Il team dietro questo dispositivo è stato premiato con il premio MacRobert alla Royal Academy of Engineering durante la serata dello scorso 29 giugno. Gli altri finalisti sono stati il team di Darktrace con il loro progetto di sicurezza informatica e il team Vision RT con un metodo per migliorare la radioterapia. Tra i vari vincitori di questo premio spiccano ad esempio gli sviluppatori Microsoft che hanno ideato la tecnologia del Kinect, i creatori della tomografia computerizzata e i designer del Severn Bridge.
Oltre le aspettative
Inizialmente lo scopo dei fondatori della Raspberry Pi Foundation era quello di vendere una piccola macchina che fosse utile ai bambini e agli adolescenti che volevano approcciarsi al mondo della programmazione. Nel 2012 è stato così rilasciato il primo modello di Raspberry. Il team sperava di vendere un migliaio di unità per poi passare ad altre invenzioni, ma ad oggi il mitico dispositivo ha superato i 14 milioni di vendite. I Raspberry non sono venduti solo nelle scuole, ma anche in fabbriche e in case private.
Secondo uno dei giudici del premio MacRobert, il dottor Frances Saunders, “il team del Raspberry Pi ha raggiunto un traguardo importante che le multinazionali di computer e produttori di chip non sono nemmeno riusciti ad immaginare”.
Ma che cos’è il Raspberry Pi?
Essenzialmente un Raspberry è un piccolo computer implementato su una singola scheda elettronica, su cui è installato solo il necessario: un processore broadcom, una gpu videocore IV e della memoria RAM (da 256, 512 o 1gb in base al modello scelto). Solitamente si installano sistemi operativi basati su Linux, ma nessuno vieta di far girare sopra versioni più o meno aggiornate di Windows. A vantaggio di questa essenzialità c’è ovviamente il prezzo. Il primo modello del 2012 è stato venduto a soli 5 dollari.
Con il passare degli anni sono stati lanciati nuovi modelli di Raspberry, l’ultimo è il Pi 3. Tra le varie novità di questo modello abbiamo una cpu a 64 bit, modulo di Bluetooth 4.1 e modulo di Wi-Fi 2.4Ghz 802.11n. Porte usb o hdmi e accessi vari sono degli optional implementabili aumentando il prezzo. Una versione piuttosto completa del terzo modello Raspberry si gira intorno i 35 dollari.
Il prezzo così basso copre praticamente i costi di produzione e montaggio dei singoli pezzi, con un basso margine di guadagno da parte della Raspberry Pi Foundation. Nessuna licenza software da acquistare, nessuno scomodo box (si può comprare separatamente) e nessun accessorio superfluo.
Tanti usi diversi
Oggi il Raspberry è utilizzato in molti settori. Appassionati di elettronica ed informatica ad esempio hanno sviluppato un sistema operativo dedicato al retrogaming installabile su questa scatoletta di Raspberry, creando una vera e propria mini console da gaming riuscendo ad emulare piattaforme di gioco come Super Nintendo, Neo-Geo, Sega Megadrive, PSX, Atari e molte altre. Basta inserire la rom, collegare un joypad via usb e un cavo hdmi ed il gioco è fatto.
Le porte USB sono letteralmente le porte di accesso del dispositivo a tantissimi diversi utilizzi. Collegando un lettore bluray esterno ad esempio si può utilizzare come media player, mentre con mouse e tastiera diventa un PC a tutti gli effetti. Per la sua estrema versatilità, anche grazie alle qualità di Linux OS, è anche il compagno di avventure di molti hacker moderni.
L’insegnamento prima di tutto
Nonostante l’enorme successo ottenuto in tanti settori, la Raspberry Pi Foundation ha recentemente assimilato la CoderDojo, una scuola di programmazione molto famosa nel Regno Unito. La direzione che la compagnia vuole prendere dunque resta l’educazione. I ragazzi e i bambini fino ad ora non sono stati attratti più di tanto da questo piccolo congegno, soprattutto perché non rispecchia la loro idea di computer. Al contrario il Raspberry ha attirato l’attenzione degli adulti appassionati di elettronica. Le cose però potrebbero presto cambiare, perché la Fondazione ha preparato un budget per finanziare esclusivamente le attività didattiche. Cari bimbi, siete pronti a programmare!?