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È prevista una pausa della durata di due anni per l’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra più grande del mondo: il Large Hadron Collider (LHC).
Come da programma, è stata interrotta la raccolta dati. La lunga pausa prende il nome di Long Shutdown 2 o LS2, durante cui si realizzerà un processo di ammodernamento del macchinario.
Il CERN è l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare e, ancora una volta, è stata annunciata una nuova pausa che durerà circa due anni. L’evento scaturente è stato il test sul chip Intel Myriad 2.
Si tratta di un test volto a capire se il chip fosse adatto a una missione spaziale, situazione in cui l’esposizione alle radiazioni è di fondamentale importanza.
Il chip Intel Myriad 2
Il chip Intel Myriad 2 è stato sottoposto dal CERN alle radiazioni più alte possibili disponibili sul pianeta Terra. Questo perché l’European Space Agency (ESA) ha l’obiettivo di utilizzare il chip per l’analisi di immagini a bordo.
Il chip è in grado di calcolare automaticamente la distanza di un oggetto e la velocità con cui esso si muove, così da catturare immagini con maggiore precisione e, soprattutto, maggiore qualità.
Tuttavia, questa è solo la principale delle innovazioni che il chip potrebbe introdurre nel mondo delle missioni spaziali, spiega Gianluca Furano dell’ESA, in quanto non è da sottovalutare la possibilità che un chip più prestante potrebbe permettere l’installazione di un hardware molto più potente sui macchinari di rilievo nello spazio.
I test sul chip
Il test eseguito sul chip Intel Myriad 2 per comprenderne la resistenza alle radiazioni consiste nell’esporlo a un raggio di ioni lanciati ad altissima energia e molto pesanti.
Tutto ciò è stato possibile grazie al progetto R2E (Radiation to Electronics) del CERN: una delle prime interessanti collaborazioni tra il CERN e l’ESA, ove il centro di ricerca nucleare si mette a servizio della ricerca aerospaziale europea.
Il contributo dell’LHC
L’SPD è il secondo per dimensioni tra gli acceleratori di particelle in possesso del CERN. Il primo è l’LHC, acronimo che sta per Large Hadron Collider.
Questo macchinario ha dato modo al CERN di individuare il bosone di Higgs, il bosone elementare, massivo e scalare teorizzato nel 1964 e rilevato per la prima volta nel 2012 grazie proprio agli esperimenti condotti con l’acceleratore LHC del CERN.
Questo macchinario ora resterà fermo per due anni.
Oltre al bosone di Higgs, grazie all’LHC è stata prodotta un’ampia gamma di risultati e centinaia di articoli scientifici, prima tra tutti la misurazione ad alta precisione della massa del bosone W, scoperto da Carlo Rubbia e Simon Van Der Meer nel 1984 e per cui è stato assegnato loro il premio Nobel.
Inoltre, sono state scoperte particelle esotiche grazie all’esperimento LHCb, come i Pentaguark, oltre alla rivelazione di fenomeni finora non ancora osservati in collisioni piombo – piombo.
Si tratta di una pausa necessaria per svolgere manutenzione e aggiornamento, che si pone alla fine del secondo ciclo di operazioni dell’LHC, il quale ebbe inizio nel 2015.
Come specificato dal comunicato stampa del CERN, sono state generate quasi 16 milioni di collisioni tra protoni con energia pari a 13 TeV. I dati generati da questi esperimenti superano i 300 PB (PetaByte). Esse sono state analisi fondamentali per ampliare ciò che sappiamo sulla fisica dell’Universo.
Aggiornamento dell’LHC
Ad essere sottoposti ad aggiornamento saranno diversi componenti dell’acceleratore. L’acceleratore Linac 2 sarà infatti sostituito dal Linac 4. Un nuovo sistema di iniezione e accelerazione è previsto per il Proton Synchrotron Booster.
Dunque, a partire dalle 6 del mattino del 3 dicembre 2018 gli operatori del CERN hanno spento il Large Hadron Collider (LHC).
Dopo quattro anni di intensa attività è giunto il momento di un upgrade tecnologico grazie al quale la ricerca scientifica in campo nucleare non potrà che trarne un importante e innegabile beneficio.
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