Facebook chiede un selfie per confermare la propria identità

Garantire la sicurezza degli utenti mentre navigano all’interno delle principali piattaforme è un aspetto sempre più cruciale per i big player della Silicon Valley, e non solo.

Nel corso del tempo, tanti sono i metodi pensati per verificare l’identità del soggetto che crea un profilo e interagisce con gli altri utenti di un sito web.

Facebook, come spesso capita negli ultimi tempi, pare pronto a depositare un’altra pietra miliare dell’era digitale: la necessità di scattarsi un selfie per confermare la propria identità.

Nell’era delle fake news per Facebook è diventato fondamentale accertarsi della vera identità dei suoi 2 miliardi di utenti in tutto il mondo. La società, infatti, ha dovuto rivedere al rialzo le stime relative al numero di profili falsi o doppi presenti nella sua piattaforma. Il social network, infatti, ritiene che ci siano oltre 270 milioni di account che non rispettano le sue linee guida.

Vita difficile per i Fake

La società fondata da Mark Zuckerberg, quindi, starebbe pensando così ad un nuovo metodo più sicuro per la creazione di un account da parte di un utente, che non riservi sorprese. Pare che a breve Facebook potrebbe decidere di chiedere un selfie come Face ID, per provare che ad accedere all’account sia una persona reale.

L’idea dell’azienda di Menlo Park sarebbe quella di far fare un selfie su Facebook agli utenti quando si registrano al social network, per sostituire l’ormai vecchio metodo sicuro dei captcha.

Questo sistema, le cui prime segnalazioni risalgono allo scorso aprile, dovrebbe essere utilizzato non solo per gli account, ma anche per le opzioni di pagamento, per le richieste d’amicizia e anche per la creazione di annunci pubblicitari.

A divulgare la notizia è stata una fonte più che autorevole, Wired, a cui Facebook stessa avrebbe indicato i selfie come uno dei metodi più sicuri per riconoscere qualcuno ed evitare che si creino attività sospette quando si creano gli account. Stando a quanto riportato da Wired, l’immagine deve mostrare con chiarezza i lineamenti del volto al fine di passare il controllo di sicurezza.

Privacy degli utenti sotto i riflettori

Nonostante si siano da subito alzate le polemiche riguardanti la privacy degli utenti, a causa della creazione di un database di selfie a disposizione di Facebook, l’azienda ha risposto asserendo che l’analisi della foto sarebbe automatica e, una volta confermata l’identità, questa verrebbe poi cancellata immediatamente. Se l’utente dovesse però rifiutarsi di fare il selfie su Facebook, il suo account verrebbe bloccato dal sistema.

Una volta caricata la foto, Facebook si preoccuperà di verificare che appartenga davvero al proprietario dell’account. Non è chiaro quanto tempo ci voglia per questa verifica: dovrebbe trattarsi di un’azione istantanea e automatica. L’unico controllo che viene effettuato, infatti, è se la foto sia unica o se sia già comparsa in Rete.

Il captcha-selfie è davvero sicuro?

Ma come fa il sistema a determinare se lo scatto sia autentico? La risposta è che valuterà in tempo reale se si tratti di un file unico, conducendo evidentemente una verifica online e confrontandola anche con le immagini del proprio account. Secondo il portavoce di Menlo Park il test con il selfie è solo uno dei molti metodi, sia automatizzati che manuali, utilizzati per ripulire la piattaforma dalle attività sospette.

Non tutti capiranno la scelta di questa foto

L’azienda di Menlo Park sta conducendo test su un numero ristretto di utenti: al momento, infatti, è stato ricevuto un numero stretto di segnalazioni.

Il captcha–selfie non è l’unica novità che Facebook sta testando e introducendo nella lotta per la tutela della privacy dei suoi utenti. Nei giorni scorsi il social ha inaugurato un programma dedicato al revenge porn che richiede agli utenti il caricamento preventivo delle immagini intime che temono possano essere diffuse sulla piattaforma, sollevando non poche polemiche.

Il riconoscimento facciale sarà la nuova frontiera della web security? Si prospettano all’orizzonte accese polemiche privacy-centriche.

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