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Il deep web e il dark web (italianizzando il “web sommerso”) è salito alla ribalta di riviste, magazine online, social e chi più ne ha più ne metta… In realtà però non si tratta di una realtà così recente: il lato oscuro del web, infatti, esiste da quando esiste il World Wide Web e fa riferimento alle risorse informative non indicizzate nei normali motori di ricerca. Ma ora che ce ne siamo accorti tutti se ne fa un gran parlare… proviamo, con questo contributo, a mettere un po’ di puntini sulle i.
Innanzitutto va fatta una distinzione terminologica: deep web e dark web, infatti, non sono sinonimi ma fanno riferimento a due ambiti diversi seppur simili.
Il deep web, letteralmente il “web profondo”, fa riferimento a tutte le informazioni che sono presenti su internet ma non sono indicizzati all’interno dei motori di ricerca tradizionali come Google. Intendendo questa definizione in senso lato possiamo ricomprendere del deep web, ad esempio, i seguenti elementi:
- Il sito appena pubblicato ma non ancora rintracciabile nei motori di ricerca
- Tutte le informazioni che vengono condivise nei social network nel caso in cui le impostazioni delle privacy siano settate da un livello diverso da “Pubblico”.
Il dark web, o “web oscuro”, invece, denota invece un sottoinsieme specifico del deep web. In particolare il dark web concerne i dati che per essere visualizzati necessitano di un accesso a un software di anonimizzazione come TOR. Questo particolare browser permette di connettersi ad una sottorete criptata: i siti del dark web tipicamente sono caratterizzati dall’utilizzo dell’estensione di dominio .onion.
Il fatto che il dark web si trovi a un livello più profondo fa sì che al suo interno si trovino siti web dediti a commercio illegale o altre tipologie di attività illecita o utilizzati per bypassare la censura imposta da alcuni stati. Comunque, nel deep web si possono trovare non solo risorse illegali, ma anche rapporti scientifici, cartelle cliniche, estratti conto, banche dati e documenti legali.
Le dimensioni del dark web sono davvero come la parte sommersa di un iceberg, ovvero molto più grandi della parte visibile. L’entità del fenomeno, infatti, è davvero imponente: il web è costituito da oltre 550 miliardi di documenti mentre Google indicizza solo 2 miliardi di risorse, meno dell’uno per cento del totale.
L’unico modo per accedere al deep web è usare la rete TOR, costituita da nodi che mascherano quali sono le pagine visitate e i software scaricati, che permette di navigare in modalità totalmente nascosta. Per utilizzare la rete TOR è necessario installare sul pc il browser TOR. TOR è l’acronimo di “The Onion Router” e si basa su uno specifico protocollo di comunicazione chiamato “onion routing”. L’onion routing, legandosi proprio alla simbologia degli strati della cipolla, è un protocollo che prevede che i dati vengano incapsulati in vari strati di crittografia. Tali dati viaggiano lungo percorsi che attraversano specifici nodi, i cosiddetti “onion router”, fino ad arrivare alla consegna finale dell’informazione. La segretezza e la sicurezza dell’informazione sono garantite dal fatto che ciascun nodo trasmette solo una porzione dell’informazione senza la possibilità di interpretare il messaggio originale.
Se il deep web è lo spazio oscuro in cui navigare in anonimato, i Bitcoin rappresentano la moneta per effettuare le transazioni. Bitcoin, infatti, è una valuta digitale spendibile solamente sul web che consente di effettuare pagamenti criptati e anonimi grazie al’architettura peer to peer. L’utilizzo combinato di deep web e Bitcoin permette avere a disposizione tutto ciò che serve ai business fondati su scambi illeciti sfuggendo alle rilevazioni delle autorità.