Vi chiederete cosa c’entrino i social network con il riconoscimento facciale, eppure il legame c’è. Si chiama Clearview AI ed è un sistema creato dal cofondatore di PayPal per permettere alla polizia di identificare le persone più facilmente.
Il database per il riconoscimento facciale Clearview AI
Chi non è iscritto ad almeno un social network alzi la mano, tra quelli che sono iscritti, chi può dire di non aver mai postato una foto? Proprio grazie alle infinite foto postate sui social che il sistema approvvigiona i database per il riconoscimento facciale, tutto parte da lì, dalle foto inserite dagli utenti dei social network, in maniera libera e volontaria. Attualmente questo database contiene circa tre miliardi di foto raccolte tra social e web, ed è il database più grande mai creato.
Parte da qui il problema privacy: infatti secondo gli esperti questo sistema cambierà le carte in tavola per quanto riguarda la tutela della privacy come la conosciamo adesso.
Una piccola azienda di nome Clearview sarebbe l’artefice di questa innovazione: il suo fondatore Hoan Ton-That è un ingegnere australiano che ha raccolto immagini di volti da Facebook, YouTube, Venmo e numerosi altri siti e social, più o meno grandi. Fatto ciò Hoan ha consegnato tutto alla polizia americana che attualmente usa questi dati per identificare i colpevoli di un reato.
Come funziona Clearview?
Ma come funziona questo sistema? La polizia carica sulla piattaforma Clearview AI la foto di un sospettato che però non è stata ancora in grado di identificare. Il sistema ideato da Hoan rintraccia il nome della persona grazie alle informazioni trovate su social network e altri siti web, poi il software fornisce anche altre immagini, e può anche fornire eventuali nomi di contatti collegati a suoi network.
Clearview AI utilizza un algoritmo di riconoscimento facciale simile a quello già usato negli Stati Uniti da molto tempo. La differenza sta proprio nel database, quello della polizia di stato è legato alla quantità di immagini reperite nel tempo grazie a varie fonti (come quelle segnaletiche) ed è per lo più locale, cioè legato alla regione di appartenenza.
L’FBI ne possiede 411 milioni, si scende a 47 milioni per la Florida e a soli 8 milioni per Los Angeles. Mentre il database di Clearview AI ne possiede appunto 3 miliardi, di foto, provenienti da tutto il mondo.
I pro e i contro dell’utilizzo di foto dal web
Se da un lato la cosa può spaventare perché da libero accesso all’immagine di milioni di persone, dall’altro ha dei notevoli vantaggi.
A febbraio la polizia dell’Indiana è riuscita a catturare un omicida in pochissimo tempo. Le ricerche sono iniziate partendo da una ripresa di una videocamera di sorveglianza, così hanno avuto un’immagine del colpevole, ma era incensurato, quindi sui database della polizia non figurava. Inoltre non aveva neanche una patente per cui risultava impossibile riconoscerlo.
Grazie allo sterminato database di Clearview, invece, in breve tempo è stato possibile riconoscerlo e incriminarlo per l’omicidio commesso.
Cosa succede in italia adesso
Anche in Italia si utilizzano già sistemi di riconoscimento facciale ma, almeno in teoria, sono popolati solo da foto segnaletiche. Tuttavia, anche se formalmente non potrebbero farlo, la giurisprudenza ammette la possibilità, in alcuni specifici casi, di utilizzare informazioni anche acquisite illegalmente.
Quindi quello che sta accadendo in America potrebbe arrivare anche da noi, nonostante la nostra più stringente normativa in tema di privacy. Sembra infatti che il tema della sicurezza stia oscurando quello della privacy su più piani, il dilemma quindi è: meglio essere più sicuri o più tutelati sulla privacy?
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