Meng Wenzhou è la figlia di Ren Zenghfei, fondatore di Huawei, nonché direttore finanziario della compagnia del padre e vice presidente del consiglio di amministrazione.
Il primo Dicembre di quest’anno, Meng Wenzhou è stata arrestata a Vancouver, in Canada, sotto mandato degli Stati Uniti che ne hanno chiesto l’estradizione ed hanno fissato l’udienza per lo scorso 7 Dicembre.
Meng Wenzhou avrebbe violato le sanzioni americane contro l’Iran, vendendo tecnologie americane (contenute nei prodotti Huawei) al paese islamico, ciò nonostante gli USA le avessero imposto un embargo.
L’arresto e la scarcerazione
Il primo Dicembre è avvenuto l’arresto della figlia del colosso cinese, ad un aeroporto di Vancouver, dopo di ché l’hanno trattenuta in custodia fino al 12 Dicembre.
Da subito, dopo l’arresto, Meng ha richiesto il suo diritto al “pubblication ban”, avvalendosi del diretto al divieto di diffusione di informazioni riguardante il suo caso.
Nonostante ciò è difficile tenere segrete le notizie quando riguardano personaggi di spicco nel panorama globale. Ovviamente sin da subito l’azienda ed il governo cinese hanno difeso il manager Huawei, ritenendo l’arresto “una seria violazione ai diritti umani”.
Huawei ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcun illecito commesso dalla direttrice finanziaria.
Il 12 Dicembre le autorità canadesi hanno rilasciato Meng, conosciuta anche come Sabrina Meng, nome adoperato in Occidente, per una cauzione che ammonta a 10 milioni di dollari canadesi. Nonostante ciò le è stato sequestrato il passaporto ed applicato un monitoraggio elettronico.
Le è stato, infine, concesso di soggiornare nell’abitazione di Vancouver del marito. Il processo inizierà il 6 Febbraio e se ritenuta colpevole Meng rischia fino a 30 anni di carcere.
Il fattore politico
Huawei è principalmente nota per i suoi smartphone, ma, come tutte le grandi compagnie, questa non è la sua unica occupazione.
La compagnia si suddivide in ben tre rami e solamente uno di questi ha a che fare con gli smartphone.
Wenzhou occupa una posizione di spicco, ovviamente, e controlla le operazioni finanziarie di tutti e tre i rami della compagnia.
Quello che più preoccupa gli Stati Uniti è l’impegno di Huawei per le infrastrutture delle telecomunicazioni.
Nonostante la compagnia si sia sempre dichiarata totalmente staccata dalle attività governative, la guerra dei dazi tra Cina ed USA, ha inevitabilmente coinvolto anche loro.
Di tutt’altro avviso sono i governi americano, inglese, australiano e neozelandese, che accusano la compagnia di un eccessiva vicinanza al governo Cinese e al Partito Comunista. I governi stanno cercando di evitare che Huawei possa partecipare alla realizzazione di nuove reti di telefonia mobile.
Essi stanno, inoltre, cercando di convincere anche il governo Canadese ad escludere la compagnia cinese dalla realizzazione delle reti di nuova generazione 5G.
I rapporti Cina – USA
I rapporti tra le due potenze mondiali sono sempre un po’ tesi.
Proprio gli smartphone Huawei, che nel mondo hanno raggiunto la seconda posizione per numero di vendite, dopo Samsung, negli Stati Uniti sono pressoché introvabili.
Nelle basi militari vi è addirittura il bando per questi device. È risaputo che gli Stati Uniti siano sempre un po’ eccessivi in tutto ciò che fanno, ma chissà se questa fobia sia fondata.
La notizia dell’arresto della figlia del fondatore di una delle più grandi compagnie cinese ha senza dubbio contribuito ad inasprire ulteriormente i rapporti.
E di certo nemmeno le dichiarazioni di Meng dopo la scarcerazione aiutano molto a sanare le divergenze: “Sono orgogliosa di Huawei e della mia patria”, che di per sarebbero la normalità, se non fosse per la leggerezza con cui la compagnia si sta schierando contro la prima potenza mondiale.
Sarebbero uscite, inoltre, indiscrezioni secondo le quali la stessa Meng sarebbe intervenuta ad una riunione del consiglio di amministrazione dicendo: “Un’azienda temporaneamente può anche decidere di non adempiere alle regole”.
Ma il non adempimento alle regole porta sempre conseguenze spiacevoli, soprattutto quando si è a livelli così alti. Aggirare un embargo non è cosa da poco, potrebbe portare a rovinare i rapporti tra i due paesi in maniera irreparabile.
Tutto ciò in concomitanza con il G20 svoltosi in Argentina, dove proprio il presidente statunitense, Donald Trump, ed il presidente cinese, Xi Jinping, avevano siglato una tregua alla guerra dei dazi.
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