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La tecnologia e i sentimenti sembrano due concetti così distanti ma sempre più legati dal progresso scientifico. I sentimenti assumono in noi un ruolo cruciale: sono considerati come l’unico fattore che contraddistingue l’uomo dagli altri esseri viventi e dalla tecnologia. Siamo così fieri della loro esclusività e del loro valore che crediamo sia la ricchezza che garantisca alla specie umana il suo stato attuale. Ad ognuno di noi piace pensare di avere un controllo cognitivo su ciò che gli altri vedono. Ma se scoprissimo che le nuove tecnologie possono provare emozioni? Se scoprissimo che possono riconoscere la sincerità di un sorriso? Avete mai sentito parlare di tecnologia empatica?
I nostri sentimenti
Come nel film “Io Robot”, spesso non sappiamo se fidarci o meno della tecnologia. Probabilmente ciò accade perché temiamo proprio quello che sta evolvendo: la tecnologia è diventata tanto accurata da poterci assomigliare, o ancor di più, da poter interagire con noi, riconoscere i nostri sentimenti, scoprire le nostre debolezze.
I collegamenti che permettono di conoscerci a fondo
In parte ciò potrebbe sembrare spaventoso, ma non è necessariamente così. I neurologi hanno passato anni a studiare i collegamenti neurologici che generano le nostre realtà percettive. La tecnologia può sentire ciò che proviamo, riesce a farlo ad esempio analizzando le nostre pupille. Il nostro sistema visivo ci mette completamente allo scoperto, e non solo. Quando il nostro cervello è sotto stress, il sistema nervoso autonomamente genera una dilatazione delle pupille, e viceversa.
Ma anche il nostro stesso corpo, nel suo complesso, mostra evidentemente ciò che proviamo. Non ci riferiamo alla decifrazione del linguaggio del corpo, percepibile anche da un altro umano o da una semplice telecamera. Ci riferiamo al fenomeno per cui i nostri corpi irradiano i cambiamenti emozionali. È possibile ottenere delle immagini termiche infrarossi del nostro corpo, dove si distinguono zone dal rosso (zone calde) al blu (zone fredde). La distribuzione dinamica dei colori svela i nostri cambiamenti di stress, la mole di lavoro a cui è sottoposto in quel momento il nostro cervello, il livello di attenzione e di interesse in un eventuale conversazione. Perfino la composizione chimica del nostro respiro trasmette i nostri sentimenti.
Composti come acetone, isoprene e anidride carbonica mutano le loro caratteristiche proporzionalmente all’aumento dei battiti cardiaci e all’irrigidimento dei muscoli: tutto ciò accade soltanto dentro di noi, all’esterno non vi è alcun cambiamento. Quello che diciamo e come lo diciamo racconta molto più di quanto si possa credere. I dispositivi che abbiamo già nelle nostre case potrebbero, se glielo permettessimo, darci una visione accurata ed inestimabile di noi stessi.
La tecnologia empatica
Tutti questi approcci conoscitivi comportamentali ed emozionali già vengono utilizzati, ad esempio, da aziende internazionali nel campo del recruiting attraverso video-interviste capaci di scannerizzare i movimenti delle palpebre ed analizzare il tono di voce e permettere così una caratterizzazione di un potenziale futuro professionista. Importantissimo è l’approccio scientifico-medico. Molti studi hanno dimostrato che malattie come la demenza e il diabete possono alterare la colorazione spettrale della nostra voce. Ad esempio, tramite la tecnologia intelligente, procedendo con un’analisi del nostro tono vocale, è possibile rilevare l’Alzheimer ben 10 anni prima della tradizionale diagnosi medica. La nostra tecnologia sa cosa stiamo provando. Tramite questo processo anche noi ne sapremo di più di noi stessi e di ciò che ci circonda.
La tecnologia e i sentimenti insieme danno vita alla nuova “tecnologia empatica“. Se accettassimo l’idea di poter diventare empatici attraverso le nuove tecnologie, ciò ci aiuterebbe a superare il divario tra emotività e cognizione. In questo modo, potremmo cambiare il modo in cui raccontiamo di noi stessi. Potremmo consentire un futuro migliore, collegandoci, attraverso la tecnologia, a livelli molto più profondi. Sappiamo che, qualsiasi tecnologia può essere utilizzata sia nella sua accezione positiva sia in quella negativa. Trasparenza e regolamentazione funzionale sono assolutamente fondamentali per costruire tutto ciò. Ma i benefici che la tecnologia empatica può portare nelle nostre vite sono comparabili alle nostre questioni morali? E non scegliere la tecnologia empatica, significherebbe perdere una parte importante dei nostri sentimenti?
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