La connessione tra uomo e macchina è sempre stata un argomento topico della fantascienza più sfrenata. Sono in molti quelli a pensare che prima o poi ci collegheremo alla rete direttamente dal nostro cervello, un’evoluzione della razza umana. Ma questo ipotetico futuro quanto è vicino? Neuralink potrebbe essere la prima interfaccia neurale, che permetterà al cervello umano di comunicare direttamente con un’intelligenza artificiale.
Neuralink, la società della prima interfaccia neurale
La fantascienza di ieri diventa la vera scienza di oggi, come sempre. È così che, traendo ispirazione dai più grandi romanzi e film fantascientifici della storia, si è iniziato a pensare alla prima interfaccia neurale.
Neuralink è una società californiana, una piccola start up medica di San Francisco, acquisita da Elon Musk nel 2017 e portata a conoscenza del mondo per la sua particolare missione. La società medica, infatti, è divenuta un laboratorio per creare e testare la prima interfaccia neurale.
Il progetto, per quanto possa ricordare scenari futuristici e terrificanti, come quello di Matrix, ha in realtà finalità mediche. Il microchip impiantato nel cervello umano, infatti, servirà inizialmente per curare patologie neurodegenerative. Ciò non toglie che, in futuro, l’impianto possa diventare un dispositivo in grado di potenziare le capacità neurali degli esseri umani e per creare un collegamento diretto o, addirittura, una vera e propria simbiosi, con l’intelligenza artificiale.
La presentazione
Dal momento dell’acquisizione fino a pochi giorni fa, la società lavorava in segreto al progetto Neuralink. L’unica informazione che era trapelata riguardava la richiesta di una licenza per la sperimentazione animale. Il che fece dedurre che il progetto era già a un buon punto.
E, infatti, non molto tempo fa, Elon Musk l’ha presentato ad una platea della California Academy of Sciences di San Francisco.
Lo stesso Musk ha raccontato di aver personalmente preso spunto dalla serie Neural Lace, nella quale ai protagonisti veniva impiantato nella corteccia un reticolo semi organico, permettendo loro di interfacciarci con le intelligenze artificiali.
Il microchip di Neuralink
Come illustrato da Elon nel corso della presentazione, tramite un foro di 8 millimetri sul cranio è possibile impiantare dei sensori, dei piccoli fili flessibili delle dimensioni di micrometri (un terzo di un capello umano). I quali saranno, a loro volta, iniettati attraverso un cavo da 24 micron.
Attraverso tale chip dei computer esterni saranno in grado di ricevere ed elaborare le informazioni ricevute dal cervello. Ma il microchip di Neuralink sarà in grado non solo di inviare, ma anche di ricevere informazioni, bypassando i neuroni danneggiati. Le operazioni sono delicatissime e devono essere controllate da un neurochirurgo.
Il dispositivo sarà in grado di aiutare le persone che hanno subito danni cerebrali o al midollo spinale, permettendogli di controllare direttamente con il cervello protesi bioniche.
Ma in futuro, con qualche ulteriore miglioramento, il chip sarà in grado di restituire la vista, il tatto e l’udito. L’obiettivo finale che si è prefissato il visionario è quello di realizzare super intelligenze artificiali – umane.
Nel frattempo il dispositivo è stato brillantemente testato su topi e su di una scimmia. Quest’ultima è stata in grado di controllare un computer attraverso il cervello.
Il futuro del cervello umano
“Alla lunga potremmo creare un interfaccia cervello macchina completa per ottenere una sorta di simbiosi con l’intelligenza artificiale”, dice lo stesso Musk. Il che è curioso, dato che negli ultimi anni, proprio lui, aveva messo in guardia sui pericoli dell’IA.
Quella utilizzata da Neuralink è sicura e controllata e sarà completamente domata, assicura. Ma potremo stare davvero sicuri quando un cervello umano acquisirà la velocità di calcolo di una macchina?
Saremmo in grado, ad esempio, di digitare 40 parole al minuto, con il solo pensiero. Ma questo è solo un esempio effimero dell’incredibile capacità che l’essere umano sarà in grado di acquisire connettendosi con una macchina.
Nel frattempo Elon spera di ottenere il via per le sperimentazioni umane per il prossimo anno, per i primi pazienti affetti da patologie neurodegenerative.
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