Gli astronomi hanno scoperto un esopianeta ghiacciato grande più di tre volte la massa della Terra, in orbita attorno a una stella distante solo sei anni luce.
La stella in questione è la stella di Barnard, la stella solitaria più vicina al nostro sole. Questa scoperta da luce quindi al secondo esopianeta più vicino alla Terra.
L’esopianeta è stato trovato dopo aver unito insieme 20 anni di dati, tra cui ci sono 771 misurazioni, da ben sette strumenti diversi.
Per anni, gli astronomi hanno creduto di poter trovare un pianeta che orbitasse intorno ad una stella molto vicina alla Terra.
Paul Butler, uno degli autori dello studio e astronomo al Carnegie Institution for Science, ha dichiarato, “La stella di Barnard è stata la chiave della caccia al pianeta“.
La stella di Barnard
La stella rossa di Barnard emette solo circa lo 0,4% della luminosità del nostro sole, quindi il pianeta che orbita intorno ad essa riceve circa il 2% dell’intensità radiante che riceve la Terra. Questo perché la stella di Barnard è nella classe delle stelle nane rosse, ed è quindi più fredda del nostro sole.
Inoltre, la stella di Barnard è anche una stella vecchia, ovvero che precede il nostro sistema solare. La stella di Barnard è la stella più vicina a noi ed è la stella con il più grande moto proprio di ogni altra stella conosciuta ad oggi.
Il pianeta ha una distanza orbitale dalla stella di Barnard tale da essere collocato nella “linea della neve” della stella stessa.
Quindi si può capire come la bassa radiazione percepita dalla stella di Barnard, le basse temperature conseguenziali e la posizione dell’esopianeta rispetto alla sua stella, non siano condizioni adatte per la presenza di vita sul nuovo pianeta.
Il pianeta di ghiaccio
Il pianeta, noto come Barnard’s Star B, è debolmente illuminato dalla sua stella e anche più freddo di Saturno. I ricercatori ritengono che si tratti di un vero e proprio deserto ghiacciato senza la presenza di acqua liquida.
Barnard’s Star B risulta quindi un ambiente in cui la temperatura media della superficie è di inferiore ai -100 °C.
Addirittura, negli anni ’30, l’astronomo olandese-americano Peter Van de Kamp iniziò una ricerca per studiare la stella di Barnard che durò per quasi tutta la sua vita.
I suoi studi affermarono che un pianeta potesse entrare in orbita attorno alla stella di Barnard ma le sue teorie gli furono completamente confutate. Peter Van de Kamp morì cinque mesi prima che fu fatta la prima scoperta riguardo un esopianeta, nel maggio 1995.
Peter Van de Kamp viene considerato il fondatore degli studi sugli esopianeti, e l’astronomo aveva già intuito che intorno alla stella di Barnard, potesse orbitare un esopianeta.
La scoperta
È la prima volta che un pianeta così piccolo e distante dalla sua stella è stato rilevato usando la tecnica della velocità radiale.
Questo metodo è sensibile alla massa dell’esopianeta e misura i cambiamenti nella velocità della stella intorno a cui orbita. Gli strumenti di velocità radiale possono essere utilizzati per rilevare piccole oscillazioni nell’orbita della stella causate dalla gravità del pianeta.
“Penso che questa scoperta mostri il potere della tecnica della velocità radiale per rilevare piccoli pianeti, tramite un osservazione di periodi lunghi, che sono molto più difficili o impossibili da rilevare con missioni come Kepler e TESS, che si concentrano sulla ricerca di esopianeti in transito in periodi orbitali più brevi” dichiara Johanna Teske, del Carnegie Institution for Science.
“Questo studio rappresenta un meraviglioso esempio di collaborazione e coordinamento tra più team e set di dati multipli, cosa che non sempre avviene con successo nella ricerca extrasolari: è solo combinando i dati e collaborando che questa rilevazione è stata possibile“.
Data la sua vicinanza al nostro sistema solare e la sua lunga orbita, future missioni e nuovi telescopi saranno in grado di fornire nuove informazioni circa Barnard’s Star B.
Secondo Johanna Teske: “I futuri telescopi spaziali come il WFIRST potrebbero essere in grado di osservare la luce riflessa dalla stella di Barnard rispetto al pianeta, e quindi dirci qualcosa sulla composizione della superficie e/o atmosfera del nuovo pianeta”.
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