Dati i milioni di tonnellate di rifiuti elettronici generati nel mondo ogni anno, in un’epoca interamente dominata dalla tecnologia, da prototipi di taxi volanti e da missioni per lo spazio, ecco arrivare Terminator, nome in codice per indicare la prima pelle elettronica completamente riciclabile e capace di autoripararsi, proprio come quella del celebre cyborg interpretato da Arnold Schwarzenegger nella pellicola del 1984. Nel nostro articolo, dunque, abbiamo deciso di raccontarvi tutti i dettagli su questa incredibile invenzione e su quello che potrà rappresentare per il futuro del settore medico.
Ecco la prima e-skin che si ripara da sola
L’invenzione di Terminator è stata illustrata per la prima volta sulla rivista americana Science Advances ed è stata sviluppata dai ricercatori Jianliang Xiao e Wei Zhang dell’Università del Colorado. La pelle elettronica in questione è composta da un materiale plastico a base di nanoparticelle d’argento che la rendono sottile e traslucida, oltre a conferirle la possibilità di avvertire pressione e temperatura. Grazie a degli appositi sensori sensibili, l’e-skin registra diversi parametri come umidità e flussi d’aria, avvicinandosi il più possibile a quella di un essere umano. Si apre dunque la strada a diversi risvolti futuri alquanto interessanti, soprattutto nel campo della robotica e nel settore della medicina. Terminator, infatti, potrebbe essere utilizzata per creare dei veri e propri cyborg oppure delle utilissime protesi da indossare. Se posizionata sul braccio di un paziente, ha riferito Xiao, la pelle elettronica potrebbe essere in grado di captare i segnali provenienti dal cervello e consentirgli di muoversi. Al momento si tratta di un semplice prototipo, ma i ricercatori stanno lavorando per immetterla sul mercato e per questo intendono ottimizzare tutte le sue proprietà, creando una convergenza sempre più vicina tra il mondo umano e quello dei robot.
La pelle elettronica che guarda al futuro
Come dicevamo in apertura, la caratteristica più saliente di Terminator è la sua capacità di auto-rigenerarsi. Per riuscirci, i ricercatori si sono avvalsi dell’etanolo, una sostanza alla base di un mix di tre composti reperibili in commercio. Lo stesso miscuglio chimico consente alla pelle elettronica di essere riciclata. Se la si immerge in una soluzione a base di etanolo, infatti, il materiale plastico si disintegra permettendo la conservazione delle nanoparticelle d’argento. Esse, depositandosi sul fondo della soluzione, possono essere riusate per la creazione di nuova pelle. Questa ennesima capacità della pelle elettronica le consente di essere anche ecocompatibile, non generando altro scarto come invece avviene ogni anno a causa delle tonnellate di rifiuti elettronici prodotti. Xiao ha così commentato a riguardo. “Dati i milioni di tonnellate di rifiuti elettronici generati nel mondo ogni anno, la riciclabilità della nostra pelle elettronica è interessante dal punto di vista economico e ambientale“.
I ricercatori immaginano una realtà in cui i robot fanno parte della nostra quotidianità: robot da compagnia, per esempio, che possono prendersi cura di un bambino o di un anziano senza il rischio che possano inavvertitamente fare del male all’essere umano che assistono. Sarebbero in grado di dosare le reazioni al contesto e potrebbero rendersi conto facilmente delle condizioni di salute della persona: basterebbe un dito per misurare la temperatura corporea. Sempre per rimanere nel campo della robotica, vi ricordiamo che Boston Dynamics ha brevettato Atlas, una macchina intelligente che è stata realizzata in alluminio e titanio, un mix vincente che lo rende super resistente e pronto ad ogni evenienza. Vi basti pensare che durante un test, Atlas è riuscito a rimanere in equilibrio su una sola gamba meccanica dopo essere stato colpito con una palla medica da 20 kg. Insomma, quella che un tempo era pura utopia fantascientifica estrapolata dal mondo di Balde Runner, adesso è divenuta pura realtà e spetta noi essere in grado di tutelarla e conviverci.
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