© 2000-2023 - Enkey Magazine - Tutti i diritti riservati
ENKEY SNC - P.IVA IT03202450924 / Cod. REA CA253701 - Tel. 078162719
Soprattutto dopo le elezioni del presidente americano Donald Trump nella Silicon Valley si è sviluppato un certo malcontento che si è espanso a macchia d’olio tra ricercatori ed investitori. Nella Silicon Valley è infatti racchiuso il patrimonio dell’umanità che ci sospinge abilmente verso un futuro utopico e tecnologicamente avanzato, cosa che stona con un presidente che non tiene affatto in considerazione la ricerca scientifica.
La Calexit
Sebbene in tutto il paese siano esplose proteste dopo le elezioni, in California si è iniziato a formare qualcosa di più concreto ed organizzato, e sui social ha iniziato a girare l’hashtag “CalExit”. L’idea prende forma nella mente di Shervin Pishevar, imprenditore della Silicon Valley, investitore di Hyperloop, Uber, Airbnb e altre 60 compagnie sempre nell’ambito hi-tech, che teorizza la secessione della California, che diventerebbe “New California” ed indipendente. Già durante la campagna elettorale Pishevar aveva twittato: “Se dovesse vincere Trump annuncerò una campagna per l’indipendenza della California” e così è stato. Nonostante nella Silicon Valley non manchino ne i soldi ne le capacità intellettuali per creare uno stato a se stante, questa sembra essere più una provocazione che una reale idea secessionista. Anche se l’America dovrebbe preoccuparsi di tutto ciò, dato che la California è lo stato più ricco e potente di tutti gli States, e, da sola, si posiziona al sesto posto come potenza economica mondiale.
Yes California Independence Campaign
A dire il vero non è stato Pishevar ad avere l’idea iniziale, l’ha solamente ripresa da un pensiero comune che già da tempo girava tra i big della Silicon Valley. La Yes California Independence Campaign cerca la secessione della Silicon Valley già da anni. Il grande problema è che le migliori menti del paese e forse del mondo, raccolte nella valle dove si creano le magie, è sempre soggetta al controllo del governo, ma come possono gli altri capire quali sono i bisogni di chi ha già un piede nel futuro? La politica razzista di Trump, inoltre, sottrae menti talentuose che vengono da fuori il paese, da sempre riversatosi nella Silicon Valley. E che dire del fatto che ha da sempre voluto tagliare i fondi alla ricerca? Ha attaccato e criticato le maggiori aziende della Silicon Valley, come Amazon o Apple, affermando di essere monopoli e che presto avrebbero avuto problemi. Non c’è da stupirsi, quindi, che la California si sia mossa contro di lui. Bisogna fare attenzione quando si muovono accuse, la forza bruta non vince contro il cervello, e quelli sono i migliori cervelli dell’umanità.
Il sogno di una tecnologica isola utopica
Investitori ed inventori sognano un isola utopica, libera da vincoli e tasse governative, dove far prendere il volo alle proprie invenzioni. “Qui nella Silicon Valley le persone avvertono che lo stato è fuori dalla realtà”, ha dichiarato Draper, investitore di Skype, Baidu e Tesla. Una città-stato indipendente, futuristica, dove chiunque è libero di sperimentare tutte le innovazioni possibili, senza sottostare al laccio che li tiene legati a Washington, oramai sempre più lontana dalla valle. Tutto sommato il nuovo insediato alla Casa Bianca ha solo moltiplicato il malcontento e non il sogno, che già era presente nelle menti dei grandi dell’hi-tech. Già nel 2013, infatti, Larry Page parlava di un mondo favoloso dove creare, realizzare e sperimentare i suoi progetti, la “Google Island”, un isola utopica dove erano liberi di dar vita ai loro progetti. “Da innovatore, penso che dovremmo avere alcuni luoghi sicuri in cui possiamo provare cose nuove e capire quale potrebbe essere il loro effetto sulla società e la gente. Senza doverle poi applicare al mondo normale”, spiegò Page. D’altro canto ha ragione, chi vorrebbe invischiarsi nella monotonia del mondo normale, quando a disposizione ha macchine volante e navicelle spaziali?
This post is also available in: English