Il satellite giapponese AKARI ha rilevato per la prima volta l’esistenza di acqua sotto forma di minerali in numerosi asteroidi.
Questa scoperta contribuirà alla comprensione della distribuzione dell’acqua all’interno del nostro sistema solare e alla definizione della dinamica evolutiva degli asteroidi.
La ricerca
Il team di ricerca è un gruppo di astronomi dell’Università di Tokyo e dell’Agenzia spaziale giapponese Jaxa. I principali esponenti del team AKARI sono: Fumihiko Usui, Sunao Hasegawa, Takafumi Ootsubo e Takashi Onaka.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati il 17 dicembre su Publications of the Astronomical Society of Japan.
Gli asteroidi, sono considerati dei possibili portatori d’acqua sulla Terra. Per definizione gli asteroidi sono corpi rocciosi caratterizzati dalla presenza di molecole contenenti atomi di ossigeno e idrogeno legati insieme, noti come idrossili.
Gli idrossili sono distribuiti all’interno degli asteroidi, in particolare nei minerali. Gli asteroidi hanno una forma generalmente irregolare e ne esistono diversi tipi. Alcuni sono composti per lo più di metalli, altri di roccia, altri ancora contengono acqua ghiacciata e composti del carbonio.
L’acqua allo stato liquido non scorre sulla superficie degli asteroidi, ma è presente in essi sotto forma di minerali idrati. I minerali idrati sono stati prodotti da reazioni chimiche presenti all’interno degli asteroidi.
Quindi, attraverso la ricerca dei minerali idrati si è provato a confermare o meno la presenza di acqua negli asteroidi.
Il satellite AKARI
La ricerca descrive come i minerali idrati risultino stabili anche al di sopra della temperatura di sublimazione del ghiaccio d’acqua e quindi come, in tal senso, risultino utili per individuare più facilmente e più proficuamente l’esistenza e la quantità di acqua su un asteroide utilizzando l’osservazione in lunghezze d’onda dell’infrarosso.
Il satellite in questione, AKARI, è un satellite infrarosso ed è adatto alla ricerca di acqua negli asteroidi proprio per il suo principio di funzionamento. Il satellite è stato progettato dalla Japan Aerospace Exploration Agency, in collaborazione con gli istituti Europei e Coreani.
Le lunghezze d’onda dell’infrarosso contengono caratteristiche spettrali capaci di riconoscere determinate sostanze come molecole, ghiaccio e minerali, non osservabili nelle lunghezze d’onda del visibile.
I minerali idrati presentano caratteristiche di assorbimento a circa 2,7 micrometri, osservabili soltanto attraverso l’infrarosso. L’assorbimento del vapore acqueo e dell’anidride carbonica nell’atmosfera terrestre ci impedisce di osservare questa lunghezza d’onda con i telescopi terrestri.
È assolutamente necessario, per questo motivo, fare osservazioni al di fuori dell’atmosfera, cioè nello spazio. Il satellite infrarosso giapponese AKARI, lanciato il 22 febbraio 2006, ha a bordo una telecamera a infrarossi (IRC) che permette di ottenere spettri a lunghezze d’onda del vicino infrarosso dai 2 ai 5 micrometri.
Usando questa funzione di AKARI sono stati osservati ben 66 asteroidi. I vari asteroidi osservati sono stati divisi in varie tipologie a seconda della presenza meno o più considerabile di minerali idratati.
La scoperta
Questo studio ha confermato la presenza di acqua negli asteroidi. Inoltre, i risultati dimostrano che le dimensioni e la distanza dal sole dell’asteroide possono essere considerate fattori determinanti della possibilità di presenza di acqua.
Per comprendere a pieno i modelli osservati, è necessario accumulare osservazioni di più asteroidi e confrontarle tra loro.
Uno dei rappresentati di questa ricerca, Fumihiko Usui, dichiara: “Risolvendo questo enigma, possiamo fare un passo significativo verso l’identificazione della fonte di acqua della Terra e svelare il segreto di come sia iniziata la vita sulla Terra“.
Dopo il lancio di AKARI, la prossima opportunità di eseguire una spettroscopia sugli asteroidi con lunghezza d’onda di 2,7 micrometri, avverrà con il lancio del telescopio spaziale James Webb della NASA, in programma nel 2021.
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