Si è da poco conclusa la Giornata Internazionale della Donna ed è tempo di fare bilanci. Le donne infatti ancora oggi lottano per ritagliarsi uno spazio di rilievo, equo e pari a quello degli uomini, in molti ambiti. Fra questi c’è anche la tecnologia.
In effetti si sente parlare molto poco di ruoli femminili di rilievo nel mondo tecnologico. Basti pensare alle principali software house e ai major dell’informatica e dell’elettronica.
Nella maggior parte dei casi, i CEO sono sempre stati tutti uomini; Bill Gates, Tim Cook, Steve Jobs, Tim Berners-Lee solo per citare alcuni fra i più celebri.
Come stanno quindi le cose nell’altra metà del cielo della tecnologia?
Il ruolo delle donne nel mondo IT
I primi ad accendere i riflettori sulla questione femminile nel mondo dell’informatica e della tecnologia sono stati i Kaspersky Lab.
Nel 2018 si è svolto infatti un importante sondaggio dal quale sono emersi risultati che danno molto da pensare.
La ricerca si è soffermata sui lavoratori in ambito hi-tech in Francia, Spagna, Regno Unito e Germania. Con un’attenzione particolare anche per l’Italia.
E proprio nel nostro paese i dati emersi non sono incoraggianti. Il 47% dei soggetti intervistati ha dichiarato che negli ambienti IT, oggi, si lavora soprattutto con e fra uomini.
I team “in rosa”, dove le donne sono cioè la maggioranza, rappresentano solo un misero 7%.
Il ruolo delle donne nel mondo IT sembrerebbe quindi drammaticamente marginale. A riprova del fatto che il progresso tecnologico non sia (ancora) all’insegna delle pari opportunità.
In Italia l’informatica “non è roba da donne”
Nel nostro Paese, continua lo studio dei Kaspersky Lab, è ancora presente una fortissima disparità di genere. Anche, e soprattutto, in campo informatico.
Lo squilibrio tra uomini e donne all’interno delle aziende è il più alto d’Europa. Ben il 52% delle aziende italiane non hanno remore ad affidare incarichi di prestigio solamente a professionisti uomini.
Le donne non hanno così modo di dare prova delle loro abilità, e sono confinate sempre più spesso a ruoli e mansioni di secondo piano.
Ma c’è di peggio. Anche quando una donna riesce a emergere dall’anonimato e a ricoprire ruoli di rilievo, gli uomini con cui lavora tendono comunque a percepirla come “inferiore”.
Di qui la necessità diffusa del mansplaining. Ovvero, la tendenza da parte degli uomini ad assumere toni paternalistici o di superiorità nei confronti dei loro corrispettivi femminili.
Donne e tecnologia, in India il binomio è possibile
Eppure non sta scritto da nessuna parte che il gender gap debba regnare incontrastato nel campo dell’IT. Prova di ciò arriva direttamente dall’India, che in questo senso si è rivelata molto più moderna e mentalmente aperta dell’Europa “progressista”.
È infatti indiana la UST Global, un’azienda tecnologica con sede in California che ha investito enormi mezzi e risorse nel sostegno alle donne in ambito IT. Con un sistema di recruiting capillare che dal Messico si spinge fino alla Malesia.
La UST Global si è imposta sulla scena internazionale proprio per la portata del suo obiettivo. E promette di valorizzare il lavoro femminile in ambito hi-tech. Conferendo finalmente alle donne il rispetto che si meritano.
E i numeri sono da capogiro; l’azienda ha infatti coinvolto ben 15.000 donne nella sola India, su un totale di 20.000 in tutto il mondo.
Donne e tecnologia in Europa
C’è una costante mancanza di donne nel settore IT, in tutta Europa
Quello della UST Global è un perfetto esempio di come dovrebbe muoversi anche l’Europa. Secondo la ricerca dei Kaspersky Labs, l’aumento dei ruoli femminili in campo informatico è un obiettivo da perseguire con costanza.
Perché la tecnologia può trarre gran vantaggio dall’input di una maggiore presenza femminile. Il cambiamento tuttavia deve partire anche dall’istruzione e dalla formazione.
Con nuovi percorsi di studio che avvicinino sempre più le donne al mondo dell’hi-tech e dell’informatica.
Solo così l’Europa potrà superare il drammatico gender gap che la attanaglia. E aprire le porte a un futuro in cui l’IT non sia più privilegio di una ristretta cerchia di esperti, rigorosamente uomini.
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