La notizia della cancellazione della prima passeggiata spaziale tutta al femminile è di un paio di settimane fa, ma la motivazione non è così recente. Sono anni, ormai, che si sa della carenza di tute spaziali. Ma come è possibile che la NASA non abbia sufficienti tute spaziali?
Una sola tuta per donna
Il problema è sorto nel momento che due donne dovevano uscire in una missione extraveicolare dall’ISS. Si tratta delle astronaute Anne McClain e Christina Koch. La missione fuori dal veicolo sarebbe durata sette ore e si sarebbe dovuta tenere lo scorso 29 Marzo.
Le astronaute sarebbero state assistite dal supporto a terra di una terza donna, Kristen Facciol. Una missione che prometteva di entrare nella storia, la prima completamente in rosa. Eppure qualcosa è andato storto e quel qualcosa è il fatto che non vi sono tute spaziali per entrambe le donne.
Questa, infatti, non sarebbe stata la prima volta per nessuna delle due, erano entrambe già uscite in missioni extraveicolari al fianco di colleghi uomini, condividendo la stessa tuta. La prima missione completamente al femminile dovrà attendere.
Nel frattempo ciò che occorreva fare durante la passeggiata di sette ore, già rimandata due settimane fa, non può attendere. Ad uscire, così sarà solamente la Koch, con il collega Nick Hague, la cui corporatura calza, se non a pennello, per lo meno a sufficienza, da utilizzare un’altra delle tute spaziali.
Non è una discriminazione
La notizia che può o meno aver fatto scalpore per un ipotetica discriminazione, arriva poco dopo la notizia, lanciata dal capo della NASA, Jim Bridenstine, che la prima persona a metter piede su Marte potrebbe essere donna.
Tuttavia, seppur la vicenda possa sembrare tale, non siamo di fronte ad una discriminazione di genere. Le attuali tute spaziali sono vecchie e sovra sfruttate e, delle 18 tute iniziali, al momento ve ne sono solamente 11 ancora disponibili, e non tutte in perfetto stato.
Negli anni, inoltre, sono stati fatti tagli sulle spese, e, ora che le attività spaziali stanno aumentando, si cerca di correre ai ripari realizzando nuove e molto più avanzate tute spaziali, ma ci sarà da attendere ancora diversi anni prima che ciò accada.
La questione sembra quindi essere puramente economica e di tempistica, e non di discriminazione. E pensare che la “discriminazione” negli anni ’60 riguardava gli astronauti troppo alti. Non si poteva superare 1.80m per poter entrare nelle capsule del programma Apollo.
Dove sono finite le tute spaziali?
Facciamo un salto indietro all’inizio dell’esplorazione spaziale. Negli anni ’60 le tute spaziali venivano realizzate su misura dall’International Latex Corporation. Tuttavia non molti anni dopo questa soluzione divenne impensabile. Con l’avvento dell’era dello space shuttle lo spazio divenne estremamente più vicino e, perciò, occorrevano più tute a meno prezzo.
Così arrivarono le EMU (extravehicular mobility units), tute spaziali componibili. Furono realizzati singoli pezzi di braccia, gambe e busti, in tutte le diverse misure extra small, small, medium, large, extra large.
Negli anni ’90 arrivò un nuovo taglio al budget, che intaccò la produzione di tute spaziali. Fu così deciso di tagliare la small e la extra small. Si arrivò al punto di dover scegliere gli astronauti a seconda della grandezza fisica.
Alla fine di tutto ciò vi erano 18 tute semirigide, eredità degli anni dello Space Shuttle, ma al momento ne sono rimaste solamente 11.
Quatto sono andate perse durante le tragedie, nel 1986, del Challenger e nel 2003, del Colombia. Nel 2015 ne è andata perduta una quinta, durante l’esplosione di un razzo e l’ultima in fase di test.
Ma ciò non basta, perché delle restanti 11 quattro sono in fase di certificazione e due sono state realizzate per le sole esercitazioni da terra. Agli astronauti, così, rimangono appena cinque tute spaziali.
Occorrono nuove tute spaziali
Gli astronauti di oggi indossano ancora quelle stesse tute, progettate 40 anni fa, con tutti i problemi che ciò comporta. La carenza di tute fa sì che queste siano sovra sfruttate e, anziché tornare a terra regolarmente, rimangono a bordo della ISS fino a 5/6 anni, con la sola manutenzione degli astronauti.
Prima di poter utilizzare le nuove tute spaziali ci vorranno degli anni e, forse, quelle attuali non basteranno fino a quel momento.
Ma il problema che subentra è anche un altro. Si sapeva benissimo a cosa servivano le tute realizzate fino ad ora, semplici attività extra veicolari. Ma ora su cosa si concentreranno per la realizzazione delle nuove tute spaziali? Per nuove passeggiate lunari, per lo studio degli asteroidi o per realizzare una colonia su Marte?
This post is also available in: