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Erano giorni che si attendeva per quello che sarebbe dovuto essere uno degli annunci più importanti nella storia dell’astrofisica e già si vociferava che tale annuncio poteva avere a che fare con i buchi neri. Mercoledì 10 Aprile 2019 è stata mostrata al mondo la prima immagine del corpo celeste più misterioso, affascinante e terrificante: un buco nero. Per essere precisi si tratta del buco nero al centro della galassia M87, a 55 milioni di anni luce da noi.
Cosa sono i buchi neri
La prima immagine di un buco nero segna una svolta epocale. Una prova diretta e visibile del corpo celeste più misterioso e studiato che apre nuove direzioni per lo studio astrofisico. In molti l’hanno definita la “foto del secolo”, ma che cosa sono i buchi neri e come erano fino a questo momento?
I buchi neri sono una regione dello spazio tempo dove la curvatura è talmente grande da non lasciar sfuggire nulla. I buchi neri si trovano al centro di quasi tutte le galassie, compresa la Via Lattea, e in moltissimi sostengono siano la porta d’entrata per altri universi.
Il campo gravitazionale di un buco nero è così intenso che niente di ciò che è contenuto al suo interno, nemmeno la luce, può sfuggire, intrappolati in un mostro invisibile. Ma come si formano i buchi neri? Sono il prodotto dell’esplosione di una super nova, una stella altamente massiccia, che collassando da vita ad un corpo celeste invisibile e terrificante.
Si iniziò a parlare di buchi neri nel 1916, un anno dopo la pubblicazione della Teoria della Relatività di Einstein. Tuttavia in principio erano teorie con nessuna prova che le rafforzasse. La settimana scorsa, finalmente, è arrivata la prova che in molti attendevano da oltre un secolo e non si è tardato a dire “Einstein aveva ragione”.
La prova dell’esistenza dei buchi neri
Nonostante questa sia la prova conclusiva dell’esistenza dei buchi neri, non è l’unica né tanto meno la prima. Siamo certi ormai da anni che quella che nel ventesimo secolo era solo una teoria è la realtà. L’immagine apre solamente nuovi scenari entusiasmanti e conclude una serie positiva di scoperte che hanno portato alla dimostrazione dell’esistenza dei buchi neri.
Meno di una settimana fa non avevamo ancora nessuna immagine dei buchi neri, eppure la loro esistenza era confermata da come gli altri corpi celesti si muovevano attorno ad essi. Un invisibile corpo celeste con una massa enorme che attira ogni cosa verso di sé.
Una delle prove più schiaccianti l’abbiamo ottenuta nel 2015, quando i LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) hanno “ammirato” due collisioni tra altrettanti buchi neri: i primi con rispettivamente 36 e 29 masse solari e i secondi con 14 e 8 masse solari.
Il buco nero al centro della Galassia M87
L’immagine che abbiamo e che ormai da giorni vediamo ovunque, è quella del buco nero supermassiccio al centro della Galassia M87, che dista 55 milioni di anni luce da noi.
Tuttavia lo studio, durato anni, che ha portato alla realizzazione dell’immagine divenuta famosa, non si focalizzava solamente su di esso, ma anche sul buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea: Sagittarius A.
Quel mostro invisibile che tiene la nostra galassia natia stretta in una morsa galattica. Imparando a conoscerli abbiamo iniziato anche a temerli.
Tuttavia non c’è nulla da temere: non vi sono buchi neri così vicini al nostro Sistema Solare da risucchiarlo. Eppure, oltre al supermassiccio al centro, la Via Lattea conta un centinaio di buchi neri minori, sparsi qua e la nella galassia.
Ora che la Galassia M87 è divenuta famosa per il suo buco nero, in molti credono che quest’ultimo meriti un nomignolo più affascinante e intrigante, come quello datogli da Larry Kimura, professore dell’Università di Hawaii: Powehi, che in hawaiano significa “bellissima creazione oscura insondabile”.
La prima immagine di un buco nero
La prima immagine di un buco nero è stata impropriamente chiamata fotografia, anche se non si tratta di una foto vera e propria, ma del frutto di un lavoro durato due anni.
Non possiamo osservare ad occhio nudo un buco nero, ma come abbiamo imparato nei vari studi sul corpo celeste, possiamo osservare la materia che gli gira attorno. E tra tutta la materia quella che più si avvicina al buco nero è la luce. Ecco perché la prima immagine di un buco nero si presenta come un disco luminoso.
A realizzare l’immagine è stato un team dell’EHT (Event Horizon Telescope), un team internazionale che studia il buco nero M87 e Sagittarius A, il quale sarà, probabilmente, il protagonista del prossimo “scatto”.
Per realizzare l’immagine i ricercatori si sono alternati per 10 giorni nel 2017, scrutando ininterrottamente il luogo dove si trova il buco nero, raccogliendo una mole di dati talmente enorme da non poter essere trasferita via internet.
I dati raccolti sono conservati al MIT, in Massachussets, e al Max Planck, in Germania, e con essi è stato possibile realizzare la “foto del secolo”.
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