È dal 2011, anno in cui lo Space Shuttle ha effettuato il suo ultimo volo, che le capsule russe Soyuz sono l’unico velivolo in grado di portare gli astronauti sulla stazione spaziale internazionale. Tuttavia negli ultimi mesi si sono verificati una serie di problemi legati proprio ai veicoli russi. Sarà proprio da lì che è nata l’esigenza di trovare soluzioni alternative per il trasporto spaziale di persone e ritornare a volare nello spazio con veicoli americani?
I veicoli Soyuz
Le navette Soyuz sono state sviluppate da Sergej Pavlovic Korolev per il programma spaziale sovietico. Il loro primo volo senza equipaggio risale al 1966. L’anno successivo fu la volta del primo volo con equipaggio umano, il quale, tuttavia, vide la morte dell’astronauta Vladimir Komarov.
Da allora i veicoli sono stati utilizzati per trasportare astronauti e scienziati a bordo delle stazioni orbitanti Saljut, Mir e della stazione spaziale internazionale. Dal 2011 sono gli unici veicoli esistenti per il trasporto spaziale di persone a bordo della ISS.
Nel mese di Settembre dello scorso anno, 2018, una delle navicelle Soyuz era rimasta danneggiata da un micro meteorite, mentre era attraccata alla ISS, lasciando gli astronauti senza un mezzo per tornare a terra. Appena un mese dopo, ad Ottobre 2018, una seconda navicella ha riscontrato dei problemi in fase di decollo, lasciando nuovamente l’equipaggio della ISS senza un mezzo per tornare sul pianeta.
Adesso, diversi mesi dopo quegli eventi, qual è il futuro del trasporto spaziale?
La NASA e l’agenzia spaziale russa
Quella che ha visto coinvolti l’agenzia spaziale russa e la NASA è stata una cooperazione forzatamente dovuta proprio dall’esigenza di un mezzo di trasporto di cui l’America, momentaneamente, non disponeva.
Ma come è possibile ciò? In uno scenario globale dove la corsa allo spazio è sempre più presente e all’avanguardia perché per otto anni gli Stati Uniti d’America non hanno avuto una propria navicella?
Il 21 Luglio 2011, dopo trent’anni di attività, termina l’era dello Space Shuttle e gli unici mezzi al mondo per portare gli astronauti nello spazio rimangono i Soyuz russi. Passaggio, quello “concesso” dalla Russia all’America verso la ISS, costato 85 milioni di dollari ad astronauta.
Da allora, sono otto anni che si attende il ritorno di una navetta americana e, forse, siamo giunti al momento in cui si può dichiarare concluso il monopolio russo nel trasporto spaziale di persone.
La Crew Dragon di Space X
Il 2 Marzo 2019 è stata portata brillantemente a termine l’ultima missione di prova nel lancio di una Crew Dragon, le navicelle per il trasporto spaziale di SpaceX.
Come sempre, i test proposti da Elon Musk sono spettacolari e come sempre porta un pezzettino di umanità a bordo dei suoi veicoli, che questi siano terrestri o spaziali. Mentre Starman è ancora in giro per il sistema solare, a bordo della Crew Dragon vi è un fantoccio ispirato al tenente Ripley di Alien. A portare la capsula in orbita non poteva che essere stato un Falcon 9.
Dopo il lancio, brillantemente riuscito, la capsula ha trascorso qualche giorno attraccata alla stazione, per poi riscendere sul pianeta. L’8 Marzo scorso, con un ammaraggio, organizzato da SpaceX, perfettamente riuscito, è rientrata a Terra. Ora questa potrà essere utilizzata per il trasporto spaziale degli astronauti a bordo della ISS. Restituendo così agli Stati Uniti la capacità di portare da sé uomini nello spazio.
Se tutto va come dovrebbe entro la fine dell’anno la navicella porterà i primi astronauti sulla stazione. Nel frattempo l’agenzia spaziale privata di Elon Musk, continua a programmare i viaggi spaziali turistici.
Ma la Crew Dragon di Space X non rimarrà sola in futuro. Altre sono le proposte che arrivano da compagnie private e dalla stessa Agenzia spaziale americana. Come il Dream Chaser, che potrebbe essere operativo per il 2020.
Nel frattempo attendiamo il primo volo con equipaggio umano. Ben tornata America nel campo del trasporto spaziale di persone.
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