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La tecnologia legata ai piccoli device elettronici come smartphone e smartwatch continua ad avanzare, portando con sé interessanti novità. Non sempre però le migliori idee vengono guardando al futuro, ma qualche volta si possono riprendere, rimodellare ed aggiornare le invenzioni del passato.
La storia infatti comincia da Seiko, che ben trenta anni fa svelò al mondo il primo orologio ricaricabile con l’energia cinetica; un orologio che non necessitava di batterie da sostituire regolarmente, ma composto da un complesso sistema di ingranaggi che si muovevano assieme al corpo umano, permettendo così di ricaricare la batteria contenuta nell’orologio. Ovviamente oggi non c’è più bisogno di nessuno strano meccanismo perché i watch si sono evoluti in qualcosa di molto più complesso e avanzato, anche se le vendite indicano che gli stessi smartwatch non riescono (ancora) a spiccare il volo e diventare beni di massa. Uno dei problemi più grandi legati a questi veri e propri mini computer da polso è proprio la durata delle batterie: mentre per gli smartphone è semplice controllarne lo stato e ricordarsi di caricarlo ogni sera, per gli smartwatch non è la stessa cosa. Chi ne possiede uno sa bene perché. I motivi sono essenzialmente due: il primo è perché gli orologi del nuovo millennio sono totalmente diversi da quelli usati fino a pochi anni fa e ancora non riusciamo ad abituarci al fatto che necessitano delle stesse attenzioni di uno smartphone, il secondo è che per ricaricarli non basta una semplice presa di corrente ma bisogna servirsi di una speciale charging station.
Per fortuna sembra che la scienza stia trovando una soluzione a questo problema. Nuove ricerche infatti stanno dimostrando che i nanogeneratori triboelettrici, detti anche TENG, sarebbero la chiave per rendere gli smartwatch (e forse anche gli smartphone) completamente autonomi e indipendenti da ricariche specifiche. A differenza dei vecchi meccanismi ad ingranaggi, i motori TENG si servono di due micro fogli di materiali diversi posti l’uno sopra l’altro, con un piccolo film metallico attaccato ad ognuno di essi. Il movimento di un corpo esterno (come il braccio di un essere umano) fa sfregare i due microfilm, il cui attrito genera energia elettrica condotto dai fogli alla batteria grazie al metallo, che funziona da conduttore. L’ostacolo maggiore al momento risiede nel fatto che l’energia elettrica generata da questo sistema è ancora insufficiente per ricaricare uno smartwatch mentre è anche in funzione. Anche se oggi è un problema, è molto probabile che in futuro verrà risolto grazie a nuove e ingegnose soluzioni.
Riuscire a sviluppare questa nuova tecnologia TENG porterà grandi benefici per tutti. Grazie ad una unità auto-ricaricante non ci sarà più bisogno di portarsi in giro la “stazione di ricarica” tipica degli smartwatch attuali. Oltre agli ovvi benefici legati al risparmio energetico e alla (quasi) sicurezza che l’orologio resti carico, è interessante far notare che con questi nuovi sistemi si potrebbero avere batterie più piccole e di conseguenza smartwatch ancora più piccoli.
È facile immaginare che l’uso di questi nanogeneratori triboelettrici, con le opportune modifiche e migliorie, si possa estendere anche ai nostri amati smartphone. Ad esempio si potrebbero ideare dei sistemi di alimentazione ibrida simili a quello delle auto moderne, utilizzando sia una ricarica cinetica che una tradizionale.
Nel frattempo una start-up israeliana, StoreDot, ha mostrato al mondo la sua FlashBattery: una speciale batteria capace di ricaricarsi al 100% in solamente 5 minuti di ricarica. La produzione è già cominciata e l’azienda conta di commercializzare questo nuovo prodotto già dal prossimo anno, anche se i partner che lo adotteranno sono ancora un mistero.
TENG invece è ancora in una fase preliminare, ma ha il potenziale più alto tra tutti per rivoluzionare l’uso dei nostri amati dispositivi elettronici. Per ora purtroppo si possono solo fare supposizioni e non ci resta che vedere come si evolverà la situazione in futuro.