Durante il corso della nostra storia abbiamo sempre avuto a che fare, quotidianamente, con virus e batteri di vari tipi. La guerra tra uomo e malattie si combatte ogni giorno, mese, anno e secolo, attraverso evoluzioni e trasformazioni genetiche da entrambe le parti. Lo scorso secolo ad esempio abbiamo scoperto e prodotto gli antibiotici, ma i batteri hanno risposto aumentando la loro resistenza a questi trattamenti. In un certo senso si può immaginare la battaglia come una partita a scacchi.
Un evento inaspettato però rischia di rompere l’equilibrio di questa guerra, purtroppo a nostro sfavore. I cambiamenti climatici infatti stanno sciogliendo ghiacciai che sono rimasti congelati per migliaia di anni, rilasciando di conseguenza antichi virus e batteri ormai dimenticati, come se si stessero risvegliando da un profondo letargo.
I segnali più allarmanti di questo fenomeno sono stati riportati nella tundra siberiana lo scorso Agosto, dove venti persone si sono ammalate e un bambino di 12 anni è morto, tutti infettati dall’antrace. La teoria che ha convinto di più è che lo scorso secolo una renna è morta della stessa malattia e il suo corpo è stato “intrappolato” dai ghiacciai permanenti, che si sono sciolti la scorsa estate per colpa di un’onda di calore (dette anche heatwave). In questo modo il bacillo dell’antrace si è mosso dall’animale al mare locale e di conseguenza è entrato nella catena alimentare di alcuni animali, raggiungendo infine anche agli abitanti della zona.
La paura maggiore è che questo evento può non essere un caso isolato, ma solamente l’inizio del risveglio di malattie dimenticate a cui non siamo (più) adeguatamente preparati. Il surriscaldamento globale infatti porterà a sciogliere sempre più ghiacciai e in particolare lo strato permanente più antico, che si trova oltre il metro di profondità. Questi strati inferiori molto freddi, solidi e antichi, rappresentano il luogo perfetto per i virus e batteri di sopravvivere anche per milioni di anni. Lo conferma anche il biologo evoluzionista Jean Michel Claverie, all’Università di Francia Aix-Marseille, che aggiunge: “Gli strati permanenti dei ghiacciai sono il nido ideale per i virus, malattie e batteri, in quanto non c’è ossigeno, luce o calore”, ovvero nessuna forma di energia che possa attivarli. Lo scioglimento di queste zone in pratica può significare il rilascio di vere e proprie armi chimiche mai viste prima. Il gruppo di ricerca di Jean Michel non esclude l’avvenire di epidemie globali come quelle che hanno già colpito l’umanità in passato.
I due Circoli Polari sono le regioni del nostro pianeta che subiscono maggiormente gli effetti del riscaldamento globale, riscaldandosi anche tre volte più velocemente del resto della Terra.
Persone e animali sono stati sepolti nei ghiacciai permanenti per secoli, quindi è possibile che possano “risorgere” anche altre malattie. Un altro segno preoccupante viene dagli scienziati dell’Istituto Nazionale delle Allergie e Malattie Infettive del Bethesda, USA, che hanno trovato tracce attive del virus dell’influenza spagnola del 1918 nelle fosse comuni delle tundre in Alaska. Con molta probabilità anche segni di peste bubbonica e vaiolo sono sepolti in Siberia. Nel 2011 Boris Revich e Marina Podolnaya hanno espresso le stesse perplessità, spiegando che nella zona est del paese ghiacciato potrebbero risiedere numerosi virus, pronti a liberarsi dal freddo appena si alzeranno le temperature.
Componendo i pezzi del puzzle provenienti da molte altre ricerche effettuate in giro per il mondo, è possibile trovare ulteriori prove a questa tesi. Nel 2005 dei ricercatori della NASA sono riusciti a far rivivere dei batteri conservati nei ghiacciai dell’Alaska da più di 32 mila anni, due anni dopo un altro scienziato ha resuscitato un batterio di ben 8 milioni di anni nell’Antartico. Anche nella Lecuguilla Cave, in Messico, sono stati trovati batteri intrappolati nei cristalli di Selenite a 300 metri di profondità, risalenti a migliaia o addirittura milioni di anni fa.
I rischi legati a questo “ritorno del passato” sono ancora inestimabili, ma si teme siano piuttosto alti. La causa e la soluzione principale sono ovviamente legati al riscaldamento globale, ma è una buona idea concentrarsi su dove possano dormire malattie più a sud come malaria e colera, operative a temperature miti e calde. Insomma, al momento la comunità scientifica ha poche risposte e molte domande sul problema, che verrà sicuramente approfondito negli anni prossimi.