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La fase 2 e la mobilità: molti tornano a lavoro, altri vanno a trovare i parenti, ma come ci si deve davvero muovere? Dai monopattini, alle bici, dai treni, agli autobus, ecco cosa cambia durante questo periodo post lockdown.
Fase 2 e mobilità: cosa succede?
Il problema principale è la riduzione della capienza dei mezzi di trasporto pubblici. Metro, autobus e treni infatti sono stai “preparati” a questa nuova fase aggiungendo adesivi o transenne che aiutano a rispettare la distanza di sicurezza. Questo vuol dire però che su quattro posti circa, solo uno è utilizzabile, da non dimenticare l’obbligo della mascherina per salire a bordo, i guanti invece no, non sono obbligatori, anche se sono fortemente consigliati.
Inoltre poi alcune aziende di trasporti, come Trenitalia, propongono un aumento delle corse per permettere a tutti di recarsi a lavoro, rispettando le distanze di sicurezza.
Ma questo non basta, i posti sono davvero limitati, se si pensa che tutte le persone che stavano in piedi (a volte letteralmente ammassate) non potranno salire. Che fare quindi? Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti De Micheli suggerisce di optare per la mobilità dolce. Per mobilità dolce si intendono tutti quei mezzi di trasporto come biciclette e monopattini elettrici, in sharing o di proprietà. L’obiettivo è quello di riuscire ad occupare al massimo il 50% dei posti presenti su ogni carrozza o mezzo di trasporto.
Il rischio però è quello che tutti si riversino sui mezzi propri congestionando quindi le strade. Certo è vero che molte persone, fortunatamente, sono ancora in smartworking. E quindi non si aggiungono al numero delle persone che necessitano di tornare a lavoro. Come è vero anche il fatto che molti esercizi sono ancora chiusi.
Ma questo potrebbe non bastare e per evitare che circolino troppe auto, esorcizzando così la necessità i attivare nuove zone Ztl. Si potrebbe quindi optare per mezzi come appunto i monopattini elettrici e le biciclette. Questi permettono di spostarsi con maggiore facilità, complice anche il bel tempo dato dalla primavera.
La mobilità dolce
Molti sindaci d’Italia stanno così cercando di implementare la mobilità dolce, aumentando i mezzi in sharing. Ma non solo: perché un discorso è quello di favorire l’utilizzo di questi mezzi un’altro è quello di utilizzarli in sicurezza rispettando anche le normative stradali.
Per questo motivo Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci (Associazione dei Comuni italiani) suggerisce di modificare, seppur temporaneamente, il Codice della Strada. Saranno aperte quindi nuove piste ciclabili (utilizzabili anche per i monopattini elettrici) anche solo in via transitoria apponendo una segnaletica orizzontale.
La questione del monopattino elettrico
Per chi fosse ancora in dubbio per quanto riguarda la loro circolazione ricordiamo il decreto Toninelli, che sostiene siano normati dal Codice della Strada come velocipedi e non ciclomotori. Quindi ci si deve comportare esattamente come si farebbe con una bicicletta: niente marciapiedi, pista ciclabile dove presente, circolazione sul manto stradale con limite massimo dei 50 km/h.
Se pensate di acquistare un monopattino elettrico nuovo dovete considerare che, per essere a norma, dovrà non superare i 20 km l’ora con una potenza del motore non superiore ai 500 Watt. Inoltre dovrà essere dotato di luci anteriori e posteriori e segnalatore acustico.
Per quanto riguarda il casco è obbligatorio solo per i minori di 18 anni (il monopattino elettrico dovrebbe essere comunque utilizzato dai maggiori di 14 anni). Per la sera invece si deve obbligatoriamente indossare il giubbotto retroriflettente, mentre non è possibile portare passeggeri, oggetti o qualsivoglia tipo di traino.
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