Cosa vuol dire colonizzare un nuovo pianeta? Dopo l’entusiasmo iniziale bisognerà reinventare un nuovo mondo, così come è stato per il nuovo continente, così sarà per Marte. Serviranno strutture, negozi, ristoranti, bar, farmacie, fattorie, ogni cosa che diamo per scontato su questo pianeta. Ma, prima di tutto ciò servirà realizzare le prime case su Marte, habitat essenziali per la sopravvivenza dell’uomo su un pianeta che, attualmente, è morto.
Non sarà un’impresa facile, non sarà come costruire una casa sulla Terra, tutto deve essere perfetto, a 225 milioni di chilometri di distanza.
La prima cosa a cui pensare, subito dopo aver capito come raggiungere il pianeta rosso, sarà: “Dove vivranno i primi astronauti su Marte?”
Per rispondere a questa domanda e trovare la soluzione migliore la NASA ha indetto una sfida per realizzare le prime case su Marte: la 3D printed habitat challenge.
“Marte è lì, in attesa di essere raggiunto”.
3D printed habitat challenge
Come saranno le nostre case su Marte? Lo ha domandato la NASA ad architetti e designer che hanno portato la loro esperienza e le loro conoscenze realizzando qualcosa di unico.
La 3D printed habitat challenge fa parte di un progetto più grande, partito nel 2015, la NASA Centennial Challenge. Quest’ultima ha chiesto ai vari team di cimentarsi nella stampa 3D, nello sviluppo di software e materiale, nella costruzione, fino all’ultimo step, quello di realizzare un modello abitativo per il pianeta rosso.
“Siamo emozionati di vedere i successi dei team che si sono cimentati nella competizione con il loro stile unico. Non stanno realizzando solamente strutture, stanno realizzando habitat che permetteranno ai nostri esploratori spaziali di vivere e lavorare su altri pianeti. Non vediamo l’ora di vedere i loro design prendere vita non appena la competizione si muoverà verso il prossimo step”, sono le parole di Monsi Roman, program manager della Centennial Challenges della NASA.
Dopo diverse fasi che si sono susseguite negli anni siamo arrivati all’ultima conclusiva fase della sfida, che porterà alla realizzazione di soluzioni abitative sostenibili per la Terra, la Luna, Marte e oltre.
I finalisti
Dei 18 gruppi iniziali per la 3D printed habitat challenge ne erano rimasti solamente cinque, i quali si sono cimentati nell’ultima prova. A loro è stato chiesto di creare delle costruzioni da poter essere stampate interamente in 3D. I cinque finalisti sono:
- La base Arkansas, del team Zopherus, strutture esagonali che potranno sorgere una accanto all’altra per creare una vera e propria comunità. Per la realizzazione i lander raccoglieranno il materiale direttamente sul pianeta (ghiaccio, ossido di calcio e aggregati marziani).
- Marsha, del team AI SpaceFactory, la struttura presentata dal secondo team si sviluppa verticalmente e, anch’essa, utilizza materiale da costruzione raccolto direttamente sul pianeta.
- Il team Kahn-Yates propone una struttura abitativa che vuole minimizzare gli effetti delle tempeste di sabbia e irradiarsi di tutta la luce solare possibile.
- Al quarto posto la struttura presentata da SEArch+ e Apis Cor.
- Infine, al quinto posto la struttura presentata dalla Northwestern University.
Fase finale
Dei cinque finalisti due, più una new entry, si sono divisi un montepremi totale di 100.000 dollari, a seguito dell’ultima sfida dove veniva chiesto loro di far sì che i propri modelli non fossero solamente autosufficienti, sostenibili e a prova di radiazioni cosmiche, ma anche interamente stampabili in 3D.
Alla fine di quest’ennesima sfida la torre a spirale presentata dal team SEArch + e Apis Cor di New York è risultata essere la vincitotrice, ottenendo un premio di 34.000 dollari.
Il secondo posto spetta ad Arkansas, di Zopherus, con un premio di 33.400 dollari.
Infine, al terzo posto, con un premio pari a 32.600 dollari, i Mars Incubator di New Haven, Connecticut.
Ma non è finita qui, dall’1 al 4 Maggio si terrà la finale della 3D printed habitat challenge a Peoria, Illinois, con la concreta realizzazione dei progetti, qui il montepremi sarà di 800.000 dollari.
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