Per definizione, la voice search non è altro che la capacita di un motore di ricerca o di un assistente virtuale di tradurre il linguaggio parlato in una richiesta specifica (query).
L’interazione da parte degli utenti con i dispositivi sta cambiando: ben il 20% delle query cercate sulla Google Mobile App e sui device Android sono espresse attraverso il comando vocale. Del resto la voice search risponde perfettamente all’esigenza crescente di velocità e di capacità di svolgere sempre più attività in parallelo. Alla guida, davanti alla tv o mentre si sta lavorando, la ricerca vocale rappresenta la modalità più immediata per interrogare il proprio device. Grazie alla voice search permessa dagli smart assistant è possibile svolgere una miriade di compiti in perfetta modalità multitasking: dettare messaggi, effettuare chiamate, segnare eventi in calendario, ricercare una meta su una mappa, selezionare i brani musicali da riprodurre, cercare un video, fare shopping e reperire informazioni di qualsiasi tipo.
Indubbiamente un grosso slancio alla voice search è stato dato dal costante miglioramento della tecnologia di riconoscimento vocale che ha fatto grandi progress negli ultimi mesi: la capacità di comprendere pronuncia, contesto e significati da parte di motori di ricerca e assistenti virtuali ha grandemente incentivato l’utilizzo della voice search anche da parte degli utenti più scettici. Vasto è stato, infatti, il proliferare di assistenti personali creati dai colossi dell’IT che sono stati sviluppati negli ultimi anni e che riconoscono con sempre maggiore accuratezza i comandi vocali: Siri di Apple, Google Now di Google, Cortana di Microsoft, Alexa di Amazon, Duer di Baidu, Bixby di Samsung e M di Facebook (l’ultimo in ordine di arrivo) sono solo i principali.
La tecnologia della ricerca vocale è sempre più integrata su dispositivi di diversa natura. È presente, infatti, non solo all’interno delle numerose app in cui è integrata, ma anche in una miriade di altri device. Cortana di Microsoft, ad esempio, è presente in Windows 10 e nell’Xbox One. Alexa di Amazon è presente su Echo, assistente virtuale connesso via wi-fi allo smartphone per eseguire numerosi compiti. Google Home, dispositivo personale simile a Echo, permette un utilizzo ampio della voice search e dei comandi vocali. Persino le automobili sono sempre più dotate di funzionalità legate ai comandi vocali che consentono, grazie alla connessione via bluetooth con lo smartphone, di effettuare chiamate, dettare messaggi e selezionare le playlist preferite.
Questo cambiamento nelle abitudini di utilizzo dei dispositivi mobili da parte degli utenti causa implicazioni importanti nelle logiche di ottimizzazione dei contenuti web per i motori di ricerca. La modalità di ricerca di risposte, infatti, è differente nella voice search rispetto alla ricerca testuale. La SEO deve, pertanto, necessariamente adeguarsi alle modifiche in atto attraverso l’applicazione di nuove logiche di ottimizzazione correlate alle nuove logiche di fruizione della ricerca vocale.
Proviamo a riassumerle di seguito:
- Le query stanno diventando sempre più conversazionali e di lunga coda
- Le parole utilizzate nel voice search sono mediamente 5-6 rispetto alle 2-3 utilizzate nella ricerca testuale
- Le query utilizzate nella ricerca vocale sono spesso formulate sotto forma di domanda che hanno come incipit termini quali “chi, come, quando, dove e perché”
- I dati strutturati sono sempre più un elemento fondamentale per far comprendere ai motori di ricerca di cosa tratta il contenuto della pagina.
Le tendenze in atto parlano chiaro: nei prossimi anni l’utilizzo della voce per interagire con i device sarà sempre più ampio. Secondo alcune ricerche, si stima che entro il 2020 ogni persona avrà più conversazioni con intelligenze artificiali che con il proprio partner ed effettuerà il 30% delle sessioni di navigazioni web attraverso la ricerca vocale e senza la necessità di utilizzare uno schermo. Non resta che stare a vedere dove ci porterà l’innovazione.