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Tutti rimaniamo con il fiato sospeso a guardare il mondo che brucia, i ghiacciai che si sciolgono, le specie che si estinguono. Enormi roghi grandi quanto uno stato sono visibili sin dallo spazio. C’è chi celebra il funerale di un ghiacciaio e chi scappa dalle proprie case, ma l’apocalisse che sta avvolgendo il mondo è anche subdola. Allunga i suoi tentacoli nel sottosuolo, attraverso un mondo invisibile, attaccandoci dall’interno senza farsi nemmeno vedere e non c’è alcun luogo al mondo dove fuggire. Non c’è nessun luogo su questo pianeta che possiamo ancora considerare davvero incontaminato. Sono le microplastiche che stanno invadendo il mondo, arrivando a contaminare i fondali oceanici più profondi e i ghiacciai più remoti dell’Artico, approdando, addirittura, sulle nostre tavole.
Cosa sono le microplastiche?
Le microplastiche sono minuscole particelle di plastica che inquinano le acque di tutto il mondo e da lì si diffondono in ogni angolo del pianeta, finendo per divenire, inevitabilmente, un anello della catena alimentare.
Sono piccolissimi pezzetti di plastica, di vario genere, che vanno dai 330 micrometri ai 5 millimetri. La più alta concentrazione di microplastica la troviamo nelle acque. Qui la plastica si discioglie, nel corso di centinaia di anni, ma nel frattempo si trasforma in qualcosa di quasi invisibile e inarrestabile.
Le microplastiche derivano dalle plastiche prime, da cui si sono staccati e suddivisi, fino a raggiungere piccolissime dimensioni. Ma le microplastiche non sono i derivati più piccoli, sotto di esse vi sono le nanoplastiche, ma le dimensioni di esse sono così infinitesimali da risultare difficile classificarle.
È difficile dire quanto impiegherà la plastica abbandonata in mare a diventare microplastica. A questo processo concorrono moltissimi elementi: dagli additivi chimici utilizzati nei processi di produzione ai raggi ultravioletti, dal vento ai microbi.
L’invasione delle microplastiche
In tutto il mondo si sono fatte e si continuano a fare ricerche e campionamenti, per capire quanto diffuse esse siano e i risultati sono decisamente spaventosi.
In Regno Unito sono stati campionati 10 fiumi e in ognuno di esse vi erano microplastiche. Uno dei luoghi più contaminati al mondo si trova proprio tra questi: è il fiume Tame, nei pressi di Manchester, dove ogni litro di acqua contiene circa 1000 microplastiche.
Mentre nei luoghi più remoti della Scozia ci sono comunque 2 o 3 pezzi per litro.
“La microplastica è stata trovata nei nostri fiumi, nelle nostre montagne più alte e nei nostri oceani più profondi”.
Ci sono circa 15 particelle per litro nelle falde acquifere sotterrane esaminate, come quelle dell’Illinois, le quali forniscono circa un quarto dell’acqua potabile mondiale.
Se ciò non sorprende dovremo tenere presente che la plastica è stata trovata sul fondo della fossa delle Marianne, il punto più remoto del mondo, e nei ghiacciai dei poli.
Ma le microplastiche non sono presenti solamente nelle acque, diversi studi hanno dimostrato la loro presenza addirittura nell’aria. Con l’aiuto del vento le particelle di plastica vengono soffiate fino a 100 km di distanza.
La fauna nell’era della plastica
Senza ombra di dubbio gli storici del futuro ricorderanno questi anni come l’era della plastica, ma quali sono gli effetti sulla fauna mondiale? La plastica è già entrata a far parte della catena alimentare di molte specie animali, compreso l’uomo.
Il Krill, un piccolo crostaceo che abbonda nei nostri mari, ad esempio, è già in grado di digerire le microplastiche, scomponendole in particelle ancor più piccole. Ma il krill non è l’unico. Come lui anche molti microrganismi che compongono il plancton si nutrono di microplastiche, entrando così nella catena alimentare dei più grandi mammiferi marini.
Ma se questi piccolissimi esseri viventi sono in grado di digerire le microplastiche molti altri non sono in grado di farlo, ma finiscono per ingerirlo ugualmente.
La plastica sulle nostre tavole
Così tutti i pesci che arrivano sulle nostre tavole contengono microplastiche, ma non solo. Sono stati fatti dei test, ad esempio, sui soft drink, quali, ad esempio, l’aranciata. Su 18 bevande esaminate non ve ne era nemmeno una senza microplastiche.
Nemmeno la semplice acqua è pura, esce plastica dai rubinetti delle nostre case e c’è plastica nelle acque in bottiglia. C’è microplastica nello zucchero, nel sale e perfino nell’aria che respiriamo.
Bevendo semplicemente acqua in bottiglia, senza considerare ancora nient’altro, ingeriamo qualcosa come 90.000 particelle di plastica l’anno.
I dati più allarmanti arrivano dagli ultimi studi che ci confermano che ogni essere umano ingerisce in media 5 grammi di microplastica alla settimana, ovvero l’equivalente di una carta di credito!
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