Il filtro è sperimentale e funziona solo per alcune news. Per esempio, ha avuto un ottimo riscontro con l’articolo sul progetto di legge sulla sorveglianza digitale. Un tema che sta molto a cuore ai norvegesi, e che avrebbe potuto trasformare la sezione commenti in una rissa da bar. Invece, si è avuto un tono pacato e costruttivo in tutti i commenti scritti sull’argomento.
Inoltre i commenti erano scritti da persone che avevano realmente letto l’intero articolo. La lettura su schermo è diversa dalla lettura su carta. Il lettore al pc non ha la visione d’insieme di una pagina come in un libro, ma soprattutto non conosce le regole del web marketing che vogliono un titolo accattivante, ma che può fuorviare chi lo legge.
Molti lettori si soffermano quindi sul titolo dell’articolo, non leggono il testo, non approfondiscono e non contano fino a 10 prima di scrivere. In Italia sono i cosiddetti “Leoni da tastiera”, ovvero persone che, protette da uno schermo, riversano tutto il loro odio e la loro frustrazione sul web.
In cosa consiste questo filtro anti-haters?
Nel febbraio scorso Google, in collaborazione con il New York Times e Wikipedia, ha lanciato un programma contro i commenti tossici e fuori luogo. Questo software si chiama “Perspective”, ed è stato sviluppato per aiutare i gestori di una pagina web a controllare i commenti scritti. Perspective utilizza il learning machine, cioè è in grado di apprendere in maniera autonoma. Con il passare del tempo sarà in grado di comprendere sempre più efficacemente il contesto in cui vengono scritte determinate frasi ritenute “tossiche”. Perspective riconosce un commento come potenzialmente tossico e lo rileva al gestore della pagina che può decidere se lasciarlo o cancellarlo.
Indubbiamente, questa libreria API, è un modo utile per velocizzare il lavoro dei moderatori o dei gestori di una pagina ma non risolve a monte il problema. Il sito web NRK ha invece messo a punto un sistema tanto semplice quanto geniale: chi scrive il commento deve dimostrare di aver letto l’articolo.
“Questo test serve ad alzare il livello di un dibattito, ma anche a calmare chi ha una reazione eccessiva nei commenti” ha dichiarato il direttore del sito norvegese, Marius Arnesen. Anche sul web, contare fino a 10 può essere un ottimo sistema per calmarsi e raffreddare i toni.
In questo modo non si è costretti a dover chiudere la sezione commenti, come già fatto in molti siti web di testate giornalistiche serie, che servivano solo a generare un confronto pacato tra le parti.