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Hypersurfaces trasforma ogni superficie in interfaccia

hypersurfaces

Non è possibile che il nostro futuro sia l’interagire con il polpastrello sul display da sei pollici dello smartphone o digitando sulla tastiera. Troppo limitato e limitante”. È Bruno Zamborlin ad esprimersi così pensando ad un futuro più interattivo e stimolante. Un futuro che vuole trasformare tutte le superfici in schermi touch screen. Ciò grazie alla sua incredibile nuova tecnologia, hypersurfaces.

Una tecnologia che rivoluzionerà il nostro modo di vivere. Hypersurfaces sarà applicabile a qualsiasi tipo di superficie. L’intera casa potrà diventare un grande schermo touch screen.

Applicando la tecnologia di Zamborlin al pavimento, ad esempio, saremo in grado di capire se a camminare su di esso saremo noi, i bambini o magari il cane ed il gatto che si stanno intrufolando in cucina.

Bruno Zamborlin

Hypersurfaces nasce dalla mente di Bruno Zamborlin, un italiano che, da dieci anni, vive a Londra. Zamborlin, laureato al Ircam di Parigi, ha poi portato a termine un dottorato in intelligenza artificiale ed interazione, campo nel quale ha potuto esprimere al meglio le sue idee.

Già da tempo progettava un modo per rendere ogni oggetto, sia che esso sia di vecchia o nuova generazione, un’interfaccia per interagire con un sistema di intelligenza artificiale.

Inizialmente ha fondato la startup Mogees, dando vita a suoni e musica, grazie proprio allo stesso principio. Adesso, con Hypersurfaces, Zamborlin sostiene di poter cambiare il mondo, trasformando ogni superficie in uno schermo tattile, riuscendo ad interagire con la casa in un modo mai visto prima.

Come funziona Hypersurfaces

Hypersurfaces è semplicemente un piccolo microchip, dotato di sensori che percepiscono le vibrazioni, trasmettendole ad un algoritmo che le interpreta e ne capisce il significato.

La superficie dotata del microchip interpreterà il tocco delle nostre dita, traducendolo in comando.

L’algoritmo di Hypersurfaces rappresenta il meglio che si possa desiderare in ambito di deep learning.

Attualmente riusciamo a compiere delle imprese che fino a 3 o 5 anni fa erano impensabili nell’ambito delle tecnologie alla cui base c’è lo zampino di un’intelligenza artificiale.

Un giorno sarà possibile, ad esempio, eliminare tutti i bottoni e gli interruttori dalle porte di un auto o dalle cabine di pilotaggio di un aereo”.

Per rendere questi oggetti “smart” però essi devono essere implementati con la tecnologia hypersurfaces, quindi al momento la creazione di Zamborlin è rivolta ad aziende automobilistiche ed edilizie, per rendere touch tavoli, portiere di automobili, pareti, mobili, ecc.

Possibili applicazioni

Hypersurfaces sembra uscire direttamente da un film di fantascienza. Le sue possibili applicazioni, infatti, sono incredibili e pressoché infinite. Potremmo accendere le luci dei fornelli semplicemente scorrendo un dito sulla mensola della cucina.

Accendere la televisione pigiando il bracciolo del divano. Domandare alla tavola da pranzo se abbiamo dimenticato le chiavi sulla sua superficie. Potremmo alzare il volume dello stereo girando una manopola invisibile o chiedere al ripiano della cucina di dirci cosa è poggiato su di esso.

hypersurfaces

Potremmo sapere se a rientrare di notte sia nostro figlio od un ladro. Interagire con la casa come fosse un essere senziente. Con Hypersurfaces ogni oggetto diventa touch, che esso sia di legno, plastica o stoffa.

Una combinazione di intelligenza artificiale, deep learning e sensoristica avanzata che da vita a qualcosa di incredibile. Ogni oggetto diventa smart, ogni cosa diventa a portata di mano.

Il futuro a portata di mano

Zamborlin sono anni che sogna di rendere il futuro più vicino. Hypersurfaces potrebbe essere il giusto ponte verso quel futuro. Ci vorrà ancora qualche mese prima di vedere i prodotti implementati con Hypersurfaces sul mercato.

Già sono diverse le multinazionali interessate alla tecnologia che promette di entrare nelle nostre case rivoluzionandole. Dobbiamo attendere solamente un altro po’, il futuro è ormai alle porte.

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