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La questione riguardante i cambiamenti climatici assume da sempre importanza di livello mondiale. Infatti, questo tema è trattato da una conferenza apposita detta COP, ovvero conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
La COP23 si è già tenuta dal 6 al 17 novembre 2017 a Bonn. Quest’anno la COP24 si è tenuta in Polonia a partire dal 3 al 14 dicembre 2018. In quest’occasione si sono riuniti i rappresentanti di ben 200 Paesi per revisionare insieme e re-stipulare l’accordo di Parigi sul clima.
L’accordo di Parigi
A Parigi, si ricorda la prima volta in cui il mondo, attraverso i suoi rappresentanti, si è riunito per aiutare concretamente il nostro il pianeta. L’accordo è stato stipulato durante la COP21, nel dicembre 2015.
Esso entra in vigore il 4 novembre 2016 ed è il primo accordo globale e giuridicamente vincolante sul clima. L’accordo di Parigi prevede di contrastare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC e si applicherà a partire dal 2020.
“L’accordo di Parigi rimane un pilastro fondamentale per le iniziative a livello mondiale tese ad affrontare in modo efficace i cambiamenti climatici e non può essere rinegoziato”, dichiarano i leader dell’UE.
Gli obiettivi dell’accordo di Parigi
- L’obiettivo principale è quello di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per raggiungere i 1,5°C;
- fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello massimo al più presto possibile (scindendo le condizioni tra paesi sviluppati e paesi sottosviluppati);
- procedere successivamente a rapide riduzioni attraverso le soluzioni scientifiche più avanzate disponibili.
I principi dell’accordo di Parigi
- ogni paese presenta piani d’azione nazionali globali climatici complessivi al fine di contrastare le emissioni (INDC);
- minimizzazione delle perdite e dei danni associati al cambiamento climatico
- ogni 5 anni i governi discutono dei propri traguardi per fissarne altri ulteriori;
- i risultati raggiunti dai governi devono essere trasparenti e sottoposti a controllo;
- l’UE e gli altri paesi sviluppati continueranno a fornire finanziamenti per il clima ai paesi che invece sono in via di sviluppo per aiutarli sia a ridurre le emissioni che a diventare più resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici.
La COP24
Il 2018 è stato uno degli anni più caldi e con maggiore concentrazione di anidride carbonica. La COP24 di Katowice, in Slesia, è stata molto attesa poiché la conferenza ha raccolto i rappresentanti dei vari Paesi per definire le regole di attuazione dell’Accordo di Parigi.
In pratica dalla COP24 ci si aspettava un libro guida ricco di principi di attuazione pratici e utili per realizzare le proposte climatiche dell’Accordo di Parigi. Per questo motivo, alcuni credevano addirittura che questa COP sarebbe potuta diventare ancora più importante di quella di Parigi.
In realtà molti ambientalisti, molti scienziati e molti altri, sono rimasti molto delusi dalle aspettative generali.
In particolare, gli ambientalisti Greenpeace hanno esortato i governi ad “accelerare immediatamente le azioni volte a ridurre le emissioni di gas serra e a dimostrare di aver ascoltato le richieste che arrivano dalla società“.
“I segnali che arrivano dagli INDC (Intended Nationally Determined Contributions) sono insoddisfacenti” commenta Hanna Fekete, importante ricercatrice sui cambiamenti climatici.
“I progressi sono mediocri. Alcuni stati hanno migliorato i propri impegni nazionali, altri hanno addirittura peggiorato i propri impegni”. Come abbiamo precedentemente visto, gli INDC sono uno dei rappresentatati dell’avanzamento di ogni stato rispetto agli obiettivi dell’accordo di Parigi.
“Ad oggi, con gli INDC attuali, al 2100 il mondo raggiungerà una temperatura di 3,2°C. Senza sarebbe 3,4°. Noi abbiamo bisogno di raggiungere 1,5°C” continua Hanna Fekete.
Secondo la situazione attuale, in pratica, è oggettivamente impossibile che i governi agiscano praticamente e si impegnino, entro il 2020, ad allineare i loro piani nazionali sul clima all’obiettivo di mantenere l’incremento delle temperature entro 1,5°C.
L’unico nostro punto di forza utile a contrastare i cambiamenti climatici rimane il progresso scientifico e tecnologico: si continuano a studiare e ad implementare nuove tecnologie che possano aiutarci a contrastare il surriscaldamento globale.
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