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Curiosity, il rover marziano più famoso, che studia il pianeta rosso ormai da sei anni, ha trovato materia organica complessa su Marte. La presenza di materia organica non vuol dire per forza vita, “Questi risultati non ci danno alcuna prova della presenza di vita. Tuttavia c’è la possibilità che provengano da un’antica fonte di vita”, spiega Jennifer Eigenbrode della NASA, autore principale dello studio. Tuttavia quella della materia organica non è l’unica prova che ci fa sperare in una prossima scoperta della presenza di vita, presente o passata, su Marte.
La materia organica complessa di Marte
Il materiale studiato in laboratorio da Jennifer Eigenbrode ed il suo team sono campioni prelevati da curiosity tra 2012 ed il 2016 dal suolo marziano. Le rocce marziane in questione sono state datate 3,5 miliardi di anni, lasso di tempo in cui la materia organica si è preservata al suo interno ed è giunta sino ad oggi, al naso di curiosity. Il rover ha trovato le rocce con il prezioso carico all’interno del cratere Gale, dove una volta vi era un lago, a soli 3,4 cm di profondità. Nello specifico quelle trovate sono molecole organiche a base di carbonio, considerate alla base della vita così come la conosciamo. Nei sedimenti erano presenti Tiofene, 2-meltilofene, 3-meltilofene, metantiolo e solfuro dimetile. C’è da aggiungere poi che lo studio è stato eseguito dal laboratorio di analisi di curiosity, il quale non è così sofisticato da riuscire a stabilire se le molecole trovate facciano parte o meno di molecole più complesse. La presenza di materia organica complessa su Marte non è la prova certa della vita sul pianeta, ma è la prova che, più o meno nello stesso periodo in cui sorgeva la vita sulla Terra, anche il nostro vicino più prossimo si trovava nelle condizioni ideali per poter ospitare la vita, con acqua allo stato liquido, un’atmosfera ed ora sappiamo anche molecole organiche a base di carbonio.
La seconda prova della possibile presenza di vita
Come detto, però, lo studio di queste molecole è affiancato ad un’altra scoperta: metano nell’aria di Marte. Sempre grazie al rover curiosity, Christopher Webster (JPL, NASA) è riuscito a dimostrare la presenza nell’aria del pianeta rosso di metano e le variazioni che esso subisce con il cambiare delle stagioni. Sapevamo già della presenza di metano nell’atmosfera marziana, ma ora Curiosity le ha trovate anche sul suolo. La scoperta della presenza del metano ha richiamato l’attenzione di tutti gli studiosi, questo perché sappiamo per certo che sul nostro pianeta la maggior parte di questo tipo di gas è prodotta da organismi viventi. Prima di trarre, però, conclusioni affrettate dobbiamo essere sicuri che tale metano non abbia altre origini. Per dare una risposta a questa domanda si è studiata a fondo la variazione di concentrazione del metano a seconda della stagione, arrivando alla conclusione che il metano è racchiuso nel ghiaccio, in strutture chiamate clatrati. Altra analogia con il pianeta Terra, dove anche noi abbiamo le strutture dei clatrati, le quali anch’esse racchiudono metano, il quale, nel caso del nostro pianeta, è di origine organica.
C’è quindi vita su Marte?
Nonostante ciò non possiamo affermare per certo che su Marte c’è o ci sia stata vita. Quel che sappiamo è che ad oggi il pianeta è morto e l’unica possibilità di trovare forme di vita si troverebbe nel sottosuolo, sottoforma di batteri. Quel che siamo riusciti a scoprire è che un tempo il pianeta aveva le condizioni ideali per ospitare la vita e che oggi ci sono tracce che potremmo ricollegare a quella vita passata. Nonostante la NASA ci riveli scoperte sempre più sensazionali, non possiamo ancora rispondere alla domanda se Marte abbia mai ospitato la vita né tanto meno se siamo soli nell’Universo.
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