Esistono le cosiddette macchine delle verità, ognuno di noi avrebbe voluto essere in possesso di una di queste almeno una volta nel corso della sua vita. Ci sono situazioni in cui vorremmo a tutti i costi scoprire la verità. La tecnologia ci farà essere forzatamente sinceri: gli smartphone ottengono la funzione poligrafo, lo smartphone diventa una macchina della verità.
La macchina della verità
Il poligrafo o macchina della verità è uno strumento ideato da Leonarde Keeler. Lo strumento misura alcune caratteristiche fisiche anatomiche come pressione arteriosa, frequenza cardiaca, ritmo del respiro e resistenza della pelle al passaggio di una corrente elettrica al fine di scoprire le verità celate.
I poligrafi sono gli strumenti tramite i quali la macchina della verità cerca di stimare la sincerità di alcune affermazioni. La sincerità è un concetto abbastanza astratto e a molti risulta quasi inverosimile da stimare, soprattutto tramite uno strumento del tutto tecnologico e scientifico come il poligrafo.
Infatti, è risaputo che i risultati ottenuti con questi sistemi non sono sempre universalmente validi. Quando mentiamo, aumenta la nostra sudorazione, la temperatura, il battito cardiaco e, quindi, la pressione sanguigna.
Lo stress di una persona sottoposto alla macchina della verità può infatti facilmente falsare i dati: anche per questo motivo spesso i dati vengono detti inattendibili.
Gli smartphone però potrebbero eliminare questo velo di diffidenza verso le macchine della verità poiché la loro tecnologia può rendere i risultati addirittura più plausibili.
Dai poligrafi agli smartphone
Il poligrafo della macchina della verità viene modulato dallo smartphone attraverso varie tecnologie:
- Riconoscimento facciale
- Analisi dei movimenti motori
- Individuazione del profilo dell’utente
- Riconoscimento vocale
Se consideriamo il riconoscimento vocale, ad esempio, tramite quest’ultimo lo smartphone riesce ad analizzare i termini scelti dall’utente per rispondere alla domanda postagli e le vibrazioni della sua voce.
Tutto ciò, combinato e integrato con le altre tecnologie elencate, riesce a riconoscere le bugie dalla verità con percentuali di successo molto sorprendenti.
Per i sistemi iOS e Android sono già disponibili app che simulano totalmente la macchina della verità. Ad esempio per il sistema iOS c’è The Lie Detector Truth Test ed è disponibile nell’App Store al prezzo di 0,99 euro.
L’app si scarica, una volta avviata, l’utente sottoposto al test dovrà poggiare il suo pollice sul display dell’iPhone e nel mentre rispondere alle domande che gli verranno poste. L’app ha un sistema che rileverebbe il livello di stress di chi risponde.
Una volta rilevato questo dato, l’app poi decifrerebbe lo stato d’animo dell’utente in questione. Una volta concluso il test, si potrà valutare la veridicità delle risposte dell’utente esaminato.
Queste applicazioni sono degli strumenti banali, non sofisticati, ma danno più o meno l’idea di quale strumento ci troveremo integrato all’interno dei nostri smartphone.
Le applicazioni delle future macchine della verità
Gli smartphone saranno quindi una macchina della verità tascabile. Ciò significa che questa loro funzione potrà essere utilizzata da chiunque e molto spesso. Tra gli utilizzi validi potremmo ritrovare l’utilizzo della macchina della verità portatile nel campo medico.
Alcuni pazienti psicologicamente instabili potrebbero ad esempio abusare di medicinali antidepressivi e quindi non seguire la terapia sanitaria in modo coretto. Un dottore quindi potrà accettarsi dell’avanzamento della terapia del paziente riconoscendo se quest’ultimo la sta perseguendo o meno.
Come sempre, le applicazioni di una nuova tecnologia non sono sempre così positive. Lo smartphone rende la macchina della verità uno strumento accessibile a chiunque.
Questo ovviamente comprometterà ancora di più la nostra privacy: potremo applicare la macchina della verità a delle video-chat, alle comunicazioni professionali e molto altro ancora.
La nuova tecnologia comporterebbe una confusione tra ciò che ci sembra e ciò che invece i nostri interlocutori pensano davvero. Questo caos genererebbe inevitabilmente controversie, indifferenza e ambiguità perfino nei rapporti personali più saldi.
Come tutte le tecnologie, anche quest’ultima bisognerebbe applicarla quando necessaria, senza abusarne (si pensi ad esempio al suo utilizzo valido in situazioni giudiziarie).
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