La compagnia californiana Google ha deciso che dal prossimo anno Chrome bloccherà tutte le pubblicità fastidiose. Il blocco avverrà in modo automatico e sarà disponibile a partire dal prossimo anno, in esclusiva su Google Chrome. Sostanzialmente la nuova feature filtrerà tutta una serie di ads che sono state marcate come “inaccettabili”. Le segnalazioni sono state effettuate dalla Coalition for Better Ads, a cui partecipano una serie di industrie unite tra loro per migliorare proprio l’esperienza di advertising tipica della navigazione sul web dei giorni nostri. Tra le oltre 100 associazioni appartenenti alla coalizione si trova anche la Interactive Advertising Bureau, leader mondiale della pubblicità digitale.
La coalizione si è impegnata a definire degli standard di annunci pubblicitari sia per quel che riguarda la navigazione su PC che quella su mobile, nei territori del Nord America e dell’Europa, grazie ad una ricerca che ha coinvolto più di 25 mila utenti. Lo studio in particolare si è concentrato sul capire quali siano i tipi di annunci che invogliano maggiormente gli utenti ad usare software di ad-blocking. I risultati hanno mostrato che i tipi di annunci che risultano al di sotto degli standard definiti dalla Coalizione sono di quattro tipi su sei per quanto riguarda la navigazione su PC, mentre sono di otto tipi su dodici quelli presenti nella navigazione su mobile.
Secondo la ricerca gli annunci più fastidiosi su desktop sono: annunci pop-up, pubblicità video che si auto avviano con audio, annunci a schermo intero che bloccano la navigazione per un tot di secondi, banner pubblicitari grandi e fissi. L’esperienza di navigazione per mobile è diversa, così come sono diversi i tipi di annunci che si trovano. Oltre ai quattro già citati che valgono anche sui browser mobile, gli altri annunci fastidiosi su questi dispositivi sono: annunci a schermo intero, densità di ads maggiore del 30%, annunci che appaiono prima della pagina web caricata e infine annunci animati. Tutto sommato si può dire che le pubblicità “inaccettabili” sono quelle che disturbano e ostacolano l’esperienza di navigazione.
Con questa mossa Google annuncia di voler pulire il web, schierandosi dalla parte degli utenti e dei pubblicitari corretti, che fanno il loro lavoro nel modo giusto. Ovviamente i siti stessi di Google saranno immuni a questa manovra in quanto privi di annunci fastidiosi. Allo stesso tempo è probabile che molti editori che appartengono al “Google Display Network” dovranno adattarsi alle nuove direttive e di conseguenza eliminare buona parte del loro inventario pubblicitario.
Ovviamente data l’enorme influenza di Google sull’industria, molti si lamenteranno che la manovra sia troppo dura e fatta in modo da favorire solamente la grande G. Scott Spencer, direttore della sezione di product management di Google, si è difeso dichiarando che “ci sono pubblicità presenti nel web che disturbano troppo gli utenti. Sono i peggiori annunci ad invogliare le persone ad usare programmi di ad-blocking.” Per poi aggiungere che “l’ad blocking minaccia l’ecosistema dei buoni publishers e Google non può esistere senza di essi, senza cioè un web libero. Per questo noi di Google abbiamo gli stessi interessi degli editori pubblicitari che lavorano in modo corretto.”
Probabilmente la vera ragione che ha spinto la compagnia californiana a prendere questa decisione deriva dal fatto che sempre più persone installano software che bloccano le pubblicità, come AdBlock Plus. Questi comportamenti riducono di molto gli interessi economici che girano sul web e di conseguenza i guadagni di Google. Inizialmente la compagnia ha deciso di pagare la società di AdBlockPlus per far sì che non venissero bloccati i suoi annunci, ma la decisione non ha portato a risultati abbastanza buoni da essere soddisfatti. Per questo motivo raggiungere ad un accordo che accontentasse tutti è stato inevitabile. Ovviamente il colosso californiano è uscito vincitore ancora una volta: con questa decisione molti più utenti saranno invogliati ad utilizzare Chrome come browser web, aumentando i guadagni di Google.