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La drone race torinese si è interrotta per colpa di un attacco hacker. La Drone Grand Prix prevedeva un circuito in cui i droni partecipanti volavano ad oltre 160 Km/h, ma durante la serata di apertura gli spettatori hanno assistito ad un’interruzione imprevista dello spettacolo.
Dal drone alle drone race
Il termine drone è il nome con cui vengono definiti gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR), ovvero dispositivi capaci di volare pilotati tramite radiocomando. I droni spesso integrano una videocamera ad alta definizione in grado di restituire immagini mozzafiato.
Nati in ambito militare, solo nel 2000 hanno incominciato ad essere accessibili al grande pubblico fino ad arrivare alle drone race. Successori degli aeroplani telecomandati possono però stazionare a mezz’aria, virare energicamente e addirittura volare in obliquo.
Sono disponibili in moltissime versioni: per esempio con struttura planare cioè più simili agli aeroplani, sfruttano per volare le correnti e i flussi d’aria o gli ibridi, concepiti anche per muoversi sul terreno.
I droni sono sempre più utilizzati nell’industria di cinema e televisione per fare spettacolari riprese aeree, che una volta sarebbero costate molto di più.
Con l’uso di massa si è rilevato necessario introdurre delle regole di sicurezza e a tutela della privacy. Il drone infatti non può essere fatto volare a più di 150 metri d’altezza e per un raggio d’azione di 500 metri, inoltre deve sempre essere a vista di chi lo pilota.
Il fenomeno dei droni si è esteso così tanto da essere diventato uno sport: è qui che nasce la drone race. Queste gare di piloti di droni, stanno acquisendo sempre più pubblico grazie anche alle luci scintillanti di cui sono dotati gli stessi droni e le virate repentine che sono in grado di attuare.
Molto più avvincente di una corsa automobilistica permette di veder sfrecciare i droni attraverso campi, boschi, sorvolando laghi, attraverso tunnel infuocati, etc.
La guida dei droni durante le gare è effettuata con degli speciali monitor o smart glasses, che per mettono un guida in FPV (First Person View). I piloti infatti possono vedere in tempo reale il percorso effettuato dal drone.
L’attacco hacker al Drone Grand Prix
Riconosciuto dal FAI (Federazione Aeronautica Internazionale) come sport nel 2016, nel 2017 a Lodi si tenne la prima drone race sotto forma di campionato italiano. Fin’ora molte sono le gare ufficiali tenute in Italia, fino all’ultima di Torino di appena due settimane fa, il 12 luglio.
Durante la serata di apertura, degli hacker si sono introdotti nella rete internet alla quale tutti i droni si appoggiavano impedendone il controllo da parte dei piloti. I quali hanno deciso di effettuare atterraggi d’emergenza per evitare il peggio. Completamente fuori controllo, infatti, i droni sarebbero potuti atterrare sulla folla, oppure volare radenti rischiando di ferire gli spettatori.
Come se non bastasse sul maxischermo della drone race è apparsa la scritta: “I droni uccidono smetti subito“.
La Polizia Postale si è subito messa al lavoro per risalire agli autori. Quello che è possibile evincere è che l’attacco hacker ha interessato solo l’irruzione sul maxischermo con la proiezione della frase.
Infatti le frequenze con cui droni e radiocomandi si parlano sono state bloccate da un dispositivo chiamato jammer.
Questo è in grado di disturbare le onde radio fino ad un Km di distanza. Il dispositivo è vietato in Italia e in tutta la Comunità europea, perché potenzialmente molto pericoloso.
Il messaggio visualizzato alla drone race poteva riferirsi ai droni utilizzati in campo militare, oppure poteva essere letta come rischio per gli spettacoli di droni.
Come quello avvenuto il giorno del patrono di Torino, il 24 giugno, quando solitamente si assiste ad uno spettacolo notturno di droni illuminati in sostituzione dei tradizionali fuochi artificiali, aboliti da due anni a questa parte.
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