, scienziati, archeologi, studiosi a snocciolare varie teorie a riguardo.
Si è cimentato in questo anche Zecharia Sitchin con una tesi interessante e quanto mai fantascientifica, basata su una personale interpretazione di alcune tavolette sumere babilonesi, che ha prodotto una netta divisione fra chi sostiene tale opinione e chi manifesta un palese scetticismo. Ciò che è stato scritto da Sitchin in definitiva ha originato uno di quei “file classificati” avvolgendo tutto in un fitto alone di mistero che non vede schiarite.
Zecharia Sitchin, nato a Baku nell’Azerbaijan nel 1920, ha conseguito una laurea di storia economica alla London University. Ritenuto un esperto della lingua ebraica e semitica, ha espresso nelle sue opere letterarie una personale interpretazione degli antichi testi sumeri riguardanti le origini dell’uomo e una diversa esposizione degli eventi riportati nella Bibbia.
Secondo queste sue idee viene inserito fra coloro che sostengono la teoria cosidetta “dell’antico astronauta”, tanto cara a Daniken, Agrest e altri, attribuendo la creazione a una razza aliena chiamata Anunnaki, definiti in ebraico Nephilim, i caduti, provenienti da un misterioso pianeta, Nibiru, che incrocerebbe il nostro sistema solare ogni 3600 anni. (Vedi: “Nibiru: X° o XII° pianeta?”).
Tale tesi rivisita anche l’epica della creazione sumera L’Enuma Elish, ossia “Quando in alto”. Vicenda nota e ripetuta in ogni libro del noto scrittore. (Vedi: “La civiltà perduta”).
Gli Anunnaki, secondo Sitchin, erano giganti venuti dallo spazio a sfruttare le ricchezze del sottosuolo terrestre e crearono l’uomo per avere un aiuto nella loro impresa, attraverso un’operazione genetica. La registrazione dell’improvvisa evoluzione della massa celebrale dell’uomo fa supporre che ciò sia realmente accaduto, abbattendo la teoria evoluzionistica di Darwin.
Come spesso argomentato, risulta chiaro il sistema usato per la creazione di un essere umano da parte di quella mente suprema che chiamiamo Dio. Sarebbe stata utilizzata l’argilla della terra per plasmarlo e soffiare poi nelle sue narici il “soffio divino” per donargli la vita. In pratica utilizzare terra fertile; il fertile grembo di una femmina della specie Homo Erectus, l’argilla rossa, per inseminarvi il gene di un dio e produrre un nuovo essere. Un’operazione di ingegneria genetica che abbiamo imparato a realizzare oggi nei nostri laboratori.
Proprio nel suo ultimo libro “Quando i Giganti abitavano la Terra” Sitchin rivela una fonte di DNA che potrebbe fornire la prova fisica definitiva della presenza aliena sulla Terra in passato.
Questi Anunnaki, Dèi o semidei, o semplici esseri che obbedivano a entità superiori secondo un preciso schema, provenivano da un decimo, o dodicesimo, pianeta chiamato Nibiru sul quale essi sarebbero vissuti.
Un pianeta che avrebbe impattato contro un altro corpo celeste all’interno del nostro sistema solare chiamato Tiamat, che al tempo occupava l’orbita compresa fra Marte e Giove. L’impatto avrebbe creato il nostro attuale pianeta, la Terra e la fascia degli asteroidi.
Anche ammesso che Nibiru fosse stato più grande di Giove, sarebbe stato esente dai danni collaterali derivanti dalle collisioni? Non avrebbe subito spostamenti significativi nella sua orbita?
La cosa sembra molto improbabile.
Più probabile che Nibiru non fosse un pianeta abitato, data la sua orbita che sembra risultare in collisione con la cintura degli asteroidi.
Probabile che l’impatto lo abbia spostato in una nuova orbita allontanandolo per sempre dal sistema solare. Si ipotizza che possa stato in origine espulso da un altro sistema stellare e attratto dal nostro in seguito ad una violenta collisione, quindi l’evento potrebbe benissimo essersi ripetuto e si stia adesso allontanando da noi.
In effetti secondo gli studi di Johann Daniel Titus del 1766 pubblicati da Johann Bode nel 1772, si registra la mancanza di un pianeta all’Unità Astronomica 2,8, fra Marte e Giove, e che lo stesso Marte sia stato una delle lune abitate di tale pianeta. (Vedi: “La battaglia degli Dei: Nibiru e la teoria dei pianeti esplosi”).
Pianeta che avrebbe formato insieme ad un altro o altre lune la famosa cintura di asteroidi chiamato da Sitchin “il braccialetto martellato”. Il pianeta per Sitchin era Tiamat.
Gli studi di Titus registrano anche un altro pianeta all’U.A. 77,2, Edris, dopo il punto dove si trova Plutone a U.A. 39,8.
A tale limite si trova anche Nettuno che incrocia in due punti la propria orbita con quella di Plutone; orbite disturbate a quanto sembra dalla forza di attrazione di un grande pianeta invisibile che ruota nei pressi. Nibiru? Edris?
Curioso che dopo tale scoperta sia iniziata la caccia al fantomatico pianeta. (Vedi: “Nibiru: X° o XII° pianeta?”).
Per Alan Alford, un tempo assiduo seguace delle idee di Sitchin, quest’ultimo non avrebbe considerato che le divinità “extraterrestri” siano giunte “passando” da Nibiru e non da esso.
Per lo scrittore però, viveva su Nibiru, forse come provvisoria colonia, una razza tecnologicamente avanzata che avrebbe guidato i Sumeri a fondare la loro civiltà nella pianura della Mesopotamia.
In seguito ai risultati ottenuti dagli scavi archeologici, Sitchin non terrebbe conto che sono stati rinvenuti i primi insediamenti organizzati, basati sull’agricoltura e sull’allevamento, nelle terre a nord dell’Iraq, nell’Anatolia, nel Curdistan, nel Turkistan, a nord di Shanidar, e risalirebbero a ben oltre 11.000 anni fa.
La Mesopotamia fu urbanizzata solo poco più di 5.000 anni fa, epoca in cui nacque una cultura agricola cui si attribuisce la prima forma di scrittura. Non va dimenticato che nello stesso periodo fiorirono culture simili anche nell’Anatolia orientale e la provenienza di quei popoli erano le terre dell’Uzbekistan, del Turkmenistan, del KaraKorum e della Cappadocia.
Attraverso la documentazione si evince che furono quei popoli a scendere nella pianura mesopotamica in seguito ad uno sconvolgimento naturale che causò la scomparsa di un grande mare interno di cui il lago Aral ne è il ricordo. Città sotterranee come Derinkuyuy, Kaymakli, Chemchemal, culture come quelle di Ubaid, di Jarmo, Catal Huyuk, Gonur Depe, Anau, Nevali Cori, Arslantepe, risalenti a oltre il 9500 a.C., ne sono la concreta testimonianza.
Rimanendo con i piedi per terra, senza perdersi nei meandri del tempo svolazzando da un’epoca all’altra, distanziandole di migliaia di anni, gli insediamenti di 11.000 anni fa furono la conseguenza degli insegnamenti di questi Anunnaki o di una seconda stirpe di Dèi, semidei, provenienti da un “Nibiru” diverso?
Confermerebbe quantomeno l’affermazione dello scrittore secondo il quale nel 2000 a.C. possa essere scoppiato un cruento evento bellico nel Sinai dove furono impiegate armi nucleari fra fazioni extraterrestri.
Non si può escludere che la nostra storia sia più antica di quel che crediamo, ma anziché di “extra” potrebbe essersi trattato solo di terrestri appartenenti a diverse avanzate culture in lotta fra loro.
Tracce di tali avvenimenti sarebbero state rinvenute in varie parti del mondo e non solo nel Sinai. Foto satellitari evidenziano rocce nere, che sembrano vulcaniche, in quel luogo; solo che non vi sono vulcani nei pressi del Sinai.
Esistono cronache di tali sconvolgenti eventi e tracce dell’uso di tali armi sono state trovate nel Rajasthan, a Mohenjo Daro, nel deserto di Gobi e nel Tacla Macan.
Anche la distruzione di Sodoma e Gomorra presenta evidenze di uso di armi “nucleari”.
Le storie riguardanti i Tuatha De Danann parlano di città vetrificate in seguito all’uso di armi di inaudita potenza; noti i fatti dell’isola di Toriniz e della città di Tara, anche se emanano un sapore di leggenda; tenendo conto che per la scienza ufficiale la vetrificazione di muraglie trova la spiegazione nel sistema di costruzione adottato da quei popoli che, per rinforzare le difese, usavano erigere mura incastrando fra loro pietre e tronchi di legno. Un violento incendio durante gli assedi avrebbe potuto sviluppare un calore tale da poter sciogliere le pietre e vetrificarle.
Le “divinità” erano Tuatha o Anunnaki? Provenivano da Cassiopea, Lys Don o da Nibiru?
Conosciamo il contenuto dei libri Indù che descrivono con dovizia di particolari eventi bellici nei quali furono usate armi che fanno pensare all’uso del nucleare e di altre energie ancora a noi sconosciute.
Nel Mahabharata e nell’Agnipurana sono descritte guerre devastanti fra divinità che solcavano i cieli con navi stellari chiamate “Vimana”, i Carri degli Dèi. Fra le armi descritte troviamo l’Arma di Agni, un fuoco devastatore.
Fantasie? Può essere.
Curioso trovare qualcuno che crede a tali storie tanto da battezzare “Agni”, il nome del dio che la usò in un remoto passato, la nuova e particolare bomba atomica costruita dall’India. (Vedi: “Armamenti ‘moderni’ nell’antichità?”).
In quanto alla collisione planetaria Sitchin riassume la teoria considerata da alcuni astronomi quali Van Flander e Velikovsky, variandone i dettagli e i tempi.
Così sono state mosse numerose critiche alla teoria di un pianeta proveniente dal profondo dello spazio abitato da esseri talmente evoluti da essere considerati Dèi. Non si può però escludere, come afferma Alan Alford, che tale discredito sia orchestrato ad arte per le implicazioni connesse alla sua scoperta, perché in realtà si investono ancora miliardi di dollari per telescopi spaziali che scrutano le zone più remote dell’universo.
Cosa si sta in effetti cercando? Il fantomatico pianeta?
È strano propagare discredito riguardo alle teorie di Sitchin e continuare ricerche in segreto.
Ed ecco aprirsi scenari che vanno oltre ogni immaginazione e s’immergono nelle pericolose sabbie mobili delle questioni di intelligence; ossia in quella fumosa mole d’informazioni coperte dal segreto; informazioni strettamente riservate, diffuse da fonti non citabili, non utilizzabili.
Schegge impazzite, come le definisce il sistema, con crisi di moralità e di identità. Vedi Secretum Omega e Nibiru il X pianeta (Vedi: “Siloe, Secretum Omega e Nibiru il X° Pianeta: un’analisi approfondita”), che raccoglie una serie di articoli riguardanti l’argomento trattato ampiamente, nel tempo, da Giorgio Pattera, Luca Scantaburlo, Cristoforo Barbato.
Personalmente incuriosito per quanto esposto non posso non porre domande.
Perché fare certe rivelazioni a personaggi che studiano “misteri” che, talvolta, misteri non sono?
Per rendere la storia meno credibile se diffusa da chi vede extraterrestri dietro ogni angolo, oppure perché rappresenta l’unico canale di diffusione?
Se dietro a quanto narrato si cela il Vaticano, o più esattamente, quella Chiesa protagonista delle vicende di Berzier e Montsegur, di quella Inquisizione definita Santa, perché finanziare un progetto che vede una sonda diretta oltre i limiti del sistema solare e chiamarla Siloe, cioè “l’inviato”?
Quella Chiesa che si aggregò alle spedizioni spagnole nel nuovo mondo, per convertire i popoli sud americani, avrebbe coordinato una missione con l’obbiettivo di convertire anche gli extraterrestri?
Quelli che secondo Sitchin ci avrebbero creato?
Si parla di ventiquattro sacerdoti preparati a partire per il cosmo nel momento in cui si stabilirà un contatto “ufficiale con intelligenze non terrestri”…
Strano che “Chi” accusò come eretici Giordano Bruno e Galileo Galilei per le loro idee riguardo l’universo e alla Terra, nozioni conosciute dai tempi antecedenti a Pitagora, abbia bisogno di avere, e servirsi, di un telescopio costruito nel 1990 sul Mount Graham in Arizona. Una struttura con lo scopo di studiare corpi celesti “anomali” in avvicinamento.
Perché l’NSA monitorizza lo spazio profondo e l’attività aliena del sistema solare a partire del 1985?
Esiste davvero un programma di copertura che vede coinvolti NASA, Cia, NSA, Vaticano in merito all’esistenza di un Decimo Pianeta?
Perché è stata inviata una sonda segreta a fotografare un pianeta sconosciuto? Cosa è stato fotografato? Qualcosa che abbatte tutti i dogmi del sistema?
Perché se la sonda è stata costruita e assemblata in quella fantomatica Area 51 che ricorda “l’isola che… c’è”, qualcuno vuole farci vedere “volare gli asini”? Per distrarci?
Interessante l’estratto del Washington Post che scriveva:
«”Scoperto misterioso corpo celeste. Forse grande come Giove. – Un corpo celeste forse grande come il gigantesco pianeta Giove e forse così vicino alla Terra che potrebbe far parte di questo sistema solare, è stato trovato nella direzione della costellazione di Orione, da un telescopio a infrarossi a bordo di un satellite astronomico U.S. in orbita. L’oggetto è così misterioso che gli astronomi non sanno se è un pianeta, una cometa gigante, una protostella vicina che non è diventata abbastanza calda da divenire una stella, oppure una galassia così giovane che si trova ancora nel processo di formazione, o una galassia avvolta dalle polveri che nessuna delle luci emesse dalla sue stelle passi attraverso la cortina. “Tutto ciò che posso dire è che non sappiamo cos’è” ha detto il Dr. Gerry Neugebauer capo scientifico dell’IRAS, Jet Propulsion Laboratory California e direttore dell’Osservatorio di Palomar. La più affascinante spiegazione di questo corpo misterioso, così freddo da non emettere luce e non essere mai stato avvistato da telescopi ottici situati sulla Terra o nello spazio, è che si tratta di un gigante gassoso grande come Giove e vicino alla Terra a 50 bilioni di miglia. Mentre può sembrare una grande distanza in termini terrestri, è ad un tiro di sasso in termini cosmologici; così vicino infatti che potrebbe essere il corpo celeste più vicino alla Terra oltre Plutone. Il Dr. James Houck, del Centro di radio Fisica dell’Università di Cornell, ha dichiarato: “Se è realmente così vicino potrebbe far parte del nostro sistema solare”.» (Vedi: “Il ritorno di Nibiru”).
Curiosa la dichiarazione del Dr. Robert Rutledge del California Institute di Pasadena dopo aver visionato alcuni fotogrammi di un filmato inviato dal satellite; testualmente “We were shocked”, “Siamo rimasti scioccati”.
È stata stimata anche la distanza di tale misterioso “pianeta X”, quindi, quanto tempo occorre per percorrere 50 miliardi di miglia nello spazio?
Quando apparirà nei nostri cieli?
Sulla questione non c’è accordo.
Immanuel Velikovsky in “Mondi in Collisione” cita un racconto di Rockenbach che parla di un globo immenso visto dagli israeliti durante la fuga dall’Egitto nel 1495 a.C.. Se questo corrisponde con l’ultimo avvistamento, sommando gli anni attuali otterremo 3505; mancherebbero 95 anni circa al suo apparire visto che compie la sua orbita in 3600 anni.
Sitchin situa l’esodo nel 1433 a.C., quindi mancherebbero ancora 160 anni all’arrivo del pianeta. Esiste una terza ipotesi considerata dal giornalista turco Burak Eldem, che situa l’esodo nel 1649 a.C., quindi avvicina Nibiru alla Terra in tempi brevi.
Avrebbero azzeccato la predizione i Maya?
Ufficialmente l’evento dell’esodo viene collocato attorno al 1448 a.C.; comunque in un periodo compreso fra il 1250 e il 1550 a.C., periodo in cui avvenne anche l’eruzione di Thera, l’odierna Santorini. Secondo le scritture la data dell’esodo potrebbe collocarsi fra il 1290 e il 1260 a.C.. Queste date spostano più avanti l’appuntamento con il fantomatico decimo pianeta.
Non sono stati i soli a parlarsi. Anche capi di stato e pontefici si sono parlati e chiusi in un silenzio inquietante.
Nibiru fa parte del segreto di Fatima? La storia si ripeterà?
A quanto sembra Zecharia Sitchin ne sa più di quanto dice o scrive. Attendiamo nu
ove rivelazioni sperando di avere chiarezza, anche se lo scrittore insiste nelle sue tesi ribadendo la stranezza che culture lontane nel tempo mostrino similitudini che rimandano a reminescenze di eventi realmente accaduti.
Leggende, miti e saghe, non sarebbero altro che le storie dei primi viaggiatori spaziali che sbarcarono sul nostro pianeta e della loro conoscenza che trasmisero agli uomini dopo averli creati e forgiati a “loro somiglianza”.
Secondo Sitchin la storia della civiltà umana è tracciata nei monumenti sparsi nel globo, nei documenti segregati nei sotterranei del Vaticano, nei dipinti delle chiese, perfino negli affreschi della cappella Sistina, dove Michelangelo ha dipinto elementi che rimandano a antiche conoscenze perdute, che il grande maestro può aver appreso solo consultando i documenti custoditi nelle segrete stanze del Vaticano.
Ricostruisce in tal modo anche una traccia che conduce – come la famosa linea del Codice da Vinci – dalle piramidi di Giza, al Messico, da Creta a Nazca, formando un mosaico che comprende, l’Eden di Adamo ed Eva, il Sinai, gli Elohim, gli Aztechi, i Maya, gli Olmechi; le grandi piramidi, le feroci battaglie fra gli Anunnaki, le distruzioni devastanti che esse scatenarono.
Dal punto di vista tecnologico l’uomo ha fatto grandi passi ma, moralmente, è rimasto fermo nel tempo, poiché una volta raggiunto l’apice del potere, ha precluso la conoscenza alla globalità, riservandosi il diritto di sfruttare la conoscenza del futuro a proprio vantaggio.
Noi, i Media, siamo e saremo sempre le mitiche “teste nere” citate da Sitchin, sfruttate dagli “Anunnaki” della nuova era, quella attuale, alle quali viene negato sapere anche di che morte morire?
Visto in quale realtà viviamo, dove l’informazione e la comunicazione facilitano i rapporti fra gli uomini, riducono le distanze fisiche, ampliano le forme di socializzazione; diffondono la democrazia, l’opinione pubblica e il modo di pensare di una maggioranza, sarebbe il momento di abbattere le forme di fondamentalismo ancora vigenti e vivere con meno dogmi e tabù.
Per non gettare al vento il nostro tempo e perderlo dietro a irrazionali futilità, ipocrisie, false visioni di un mondo elargite dalla stampa, dalle stesse emittenti televisive, attraverso notiziari, notizie costruite e mediocri programmi di intrattenimento.
Fonte Edicolaweb