© 2000-2023 - Enkey Magazine - Tutti i diritti riservati
ENKEY SNC - P.IVA IT03202450924 / Cod. REA CA253701 - Tel. 078162719
Anonymous ha colpito ancora… Un nuovo colpo alla cyber sicurezza assestato al cuore dello Stato italiano.
Anonymous il ritorno
Non si avevano notizie degli Anonymous italiani da un po’ di tempo: le ultime azioni facevano riferimento alle eclatanti operazioni di sabotaggio nei confronti dell’Expo a Milano che avevano causato il blocco della biglietteria di Expo e altre azioni a corollario.
In particolare, sembrava che l’organizzazione avesse subito un duro colpo a seguito dell’arresto di alcuni attivisti italiani considerati dagli inquirenti i portavoce dell’organizzazione. Un’organizzazione, però, che nessuno conosce nelle sue caratteristiche precise: chiunque, infatti, può indossare la maschera di Anonymous e che chiunque può partecipare alle sue azioni dimostrative.
Si erano, quindi, perse le tracce dell’organizzazione. Fino a qualche giorno fa…
Gli obiettivi
Un nuovo leak è stato diffuso negli ultimi giorni: si tratta di una raccolta di contratti, stipendi, carte d’identità, dichiarazione dei redditi, numeri di telefono, curriculum e indirizzi email di personale del Ministero degli Interni, della Difesa, della Marina e della Presidenza del Consiglio. Dati personali e molto riservati che riguardano poliziotti, militari, marinai e alte cariche dello Stato italiano: questo è il nuovo bottino di un gruppo di hacker anonimi che si sono divertiti a colpire il Bel Paese.
Secondo quanto annunciato dagli stessi membri di Anonymous, sarebbero stati sottratti centinaia di file di questure e ministeri. Le informazioni diffuse sono davvero ricche e riguardano anche l’indicazione delle frequenze da usare per comunicare nei viaggi all’estero del presidente Paolo Gentiloni e poi le attività della Digos durante le manifestazioni, per arrivare fino a targhe di auto e assicurazioni di servizio. Tra i documenti trafugati anche uno scambio di mail tra funzionari di Palazzo Chigi e appartenenti alle forze di polizia relativo alla visita della settimana scorsa del premier a Bologna.
Insomma, una mole significativa di dati sensibili e delicati
L’annuncio degli hacker è stato eloquente e suona minaccioso: “Cittadini, siamo lieti di annunciarvi, per il diritto della democrazia e della dignità dei popoli, che siamo in possesso di una lista di dati personali relativi al ministero dell’Interno, al ministero della Difesa, alla Marina Militare nonché di Palazzo Chigi e Parlamento Europeo. Governo, corruttore di democrazia, la rivoluzione passa anche qui, inarrestabile, il cui ideale conosce ora i vostri nomi, i vostri contatti telefonici, le vostre residenze. Possediamo anche fotocopie dei vostri documenti personali, di quelli dei vostri parenti ed amici, contratti di lavoro, contratti d’affitto, buste paghe e molto altro“.
Il capo della Polizia Franco Gabrielli è intervenuto sul tema minimizzando l’accaduto, escludendo che siano stati violati i server delle istituzioni. Secondo Gabrielli, infatti, i dati sarebbero stati sottratti solo da due caselle di posta elettronica, una di un funzionario del ministero della Difesa e l’altra di un funzionario della polizia di Stato. La responsabilità di tali violazioni, peraltro, è stata da Gabrielli in qualche modo addossata alla mancanza di cautela dei funzionari titolari delle caselle di posta.
I numeri circolati sembrano dare ragione al Capo della Polizia di Stato: il file condiviso in rete, di circa 16,7 megabyte, non sembra avere dimensioni tali da contenere informazioni prelevate da tutti i server che Anonymous ha comunicato di avere violato. Il collettivo di hacker, infatti, aveva annunciato di essersi intrufolato in diversi server e di essere in possesso di documenti e dati sensibili.
E non è tutto…
La scorsa settimana, infatti, si è registrato anche un attacco hacker al sito della Scuola superiore della magistratura con un messaggio di apparente propaganda jihadista. Una schermata nera con scritto `Libyana Hacker´ e ancora, in inglese, «Testimonio che non c’è Dio al di fuori di Allah e che Maometto è il Suo Messaggero» è apparsa sul sito dell’istituzione. La schermata comprendeva anche una frase finale, «Thanks: Attacker Gaza».