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Inutile negarlo: negli ultimi mesi in cielo c’è un gran via vai. Nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato degli eventi celesti che interessano la nostra galassia e non solo.
Oggi vi parliamo di un’altra notizia che arriva da molto lontano: si tratta di un asteroide interstellare dal nome, come spesso accade, molto suggestivo. Si tratta di 1I/2017 U1 dove la lettera “I” sta proprio per “interstellare” e al quale venne dato il nome Oumuamua, che in hawaiano significa “primo messaggero che viene da un’altra stella”.
In arrivo da Vega?
A “tradire” la provenienza interstellare dell’asteroide è stata la sua traiettoria, davvero inusuale per qualsiasi degli oltre 7.000 asteroidi o comete conosciute dall’uomo. La sua traiettoria, infatti, estremamente eccentrica, suggeriva che l’asteroide provenisse direttamente da fuori il nostro sistema solare.
L’inatteso ospite del nostro sistema solare arriva dalle remote regioni dell’universo: ovviamente identificare precisamente le sue origini è molto difficoltoso ma sono già state fatte delle ipotesi più o meno attendibili. I primi calcoli dell’orbita suggeriscono che l’oggetto sia arrivato dalla direzione approssimativa della stella Vega, nella costellazione settentrionale della Lira.
Un viaggio millenario
Vista l’enorme distanza da percorrere ci si chiede da quanto sia a spasso per le galassie: anche viaggiando alla velocità di circa 95.000 chilometri all’ora, che è quella stimata durante il suo percorso di attraversamento del sistema solare, c’è voluto così tanto tempo per questo viaggio interstellare, che Vega non era nemmeno nella posizione di oggi quando l’asteroide era nelle sue vicinanze, circa 300.000 anni fa.
Insomma dei concetti di spazio e tempo davvero difficili da comprendere e immaginare per noi.
Il tragitto preciso percorso da Oumuamua non è identificabile in modo preciso e non è detto che da Vega arrivò direttamente nel nostro Sistema Solare: potrebbe infatti, aver vagato per milioni di anni nella Via Lattea prima di avvicinarsi alla nostra stella.
Più semplice, invece, prevedere la sua prossima meta: ora sembra assai probabile che Oumuamua sia in viaggio verso la costellazione di Pegaso.
Oumuamua è stato avvistato la prima volta nella notte del 19 ottobre 2017, quando il telescopio Pan-STARSS 1, che si trova alle Hawaii, inquadrò un puntino di luce che non era mai stato osservato precedentemente. Ad aiutare i ricercatori dell’Institute for Astronomy di Honolulu, che hanno avvistato per primo l’asteroide, ci hanno pensato gli astronomi dell’ESO, l’Osservatorio Europeo con una base in Cile, e dell’ESA, fra i quali spicca l’italiano Marco Micheli.
Al momento della prima osservazione l’asteroide si stava rapidamente allontanando dal Sole e dalla Terra, muovendosi verso l’esterno del Sistema solare lasciando poco tempo per compiere le osservazioni. Osservazioni che poi hanno permesso ai ricercatori di alzare il velo su qualcosa finora mai visto.
Venne così messo a disposizione il Very Large Telescope dell’ESO (European Southern Observatory) il quale permise di calcolare con precisione l’orbita, la luminosità e il colore dell’oggetto.
Sono qui a disposizione dei ricercatori molti più elementi in relazione all’identikit di Oumuamua.
Curiosità su Oumuamua
Un aspetto molto particolare dell’asteroide interstellare è legato alla sua luminosità: essa varia in modo drammatico, di un fattore dieci, mentre ruota sul proprio asse ogni 7,3 ore. Secondo i ricercatori questa variazione di luminosità insolitamente grande significa che l’oggetto è molto allungato: circa dieci volte più lungo che largo. A quanto pare, infatti, Oumuamua è lungo circa 400 metri e ha un diametro di soli 40 metri, un grosso sigaro interstellare.
Per quanto concerne, invece, il colore, l’asteroide dovrebbe essere rosso scuro simile agli oggetti delle zone esterne del Sistema Solare. Il colore della superficie dovrebbe essere causato dall’irradiazione da parte dei raggi cosmici che l’hanno colpita nel corso di milioni di anni.
Inoltre Oumuamua è completamente inerte, senza la minima traccia di polvere. L’asteroide, poi, è denso, probabilmente roccioso o con un contenuto elevato di metalli e non possiede quantità significative di acqua o ghiaccio.