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The Legend of Zelda: Link’s Awakening uscì nel 1993 per Game Boy e fu il quarto gioco della serie Zelda. È considerato, inoltre, uno dei migliori giochi per la piattaforma dell’epoca, ma molte cose sono cambiate da quel 1993.
Link’s Awakening uscì in bianco e nero e solo un remake del 1998 ce lo mostra in una trasposizione a colori, dove, in aggiunta, vi fu anche un nuovo dungeon dedicato, appunto, ai colori.
Arriviamo, infine, ai giorni nostri, con un nuovo remake del quarto capitolo della saga che, questa volta, approda su un’altra tra le migliori console realizzare da Nintendo: la Switch e la Switch Lite.
Il remake di The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Nintendo realizza così una nuova versione del capitolo Link’s Awakening della saga di Zelda, in collaborazione con Grezzo. Non è la prima rivisitazione di videogames nata da questa collaborazione. Prima di questo capitolo anche Ocarina of Time e Majora’s Mask, sempre della saga di Zelda, ebbero nuova vita grazie a loro.
Il gioco è stato riprodotto fedelmente, passando da una console ormai obsoleta e decisamente minimalista di 26 anni fa, seppur sempre rimasta nel cuore di tutti i videogiocatori, ad una con le potenzialità viste nella Switch.
Ciò vuol dire che, aprendo The Legend of Zelda: Link’s Awakening, lo troveremo piccolo, compatto e con uno stile grafico decisamente basilare. Ma non dimentichiamoci che è un remake di un videogioco del 1993. Nessuno all’epoca lo riteneva piccolo. Anzi, probabilmente era il mondo più vasto che un videogiocatore poteva trovare su una console, per lo più portatile!
La decisione presa è stata quella di rimanere il più possibile fedeli all’originale e, se da una parte chi non ha conosciuto il mondo dei videogiochi dei primi anni ’90, lo troverà troppo compatto ed essenziale, dall’altra, chi all’epoca c’era e già giocava, non potrà che amare un incredibile tuffo nel passato.
La trama di The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Probabilmente gli ultimi Zelda ci hanno abituati a viaggiare in mondi vastissimi, esplorare un’incredibile quantità di isole o cavalcare dalle montagne innevate fino ai deserti più torridi. Ma in Link’s Awakening non sarà così, l’intera vicenda si svolge sull’isola Koholint. Proprio qui Link è arrivato a seguito di un naufragio e qui ad accudirlo fino al suo risveglio c’era Marin.
La nostra avventura inizia nel momento in cui Link si risveglia e, come primo compito, dovremo andare a cercare la nostra spada perduta nel naufragio in riva al mare. Dopodiché, accompagnati dal nostro mentore, un gufo, intraprenderemo la nostra battaglia per Koholint, per liberare l’isola dai mostri e non solo.
La grafica e lo stile del gioco
Incredibilmente la trasposizione da una console all’altra, con oltre venti anni di differenza, funziona in modo sorprendente.
L’effetto visivo che avremo vivendo questo remake è quello di un delizioso diorama popolato da personaggi di plastilina. L’intera avventura per Game Boy era divisa in quadranti, qui l’effetto è rimasto solamente nei dungeon. Eppure tutto il gioco è ancora incredibilmente organizzato e lineare, sempre ricco di esplorazione ed enigmi, capostipiti di tutta la saga.
Gli eventi principali che vanno seguiti in ordine cronologico e le missioni secondarie per lo più svincolate dal fattore tempo. Luoghi accessibili al momento sbagliato e missioni che non sembrano importanti ma che in realtà lo sono. Ci sono tutti gli elementi che come sempre hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare l’intera saga.
I controlli
I controlli del remake di The Legend of Zelda: Link’s Awakening sono anch’essi molto fedeli all’originale. Sebbene risultino un po’ più morbidi, i movimenti del personaggio sono ancora limitati a otto direzioni. Tuttavia non possiamo dimenticare che, nella trasposizione, è subentrata una console molto più ricca di pulsanti, quindi, alcune funzionalità sono state implementate.
Ad esempio, è possibile ora trasportare più oggetti, quando prima erano limitati esclusivamente a due (spada e scudo).
A parte la giocabilità, la storia non è stata intaccata più di tanto, a parte alcuni dungeon ed enigmi che sembra siano stati leggermente modificati.
Senza dubbio è un bel tuffo nel passato per i più nostalgici e il modo migliore di passare qualche mese aspettando l’attesissimo seguito di Breath of the Wild.
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