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La grande paura nei confronti dell’intelligenza artificiale è che questa possa diventare più intelligente di noi, senza conservare, tuttavia i principi umani. Matematicamente e analiticamente l’intelligenza artificiale è senza dubbio incredibilmente più veloce, ma la velocità non è per forza sinonimo di intelligenza.
Tuttavia c’è un fattore estremamente rilavante ed è la capacità di calcolo. L’IA posta di fronte a una decisione riesce a esaminare tutte le possibilità in un tempo limite. Ciò vuol dire che l’uomo non sarà mai in grado di batterla, o forse si?
Nel corso degli anni l’intelligenza artificiale ha sfidato l’uomo ai suoi stessi giochi e lo ha battuto. Dopo averlo sconfitto a scacchi e a poker ora è la volta dei videogiochi.
L’intelligenza artificiale di Google Deepmind
Il sistema Google Deepmind è un’IA capace di imparare da sola. Conosce solo le regole di base e impara strada facendo, giocando contro se stesso, fino a diventare un campione.
È stato presentato alla rivista Science dal coordinatore del progetto Max Jaderberg che ha anche raccontato della sfida tra l’intelligenza artificiale e l’essere umano al gioco in 3D “Rubabandiera”.
Il tipo di apprendimento utilizzato dai giocatori artificiali è l’apprendimento di rinforzo, che gli permette di muoversi come un giocatore singolo in ambienti altamente complessi, fino a raggiungere i stessi livelli dei migliori giocatori umani. Ma questo tipo di apprendimento non gli permette di eccellere nel multiplayer, per lo meno fino a ora.
L’intelligenza artificiale del team di Jaderberg, invece, è riuscita a raggiungere i livelli umani anche nel multiplayer proprio nel videogioco 3D di Rubabandiera.
L’IA ha appreso e si è migliorato, formulando strategie di gioco altissime e raggiungendo la stessa maestria, o anche superandola, dei giocatori umani. Il tutto, inoltre, rallentando i tempi di reazioni ai livelli umani. Escludendo, quindi, il vantaggio dell’altissima rapidità di calcolo artificiale.
Le precedenti sfide
Quella ai videogiochi è comunque l’ultima grande sconfitta subita dall’essere umano. In passato, infatti, altre sfide erano state provate, finendo per incoronare l’intelligenza artificiale.
Nel 1997, ancora ai suoi albori, l’intelligenza artificiale, attraverso Deep Blue dell’IBM aveva battuto l’essere umano a scacchi. E non un essere umano qualunque, ma il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov. In quell’occasione il computer dell’IBM divenne famoso e anche i più scettici iniziarono a percepire le potenzialità dell’allora sconosciuta AI.
Ma torniamo in tempi più recenti: nel 2016, AlphaGo, sempre della Google Deepmind, ha sfidato uno dei campioni del mondo di Go, l’antico gioco da tavola cinese. Go è considerato uno dei giochi da tavola più difficili al mondo, con un numero di mosse infinite e un elemento che dovrebbe essere indispensabile: l’intuizione. AlphaGo ha finito per battere il campione del mondo 4 a 1.
Il poker
Infine, l’intelligenza artificiale ha sfidato l’uomo a poker, diverse volte e ha sempre vinto. Nel 2017 Libratus, dell’università Carnegie Mellon, ha partecipato a un torneo di poker durato 20 giorni e ha vinto, battendo 4 tra i giocatori di poker più forti del mondo.
Infine anche DeepStack gioca a poker, a Texas Hold’em, considerata la variante più complicata. Deepstack è l’intelligenza artificiale dell’università dell’Alberta, realizzata tra il Canada e la Repubblica Ceca. I ricercatori hanno sfidato l’essere umano e, nemmeno a dirlo, Deepstack ha vinto.
I risultati delle sfide tra Intelligenza Artificiale e uomo
Tuttavia nessuno aveva mai raggiunto i risultati sorprendenti ottenuti da Deepmind nella sua ultima sfida ai videogame. L’intelligenza artificiale ha appreso dalle partite giocate iniziando a creare strategie complesse al livello di un esperto giocatore umano.
Ma la cosa più sorprendente è avvenuta nel momento della sfida vera e propria. Le squadre erano miste, umani e non. I giocatori artificiali hanno imparato a cooperare, non solo tra di loro, ma anche con i giocatori umani presenti nella propria squadra.
È davvero incredibile tutto ciò che l’intelligenza artificiale riesce a fare e dopotutto ci lascia ancora, ogni volta, esterrefatti.
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