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L’era del petrolio non finirà mai, almeno non per mancanza di materia prima. Esperti da tutto il mondo hanno puntato la loro attenzione sul dilemma “come faremo quando finirà il petrolio?” ma non è questo invece il punto. Vivere senza combustibili fossili è possibile e il fabbisogno è destinato a declinare molto prima dell’esaurimento delle riserve.
Un mondo senza petrolio è realistico?
A decretare la necessità di trovare un alternativa è sicuramente l’emergenza climatica. I problemi legati al clima hanno fatto scattare la ricerca di nuove fonti di energia più “pulite”. Tutti i settori ne sono interessati, anche chi il petrolio lo utilizza per realizzare oggetti.
Ad oggi è difficile da immaginare, la domanda di petrolio e in costante aumento, non c’è mai stato un momento di stasi dalla scoperta dell’oro nero ad oggi. In questo periodo storico se ne consuma più di cento milioni di barili al giorno. Una cifra esorbitante, sopratutto se pensiamo ai problemi climatici e le tensioni che ne scaturiscono.
Prevedere però quando finalmente la linea in crescita farà una curva e invertirà la rotta è estremamente difficile per i ricercatori. C’è chi infatti dice che avverrà nel 2030, come Bp, chi invece è più speranzoso e crede che l’inversione avverrà già nel 2024 come Goldman Sachs.
Altri come la Wood Mackenzie suddivide in due momenti la diminuzione della domanda: nel 2030 per i trasporti, ben sei anni dopo per le altre industrie. I più pessimisti, come Energy Agency, sostengono invece che la domanda aumenterà fino a 125 barili al giorno fino al 2050.
Il problema principale sono i paesi in via di sviluppo, perché nel momento in cui l’Europa tenta di trovare alternative, ed è riuscita a ridurre del 4% i suoi consumi dal 2011 al 2016, il resto del mondo invece li ha aumentati di ben 16 punti. Se il declino della domanda di petrolio avviene già in paesi come Giappone, Germania, Italia e Francia, in Cina siamo ancora molto lontani.
Lo studio
Parallelamente sta aumentando anche il consumo di elettricità, la stima è che la crescita di domanda raddoppierà. L’elettrificazione del sistema energetico, però, comporta anche una sostituzione dei combustibili fossili con fonti rinnovabili. Questo è possibile grazie al crollo dei prezzi del solare, ma anche delle batterie e dell’eolico: in dieci anni i prezzi sono diminuiti tra il 60 e l’80%.
Molti sostengono che un mondo senza petrolio, alimentato al 100% da fonti rinnovabili, è possibile.
Un gruppo di ricercatori infatti ha realizzato piani di azione personalizzati per ogni paese. Contenenti le pratiche corrette per passare a fonti rinnovabili di energia da qui al 2050. L’aspetto più interessante sarebbe che i benefici non saranno sono ambientali, ma pare che al passaggio alle fonti rinnovabili si creeranno più posti di lavoro oltre ad avere un ambiente più sano per i cittadini e quindi un conseguente abbattimento dei costi in ambito sanitario.
I 26 ricercatori delle università di Stanford, Berkeley, Berlino e Aarhus (diretti da Mark Jacobson della Stanford School of Earth), propongono di far sì che tutto sia alimentato a corrente. Questo affinché si possa sfruttare l’energia prodotta da vento, sole e acqua, in quantità necessarie al fabbisogno mondiale.
Gli aspetti correlati da valutare sono una maggiore efficienza di produzione delle rinnovabili che ridurrebbero i consumi finali del 40% e anche l’azzeramento dei consumi di estrazione, trasporto e trasformazione del petrolio.
La ricerca si chiama “100% Clean and Renewable Wind, Water, and Sunlight All-Sector Energy Roadmaps for 139 Countries of the World”. Ritenuta utopistica in prima battuta negli USA, ha però avuto il consenso di molti personaggi illustri nel mondo scientifico, perché la mole di calcoli prodotti dimostrano l’affidabilità dell’idea di base.
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