© 2000-2023 - Enkey Magazine - Tutti i diritti riservati
ENKEY SNC - P.IVA IT03202450924 / Cod. REA CA253701 - Tel. 078162719
Il virus Sars-Cov-2 non è il solo da cui dobbiamo difenderci. In questo periodo fuori dal tempo, in cui la maggior parte della popolazione mondiale è confinata a casa, dove il lavoro è diventato smart così come la didattica, i criminali informatici sono in agguato. Molti sono i virus informatici nati in questo periodo che segnerà la storia.
I virus informatici
È successo anche in passato, durante periodi caratterizzati da eventi di grande portata come l’attacco alle Torri Gemelle, o l’epidemia Ebola. Proprio durante il virus Ebola arrivavano piogge di mail che sponsorizzavano rimedi e cure miracolose, ma anche annunci allarmanti o addirittura dichiarazioni rilasciate da personalità importanti.
Sfruttando il desiderio di informazione e tramite lo scaricamento di un allegato o l’apertura di un link si installano automaticamente software spia, ransomware o programmi di controllo remoto. Così i criminali informatici hanno libero accesso ai sistemi di pagamento, dati sensibili o documenti lavorativi.
Il telelavoro
Un tema altrettanto importante è il telelavoro, proprio per questo motivo. Molte aziende sono state costrette a correre ai ripari e a far lavorare da casa i propri dipendenti. Ma supponiamo che non forniscano i lavoratori di un computer aziendale e uno di questi aprendo una mail “infetta” scarichi uno o più virus informatici. Cosa succederebbe? I dati aziendali sarebbe a rischio.
A volte invece il problema è al contrario: aziende molto strutturate per far lavorare un dipendente da casa, devono aprire delle porte per far entrare nella rete blindata dell’azienda il dipendente in smart working.
E per far sì che non ci siano delle falle il passaggio in smart working non può essere immediato o peggio superficiale.
Il periodo di latenza
Ma non è tutto, questi virus informatici, stanno raccogliendo informazioni ma i risultati di queste fughe di informazioni non è detto siano immediate.
Molti dei dati copiati saranno probabilmente utilizzati in futuro, quando i pirati informatici decideranno di monetizzare il loro lavoro e quando le acque si saranno calmate.
Ci dovremmo aspettare che ad essere attaccati in futuro saranno quei servizi diventati indispensabili in questa nuova realtà fatta di telelavoro, consegne a domicilio e intensificazione di operazioni via web.
Attacchi dei virus informatici già avvenuti
Per esempio in Croazia è già successo, è stata attaccata l’infrastruttura che gestiva le lezioni a distanza. Prima del Covid-19 un attacco del genere non avrebbe creato molti danni, in quanto erano davvero pochi a fruttare questo mezzo.
Oppure il 17 marzo è stato attaccato il servizio di food delivery Lieferando in Germania. Per sbloccare il sito sono stai chiesti 2 Bitcoin e nel frattempo molti ordini sono saltati e, peggio, alcune persone hanno cercato di andare a ritirare personalmente l’ordine vanificando le misure restrittive.
Ma è il settore sanitario quello più a rischio, perché oltre a danni economici e organizzativi, c’è in ballo la vita di molte persone.
Il sito della polizia di stato consiglia di stare attenti non tanto alle mail che sono palesemente artigianali, ma sopratutto a quelle che sono più ben rifinite e che offrono servizi a sostegno dell’emergenza Covid-19 oppure che condividono prescrizioni dell’Oms.
Ecco un paio di esempi per cui è possibile incappare in virus informatici. Una è la finta mappa che mostra la diffusione del coronavirus nel mondo che nascondeva un malware. Un’altra è la mail su cui la polizia di stato sta investigando è di una presunta dottoressa Penelope Marchetti, esperta dell’Organizzazione mondiale della sanità italiana. La mail è scritta in modo formale e con informazioni verosimili e credibili e invita a scaricare un allegato con informazioni anti contagio che però nasconde un malware. Attenti anche a mail proveniente da banche e istituti di credito.
This post is also available in: English