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La notizia è arrivata già qualche mese fa: Google Plus, il social network lanciato nel 2011 da Big G, con lo scopo di fare concorrenza a Facebook, Twitter e Instagram, chiude i battenti.
Anche se in molti avevano provato a vivere l’esperienza offerta da Google, il social network non ha mai avuto davvero successo e moltissimi utenti lo avevano già abbandonato dopo i primi mesi.
Sette anni di Google Plus
Google Plus era la scommessa di Big G nel mondo social. Una sfida per piazzarsi nel panorama globale tra Facebook e Twitter.
Anche se inizialmente la piattaforma ha avuto un discreto successo, facendo ben sperare i suoi creatori e chi credeva nella riuscita del progetto, nel tempo ci si è dovuti ricredere.
Nel 2012 la compagnia annuncia che il social network ha raggiunto i 100 milioni di utenti. Ma già all’epoca in molti iniziano a pensare che i numeri siano stati un po’ gonfiati.
L’account, infatti, veniva creato automaticamente quando gli utenti utilizzavano altri servizi proposti da Google e non è detto, quindi, che spendessero effettivamente del tempo sul sito stesso.
Con gli anni ci si è resi conto quanto in realtà pochi fossero i reali utenti del social network e quanto essi spendessero poco tempo su di esso.
Google Plus è iniziato ad essere la barzelletta dei social network fino ad essere definito dal New York Time la “città fantasma”.
Quarto tentativo
Eppure il colosso Google dovrebbe essere abituato a questo genere di fallimenti nel mondo social. Google Plus, infatti, non è il primo esperimento in questo settore di Big G.
Prima di lui arrivarono Orkut, nel 2004, Google Wave, nel 2009, e Google Buzz, nel 2010. Tutti avevano come obiettivo quello di divenire una grande community online, ma tutti sono, inesorabilmente, finiti nel dimenticatoio.
Questo è l’ennesimo fallimento nel settore dei social network da parte dell’azienda di Mountain View. Forse è proprio il caso di lasciar perdere.
In fin dei conti è già leader in altri settori, probabilmente questo non è il mondo più adatto per la compagnia.
Perché Google Plus ha chiuso?
Tuttavia l’assenza di utenti non è l’unico motivo che ha portato la compagnia a chiudere la città fantasma.
All’inizio dello scorso anno sono, infatti, iniziate delle indagini interne, il Project Strobe, che nel marzo del 2018 ha portato al verdetto che nessuna compagnia informatica vorrebbe sentire: c’è stata una falla nel sistema.
La violazione della privacy nell’ultimo periodo è un argomento scottante, vittime ne sono tutti i social network, nessuno escluso, ma non solo. Nemmeno Big G è nuovo di questi scandali.
Eppure è una cattiva pubblicità che non ci voleva e che segna un punto in negativo sulla reputazione della compagnia.
Il bug trovato ha lasciato alla mercé di chiunque i dati di circa 500.000 utenti, ma la compagnia afferma che non era a conoscenza, non prima almeno delle indagini.
Ad Ottobre la compagnia rivela la scoperta del bug e la decisione di chiudere per sempre il social network.
La versione di Google
Lo stesso Project Strobe ha rivelato anche il basso utilizzo della piattaforma da parte degli utenti. La decisione arriva dopo mesi sofferti e la motivazione non è solamente la falla nella sicurezza.
“Questa verifica ha confermato ciò che sapevamo da un po’ di tempo: mentre i nostri team di ingegneri hanno dedicato molto tempo alla creazione di Google+ nel corso degli anni, allo stesso tempo non ha ottenuto un’ampia fiducia da parte dei consumatori o dei sviluppatori e ha visto un’interazione limitata dell’utente con le applicazioni.
La versione consumer di Google+ ha attualmente un utilizzo e un coinvolgimento bassi: il 90% delle sessioni utente di Google+ è inferiore a cinque secondi”, spiega Ben Smith, vice presidente del reparto ingegneristica di Google.
Cinque secondi ci fanno pensare che non siano davvero sessioni ma click accidentali.
Inizialmente la chiusura era prevista per Agosto 2019, ma è stata successivamente anticipata ad Aprile 2019. Chiunque volesse trasferire i propri dati (se ci fossero ancora utenti attivi), ha quindi un mese di tempo.
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