Dobbiamo restare a casa, una regola semplice da seguire ai tempi di internet, o forse no? Le regole per combattere l’avanzata del Covid-19 sono sempre più stringenti. Le aziende non indispensabili sono costrette a chiudere. Le vie principali di tutte le città non solo italiane, ma europee e mondiali, si sono svuotate, le saracinesche abbassate. Tutti sono chiusi in casa, terrorizzati dal coronavirus, tutti sono connessi alla rete internet, per un motivo o per l’altro.
Cosa si fa chiusi in casa in tempo di quarantena?
Sono scenari post-apocalittici quelli che sembrano presentarsi davanti agli occhi dei pochi autorizzati a girare ancora per le città, in ogni angolo del pianeta in piena pandemia. L’economia si ritrova ad una battuta d’arresto eppure l’Italia e il mondo non abbassano la testa, nemmeno chiusi nelle proprie case.
Sono molti quelli che ancora lavorano, e non stiamo parlando solamente di sanitari, forze dell’ordine e cassieri dei supermercati. Le aziende non si sono fermate, non tutte per lo meno, si è solo scoperto un nuovo modo di lavorare.
Smart working è la terminologia del momento, rimbalza da un notiziario all’altro, da un colloquio (telefonico) di lavoro all’altro. E anche chi ancora non ne era a conoscenza adesso sa di cosa stiamo parlando.
Lavorare da casa è possibile, anche in tempo di quarantena, ma internet e i server delle grandi aziende riescono a reggere l’incredibile flusso di dati? Lo smart working non è l’unica attività che sovraccarica la rete internet mettendola a dura prova. Accanto ad esso ci sono tutte quelle attività che la popolazione mondiale ha riscoperto in tempo di quarantena.
Cosa facciamo chiusi in casa per un mese, se non di più? Finiamo quella serie tv iniziata e mai finita, riprendiamo quel gioco online abbandonato per mancanza di tempo. Guardiamo film in streaming, scarichiamo un libro nuovo per il nostro e-reader.
E intanto ignoriamo che, dalla prima volta in cui il mondo è diventato un posto più piccolo, grazie alla connessione internet, ad oggi, quest’ultimo non è mai stato così vicino al collasso come in questo periodo.
Lo streaming video durante il Coronavirus
L’Italia è stata la prima ad adottare le misure restrittive per prevenire la diffusione del contagio dal nuovo coronavirus, poco dopo gli altri paesi Europei hanno seguito l’esempio. Con l’incredibile flusso di dati che viaggiava sulle reti europee si rischiava seriamente il collasso, così in molti hanno iniziato a prendere provvedimenti per evitare il peggio.
Primo fra tutti Netflix, la prima piattaforma per la visualizzazione di film e serie tv in streaming nel mondo, che ha visto un’incredibile impennata degli ascolti, dovuta a tutti quelli che hanno deciso di passare il tempo in quarantena tra una serie tv e l’altra.
In realtà Netflix è già dal 2011 che utilizza server ad hoc per veicolare al meglio il proprio traffico dati e fornire agli utenti un servizio efficiente. Ma con l’emergenza Coronavirus questi server rischiavano presto di collassare, così ha deciso di adottare misure ulteriori, riducendo del 25% il suo bitrate europeo.
Oltre a Netflix anche Youtube ha deciso di adottare misure stringenti, sospendendo l’alta definizione dai propri canali.
Infine, anche la new entry Disney+ ha deciso per la riduzione del 25% del proprio bitrate.
Tutto ciò, come dichiarato dai vari CEO, in accordo con le direttive dell’Unione Europea, non servirà solamente per tutelare i propri server allo stremo, ma anche per favorire diversi tipi di attività. Per quanto l’intrattenimento televisivo è essenziale per affrontare il lungo periodo di quarantena, al momento dobbiamo dare la priorità allo smart working e garantire l’accesso alla rete a tutti, per motivi di svago, lavoro e informazione.
Uno speedtest per l’Italia ai tempi del Coronavirus
Tutti hanno provato almeno una volta ad eseguire uno speedtest per verificare la velocità della propria connessione internet. Ma in pochi si saranno accorti che da Dicembre ad oggi la connessione ha seguito una curva discendente, inversamente all’avanzata del Coronavirus nel mondo e in particolar modo in Italia.
La situazione più al limite la troviamo in Lombardia, blindata da più tempo e con misure più restringenti che nel resto dell’Italia. Per questa ragione una parte di quei famosi 25 miliardi di euro stanziati dal governo per far fronte all’emergenza Covid-19, saranno destinati a potenziare le reti da qui al 30 giugno 2020, dando priorità ai servizi essenziali e ai servizi d’emergenza.
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