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Come potrebbe essere vivere costantemente immersi nella realtà aumentata? Ce lo mostra un filmaker giapponese in un cortometraggio davvero angosciante.
Lei, la protagonista, si chiama Juliana Restrepo e nel video qui sopra ci mostra 6 minuti della sua giornata vissuti in una realtà iper aumentata.
Juliana svolge attività comuni: prende i mezzi pubblici, cammina per le strade di Medellin (Colombia), va a al supermercato. Ma tutto ciò che le sta attorno è potenziato da effetti speciali digitali, notifiche dai social network e giochi virtuali, come se indossasse una versione potenziata (ed esagerata) dei Google Glass.
Per fortuna un gadget del genere non esiste, almeno per adesso, e questi 6 minuti di delirio tecnologico sono solo un cortometraggio girato dal filmaker e designer giapponese Keiichi Matsuda.
LA VITA COME VIDEOGAME. Obiettivo di questo lavoro è mostrare come l’abuso della tecnologia possa portare a un mondo inquietante, molto diverso da quello presentato nei video patinati delle aziende della Silicon Valley che costruiscono occhiali intelligenti e dispostivi simili.
Così la nostra Juliana si trova costantemente bombardata da messaggi pubblicitari, ogni attività e contatto umano sono mediati dalla tecnologia e la vita diventa un lungo, angosciante gioco il cui obiettivo è quello di raccogliere punti.
Fino all’inevitabile passaggio… al livello superiore