Durante lo sviluppo di auto-robot in grado di guidare senza l’ausilio di un pilota, gli ingegneri si sono trovati di fronte una sfida davvero ardua: per insegnare alle auto come guidare infatti si è inizialmente pensato di far registrare alle macchine tutti i dati del traffico mondiale, ma è risultato che per apprendere queste informazioni sul traffico giornaliero occorrerebbero più di 24 ore ogni giorno. È stato necessario quindi elaborare un nuovo modello di apprendimento che permettesse alle auto di guidare in modo sicuro e al tempo stesso veloce.
La soluzione è arrivata da una fonte insospettabile, che però si sta dimostrando utile e funzionante: stiamo parlando di uno dei videogiochi più famosi e venduti della storia dei videogiochi, ovvero Grand Theft Auto V. Sempre più ingegneri e ricercatori infatti si stanno affidando al titolo Rockstar Games per addestrare le nuove automobili a prendersi cura delle berline familiari. Nonostante compagnie come Ford e Alphabet Inc.’s Waymo continuino a ripetere che entro tre anni le auto a guida autonoma entreranno nel mercato, in realtà lo sviluppo è ancora indietro e risulta non privo di difficoltà: ad esempio ancora non si è trovato un metodo di reazione veloce, sicuro ed efficace per quando possa cadere per strada qualche oggetto inusuale come legna, materassi, bottiglie di vetro, casse.
Per ora la casa automobilistica (se così si può definire) che ha fatto più passi avanti nello sviluppo delle auto-macchine è Waymo, che le costruisce riempendole di laser, sensori e telecamere in grado di far viaggiare le auto anche per 3 miglia al giorno. Il tutto però è testato in ambienti di simulazione che non rispecchiano propriamente la realtà. Anche Davide Bacchet, leader delle simulazioni stradali per la startup Nio, ammette che non basta raccogliere i dati delle strade ed applicarli in una realtà virtuale per creare l’auto a guida autonoma perfetta: “creando delle simulazioni si possono avviare le stesse situazioni ogni volta ma il risultato non cambierà mai, […] questo ovviamente non rispecchia la realtà“.
Per quanto possa sembrare strano, i videogiochi iper realistici sono in grado di generare molti dati simili a quelli che sono in grado di ottenere le intelligenze artificiali sulle strade reali. Lo scorso anno sulla base di questa intuizione gli scienziati della Darmstadt University of Technology in Germania, in collaborazione con gli Intel Labs, hanno trovato un modo per trasformare le informazioni visive di Grand Theft Auto V in un linguaggio comprensibile anche dai loro software di IA.
Ma come fanno i ricercatori ad insegnare alle IA come si guida? I software della startup Waymo creano una simulazione stradale con diverse situazioni e, ogni volta che un autista umano deve prendere in mano il volante perché si trova in una situazione di emergenza, allora viene effettuato un reset del test cambiando il modo di reagire della macchina. In Toyota Motor Corp.’s, nell’Istituto di Ricerca californiano gli ingegneri provano a “rompere il sistema” con il cosiddetto test Quick Brown Fox: con questo metodo si fa guidare il veicolo a guida autonoma per decine di chilometri negli ambienti più duri possibili (forte pioggia, bufera, neve, traffico intenso), sottoponendo la macchina e il software a dura prova.
Per quanto le macchine risultino migliori sotto certi aspetti, ad oggi siamo ancora noi umani a reagire ed apprendere rapidamente dalle situazioni impreviste (come appunto un oggetto che cade da un camion davanti a noi o un piccolo animale che attraversa la strada). Mentre si possono fare progressi in molti altri settori per migliorare l’esperienza di self-driving, la vera sfida di ogni ingegnere e ricercatore che lavora in questo campo è proprio rendere l’intelligenza artificiale più reattiva degli umani e rendere così la guida più sicura.
Nel frattempo si creano nuove domande e problemi dal punto di vista legislativo: se è probabile che la maggior parte dei guidatori accetterà di stare per strada con umani e robot, si pensa che anche le macchine della futura tecnologia dovranno possedere una sorta di patente che certifica la loro affidabilità su strada. Al tempo stesso dovrà essere cambiato anche il codice stradale, rendendolo più dinamico e considerando anche i nuovi piloti.