Che l’Apple Watch fosse uno dei migliori dispositivi tecnologici in circolazione lo aveva già affermato Tim Cook, CEO della nota Compagnia americana, in una conferenza del 2015, sottolineando come quest’ultimo avrebbe avuto effetti notevoli anche in ambito salutistico. L’Apple Watch, infatti, oltre a leggere notifiche e interagire con un iPhone collegato, riesce a misurare la frequenza cardiaca di un essere umano e identificare anomalie al cuore, in modo da prevenire conseguenze gravi.
Nel nostro articolo abbiamo deciso di raccontare la vicenda di Scott Killian, un avvocato americano cinquantenne che, svegliatosi nel cuore della notte grazie alla vibrazione del suo Apple Watch, è riuscito ad evitare un attacco cardiaco che avrebbe potuto costargli la vita.
Apple Watch: ecco come il celebre orologio ha salvato la vita di un uomo
Scott Killian ha voluto condividere i dettagli dello spiacevole episodio a 9to5Mac e, ancora oggi, si fatica a credere quello che gli sia accaduto. L’avvocato cinquantenne ha raccontato di essersi sottoposto a numerosi test fisici volti a controllare il suo stato di salute e soprattutto quello del cuore. Sebbene avesse speso oltre diecimila dollari in trial clinici, nessuno di questi aveva riscontrato delle anomalie e mai si sarebbe aspettato che a salvargli la vita potesse pensarci un orologio da 400 dollari. Killian ha rivelato di indossare regolarmente il proprio Apple Watch durante la notte, per almeno quattro volte alla settimana, allo scopo di monitorare la qualità del sonno. Ebbene, una di queste notti è stato svegliato dalla vibrazione del suo dispositivo che, tramite l’app medica Heartwatch, gli aveva fatto notare come, in quel momento, lui avesse 121 battiti al minuto, un valore inusuale considerata la condizione di riposo in cui era, e le sue medie abituali in fattispecie simili. Ovviamente Scott si è subito recato al pronto soccorso, ma i primi test non hanno riscontrato alcun tipo di problema, sebbene la frequenza dei macchinari e dell’orologio era ancora molto alta ed incredibilmente precisa. I medici hanno provveduto ad effettuare altri test ed hanno scoperto che uno degli enzimi che regola il corretto funzionamento del cuore era elevato, oltre ad avere ben quattro arterie bloccate. Il problema ha richiesto un intervento chirurgico con conseguente necessità di impiantargli degli stent (mollettine microscopiche che dilatano i vasi sanguigni). Il medico che ha operato Scott ha dunque sentenziato che se avesse continuato a dormire e non fosse stato svegliato dal suo Apple Watch, probabilmente sarebbe morto nel sonno. Ecco un breve video che illustra nel dettaglio le funzionalità di HeartWatch:
La vicenda di Scott Killian si ricollega perfettamente agli studi condotti dai ricercatori dell’Università della California che, in collaborazione con l’app Cardiogram, continuano a monitorare la frequenza cardiaca attraverso diversi test. I ricercatori hanno raccolto più di 139 milioni di misurazioni da 6.158 utenti registrati all’applicazione per smartwatch Cardiogram per poi confrontare i risultati con 6.338 elettrocardiogrammi. I risultati emersi da questo test sono stati presentati in occasione della conferenza Heart Rhythm 2017 della Rhythm Society da Gregory M. Marcus, docente dell’Università della California e responsabile della Ricerca sulla Fibrillazione Atriale: “I nostri risultati dimostrano come i dispositivi indossabili quali gli smartwatch presentino una nuova opportunità per monitorare, identificare e fornire una terapia medica per la fibrillazione atriale, senza alcuno sforzo attivo da parte dei pazienti“.
Ovviamente il docente dell’Università della California ha sottolineato che la tecnologia di screening tramite Apple Watch non può considerarsi un’alternativa ai metodi di monitoraggio più convenzionali, tuttavia può garantire un controllo efficace per coloro che sono sottoposti a maggiori rischi, nonché uno strumento utile a ridurre il numero dei casi di fibrillazione atriale non diagnosticati. I risultati evidenziano che Apple Watch è in grado di offrire un tasso di accuratezza del 97%. Tutto questo dovrebbe farci capire che la tecnologia, se usata in maniera responsabile, può davvero essere la nostra principale alleata.