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Il blackout dei Social del 13 Marzo è stato un vero e proprio scandalo che ha coinvolto gli utenti di tutto il mondo.
In rapida successione, tre dei Social più diffusi e amati dal pubblico (Instagram, Facebook e WhatsApp) hanno smesso di funzionare. Suscitando perplessità, sconcerto e in molti casi perfino il panico.
Ad alimentare le polemiche e l’ansia è stato anche il fatto che durante le ore di downtime, dalle fonti ufficiali non sia arrivata nessuna spiegazione. “Stiamo lavorando per voi“, ma nessun accenno a cosa potesse avere effettivamente causato il disagio.
Inoltre molte persone si sono chieste se il downtime poteva comportare anche la perdita di dati sensibili, come messaggi personali o password.
Per fortuna i problemi sono stati risolti nel giro di un paio di giorni. Tuttavia, lo “scandalo” Social più clamoroso degli ultimi anni ha gettato luce su quanto i Social Network siano diventati una fonte di dipendenza per moltissime persone.
Il blackout dei Social; cronaca di una giornata “disconnessa”
Il downtime più severo degli ultimi anni ha coinvolto tre piattaforme per oltre ventiquattr’ore.
Il primo a smettere di funzionare è stato Instagram. Di colpo gli utenti non sono più riusciti a visualizzare i loro feed, né a commentare le foto.
Chi aveva scaricato l’app di Instagram si è improvvisamente ritrovato disconnesso, senza poter rientrare in alcun modo.
Gli utenti si sono subito riversati su Facebook per capire cosa stesse succedendo. Ma, di lì a poco, anche i feed di Facebook hanno smesso di funzionare. Le chat, i gruppi, le conversazioni non erano più accessibili.
Il panico è però esploso quando, cercando aiuto su Whatsapp, gli utenti si sono accorti di non poter neppure inviare dei messaggi vocali. I Social funzionavano a singhiozzo, con rallentamenti e messaggi di errore a più riprese.
Cos’è successo veramente il 13 Marzo?
I danni sono stati molto ingenti, si parla di oltre 100 milioni di dollari. Il downtime ha coinvolto tutto il mondo, ma i disagi maggiori si sono verificati in Europa.
Ma quali sono state le vere cause di questo malfunzionamento a manetta?
Sul momento sono circolate le ipotesi più diverse, soprattutto perché dalle fonti ufficiali non trapelava assolutamente nulla.
C’è chi ha parlato di un attacco informatico, chi ha “incolpato” la fusione tra i tre Social preannunciata da Zuckerberg e chi uno switch off premeditato. Non manca neppure l’ipotesi terroristica, vista anche l’isteria provocata da questo downtime.
Qualche giorno dopo, Mark Zuckerberg su Facebook ha annunciato che la causa del guasto sarebbe da attribuire a una modifica nella configurazione dei server. Una soluzione molto più prosaica, quindi.
Le reazioni degli utenti sconnessi; rabbia, panico e disperazione a gogo
Al di là del danno economico, le conseguenze più devastanti sono state le reazioni degli utenti.
Costretti a riversarsi su Twitter e Telegram. Di fronte al blackout delle tre piattaforme, si è verificata una vera e propria valanga di commenti furibondi, dai toni sempre più aggressivi. La lentezza nel risolvere il problema non ha fatto che complicare la situazione.
Molti utenti invece sono stati presi dal panico, immaginando gli scenari più disastrosi. E c’è addirittura chi ha chiamato la Polizia per sapere quando i Social sarebbero stati nuovamente accessibili.
Alcuni utenti hanno reagito invece con ironia e sarcasmo, ridicolizzando l’ansia da downtime con un’ondata di meme e immagini scherzose.
Ma il sentimento più diffuso, in generale, è stata la frustrazione. Perché? I Social sono davvero diventati così indispensabili da rendere impossibile il pensiero di vivere scollegati?
Perché siamo tanto “dipendenti” dai Social Network?
E’ particolarmente interessante capire perché un downtime possa avere effetti così disastrosi. Quanto siamo “dipendenti” dai Social Network?
L’Università norvegese di Bergen ha rilevato come, sotto molti aspetti, l’uso costante dei Social Network e soprattutto di Facebook sia molto simile alla dipendenza da alcool.
Viviamo costantemente connessi, i Social sono il nostro modo di mantenerci aggiornati su cosa sta succedendo, di intrattenere rapporti personali e una parte importante della nostra prosocialità. Di conseguenza, quando una o più piattaforme cessano di funzionare, gli utenti si ritrovano isolati, sotto il peso di tutta la loro – reale – solitudine.
I Social inoltre sono usati sempre più spesso come valvola di sfogo per frustrazioni, problemi personali, dubbi e incertezze. Che si “riversano” pesantemente sugli utenti quando questi ultimi sono disconnessi.
Al di là dell’impatto sul mondo informatico, il blackout di Whatsapp, Instagram e Facebook ha confermato come sia praticamente impossibile concepire di “sconnettersi” completamente.
Tornando a calarsi in una realtà che faceva parte del nostro vissuto quotidiano quando i Social ancora non esistevano.
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