7 luglio. Lydia Sleppy, della stazione radio KOAT di Albuquerque, ricevette la telefonata di un cronista amico, Johnny McBoyle di Radio KSWS di Roswell. L’uomo, particolarmente eccitato, le disse che un disco volante si era schiantato qualche giorno prima nel campo di un allevatore. La notizia era ufficiale e non si trattava di uno scherzo. L’UFO, “un grosso catino rovesciato“, era stato trascinato con un trattore al riparo da occhi indiscreti all’interno di un capannone per il bestiame. L’intera zona era stata recintata e l’accesso vietato ai civili. Inoltre, circolavano voci su presunti esseri che sarebbero stati trovati vicino all’oggetto volante. Mentre Lydia si preparava a diramare la notizia con la telescrivente, proprio da quest’ultima uscì un messaggio anonimo. “Attenzione Albuquerque. Non trasmettete. Ripeto, non trasmettete“. Terrorizzata, la donna ubbidì e la notizia venne censurata.
Al lettore non sarà sfuggito che la base di Roswell parlava di disco, e non di frammenti. Probabilmente perché Haut aveva fuso assieme due diversi episodi, il recupero dei frammenti nel ranch McBrazel ed il ritrovameto del disco a S.Agostino. Il che non contribuisce certo a sbrogliare questa intricata matassa.
Appena uscito il dispaccio stampa Judd Roberts, all’epoca direttore di Radio KFLG, si preparò a leggere il comunicato quando, all’improvviso, una minacciosa telefonata lo invitò a non divulgare nulla, pena il ritiro della licenza di trasmissione. Segno che qualcuno, nelle alte sfere, non condivideva la politica dei bombardieri di Roswell. E la censura colpì anche Walter Haut.
Il generale di brigata Roger Ramey della base di Fort Worth ricevette una protesta formale dal tenente generale Hoyt Vandemberg, vicecapo dell’Air Force,che lo mise al corrente della situazione, lamentandosi per la leggerezza di Haut e del suo superiore, il colonnello Blanchard, colpevoli di non aver mantenuto il segreto sul prezioso ritrovamento. Ramey, a sua volta, richiamò all’ordine Blanchard, ordinando il trasporto dei rottami alla base di Wright Field con un aereo B-29, ai comandi del quale si trovava il pilota Oliver Anderson. Ma tutto ciò non era ancora sufficiente. Occorreva depistare anche la stampa che, dopo il primo comunicato, stava diventando troppo “curiosa“. I giornalisti vennero convocati e radunati tutti in una sala e venne mostrato loro un pallone-sonda semidistrutto. Il misterioso UFO, dunque, era in realtà soltanto un pallone meteorologico. Altro che disco volante!
Walter Haut subì probabilmente un procedimento disciplinare otre ad essere pubblicamente sbugiardato con l’accusa di aver montato la vicenda per “attirare un po’ di turismo a Roswell“, località che si trova in pieno deserto … Via radio, Ramey dichiarò che “all’esercito non risultava l’esistenza dei cosiddetti UFO. Almeno, non lì“. E, naturamente, non venne fatto nessun accenno ai misteriosi cadaveri extraterrestri.
Quarant’anni dopo, gli ambienti ufologici americani vennero messi in subbuglio da un produttore televisivo, Jaime Shandera, che dichiarò di aver ricevuto nel dicembre 1984, per posta, un plico anonimo contenente documenti militari segreti fotocopiati, ripresi su microfilm. Che rivelavano l’esistenza di un gruppo super segreto, a livello governativo, denominato “Majestic-12“.
Majestic 12 sarebbe stato composto da dodici esperti tra cui figuravano Donald Menzel, un superscettico astronomo di Harvard, e Hoyt Vandemberg, vicecapo del’Air Force, lo stesso che aveva ordinato il trasferimento dei rottami del disco volante di Roswell.
Ovviamente, non potevano mancare nella commissione alcuni membri della CIA. Questo gruppo segretissimo (la cui esistenza è stata quindi svelata dopo ben quarant’anni) riferiva direttamente ed esclusivamente al presidente degli Stati Uniti, che non era membro effettivo ma sovrintendente, sebbene i dodici avessero la tendenza a scavalcarlo per agire autonomamente.
Poiché però nulla confermava l’autenticità del documento ricevuto da Shandera, gli ufologi statunitensi decisero di riaprire il dossier su Roswell, sino ad allora basato soltanto su voci non meglio confermate e romanzate, per appurare se, effettivamente, nel 1947 il governo americano avesse ordito un “watergate alieno“.
Nel 1988 la televisione statunitense, durante il programma “UFO cover up – Live“, mandò in onda una serie di testimonianze bomba. Un invecchiato Walter Haut dichiarò: “Mi dissero di preparare un comunicato con le notizie che mi avevano fornito per telefono, ovvero che era stato trovato un disco volante, e di renderlo pubblico personalmente per i vari notiziari che allora venivano trasmessi a Roswell. Ed è quello che ho fatto…” Anche Judd Roberts, direttore nel 1947 di Radio KFLG, testimoniò durante quella trasmissione televisiva. “Una persona piuttosto cordiale, probabilmente dell’ufficio di Clynton Anderson, mi chiamò da Washington e mi disse: – Sappiamo che siete in possesso di alcune notizie e volevamo mettervi a conoscenza del fatto che se volete trasmettere qualcosa su questo argomento, cosa che NON deve essere fatta, la vostra licenza correrà qualche pericolo. Quindi, vi consigliamo di NON farlo. Quando dico pericolo, intendo dire nel giro di tre giorni – “.
Robert Shirkey fu uno degli ufficiali che fu testimone del trasferimento dei rottami alieni: “Dalla porta principale i soldati attraversarono il corridoio, verso la scaletta per salire sull’aereo.
Erano quelli che portavano i pezzi del disco volante precipitato – oggi lo chiamano UFO – e io li vidi per un attimo. Il colonnello Blanchard si era fermato sulla porta dell’ufficio del poliziotto.
Gli andai incontro e gli dissi: – Colonnello, si sposti, voglio vedere anch’io –“. Ma non si poteva vedere.
Dalla Difesa giunsero i primi inviti alla riservatezza, effettuati attraverso le disposizioni e i depistaggi del generale di brigata Du Bose di Fort Worth che dichiarò senza mezzi termini: “L’abbiamo fatto per sviare e soddisfare la curiosità della stampa“.
Sappho Anderson, moglie del defunto Oliver, il pilota che trasportò i resti del disco, ha affermato: “Mio marito seppe la notizia e mi disse: ‘Scommetto che lo metteranno su tutti i giornali.
Ne sono sicuro.
Voglio che tu legga quest’articolo [il dispaccio stampa di Walter Haut] perché è una storia vera. E lo posso dire visto che sono stato io a portare i rottami dell’UFO a Dayton, nell’Ohio…”
Questo articolo è stato riesumato dalla sezione Mistero di Enkey.it del 2005