Dobbiamo sempre spingerci un po’ più in là con l’esplorazione spaziale. È nell’indole umana e passo inevitabile per l’evoluzione della specie. Eppure abbiamo dei grandi limiti, limiti forse insormontabili seguendo le normali leggi della fisica. Ma anche quest’ultime talvolta non sono come le abbiamo sempre conosciute sul nostro piccolo pianeta. Bisogna osare per riuscire. Ed è per questo che nonostante i numerosi fallimenti non ci arrendiamo mai. Nonostante tutti i progetti abbandonati in un angolo continuiamo a sognare, a immaginare di viaggiare indisturbati per l’universo. Ma per farlo dobbiamo superare il nostro più grande limite: siamo troppo lenti. Dobbiamo raggiungere la velocità della luce, ma ancora tutti i progetti sono solamente teorie, per lo più abbandonate perché irrealizzabili. Ma non ci arrendiamo comunque, ed è per questo che spunta ora un’altra folle, ma forse non irrealizzabile, idea: il motore elicoidale.
Il progetto di Burns
David Burns è un ingegnere della NASA che sostiene di aver trovato il modo ottimale per viaggiare nello spazio alla velocità della luce. Il tutto, tra l’altro senza bisogno di carburante. Si tratta, appunto, del motore elicoidale.
Come spiega Burns, il suo motore sfrutta gli effetti d’alterazione della massa che si verificano al momento che si raggiungono velocità prossime a quella della luce. Così facendo viene meno anche la necessità di un carburante.
Lo studio è riportato nella biblioteca digitale della NASA, anche se Burns ancora non si è apertamente scontrato con la comunità scientifica internazionale. Eppure l’ingegnere non ha alcuna paura di venir schernito. È infatti certo che il suo progetto possa funzionare senza alcuna difficoltà.
“Se qualcuno dimostrerà che non funziona, sarò il primo a riconoscerlo”.
Come funziona il motore elicoidale
Ma come dovrebbe funzionare questo motore elicoidale pensato dall’ingegnere della NASA? Il motore di Burns sfida le normali leggi della fisica, secondo le quali a ogni azione corrisponde una reazione. Secondo tali leggi abbiamo bisogno della spinta del carburante per raggiungere lo spazio e, con esso, velocità elevate che ci porterebbero a due passi dal quella della luce.
Ma nello spazio, senza forza gravitazionale, l’azione e la reazione potrebbero essere molto più semplici del previsto. Se dentro una scatola ci fosse un’asta e su tale asta un anello, dando una spinta verso una direzione all’anello la scatola andrebbe nella direzione opposta, la reazione che corrisponde all’azione.
Una volta arrivato a fine corsa l’anello rimbalza nella direzione opposta e così la scatola/astronave. Per far muovere la scatola verso una sola direzione, poi, bisognerebbe fare in modo che l’anello abbia una massa maggiore quando gira in una direzione rispetto all’altra.
Il problema ora sorge proprio per quanto riguarda la massa. Come può essere maggiore in una direzione rispetto ad un’altra? Può un’oggetto cambiare massa? Secondo Burns sì, basta sostituire l’anello con un acceleratore di particelle. All’interno dell’acceleratore gli ioni vengono accelerati in una direzione e rallentati nell’altra.
Per rendere possibile ciò, l’anello che costituirebbe il motore della nostra ipotetica astronave deve avere la forma di un’elica. Ed è per questa ragione che il modello di Burns prende il nome di motore elicoidale.
I problemi del motore elicoidale
Sebbene l’entusiasmo di Burns e la sua prontezza nel fronteggiarsi con la comunità scientifica, il motore elicoidale presenta non pochi limiti.
Prima fra tutti, la grandezza del motore stesso. Esso dovrebbe, infatti, misurare almeno 200 metri di lunghezza e 12 di diametro. Nonostante Burns affermi che il suo motore non necessiti di carburante, ciò è inesatto. Tutt’altro la spinta iniziale richiederebbe un impiego di energia esagerato. Seppur dovesse funzionare autonomamente raggiunta la velocità della luce, per raggiungerla avremo bisogno di 165 megawatt di energia per un singolo newton di spinta.
Secondo gli scienziati, quindi, il motore elicoidale è decisamente inefficiente, dato che necessita di troppa energia per un risultato piccolissimo. Ma l’ingegnere sostiene, invece, che, una volta raggiunto lo spazio, senza più l’attrito ogni spinta si sommerebbe alla precedente, generando quindi un moto perpetuo, senza l’impiego di energie.
Bisogna, quindi, ancora lavorare e studiare a fondo ogni aspetto del motore elicoidale, per capire se davvero ne vale la pena, o se anch’esso finirà abbandonato in un cassetto come gli altri progetti.
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