Il sempre più chiacchierato Elon Musk ha annunciato la sua decisione riguardo la fabbrica Tesla (proprio quella delle sue famose auto elettriche) di Fremont: riaprirla nonostante le misure restrittive. Successivamente si è aperto un dibattito sul social Twitter che gli ha permesso realmente di aprirla, scopriamo cos’è successo.
La fabbrica Tesla in California
Che Elon Musk sia una testa calda ormai è risaputo e anche questa volta non si smentisce. Un tweet e la bomba è sganciata: la fabbrica delle sue auto Tesla ubicata a Fremont riaprirà nonostante il divieto.
Peccato che la contea di Alameda, in California, glielo avesse vietato imponendo specifiche restrizioni alle aziende. Musk ha aperto il fuoco sfidando apertamente le autorità locali e a rincarare la dose ci si è messo anche Trump: “La California dovrebbe consentire a Tesla e a Elon Musk di riaprire lo stabilimento, ORA. Dovrebbe essere fatto rapidamente e in sicurezza.”. Questo ovviamente sempre via Twitter.
Lo scontro a suon di tweet sta avendo luogo sul social da diversi giorni. Infatti precedentemente Musk aveva attaccato il dipartimento sanitario della contea per le restrizioni dovute al coronavirus. “Una misura fascista e non democratica” a detta di Musk. Sottolineando che se non fosse cambiato qualcosa avrebbe trasferito l’intera fabbrica in stati con restrizioni meno severe come il Texas e il Nevada.
Nel minacciare il dipartimento sanitario Musk ha anche ricordato come la Tesla sia al momento l’unica grande casa automobilistica presente in California. Infatti nell’intero stato c’è solo Tesla come azienda di automotive, le altre hanno tutte chiuso, e da lavoro ad oltre 10 mila dipendenti.
Così il tweet del 10 maggio che annuncia la ripresa della produzione assume note totalmente differenti, Musk inoltre sosteneva di essere anche pronto ad essere arrestato.
La decisione della contea di Alameda
Il confronto è stato tortuoso e si è snodato durante l’intera settimana seguente il famoso tweet. Pare però abbia funzionato, infatti è di mercoledì l’ok ufficiale da parte della contea per permettere alla fabbrica Tesla di riprendere la produzione delle auto elettriche.
Quindi la contea Alameda cede, a patto però che l’azienda rispetti il piano di Prevenzione e Controllo per il Covid-19 per la produzione.
C’è da vedere ora se davvero rispetterà tutte le pratiche richieste. Infatti Musk nei mesi scorsi aveva spesso minimizzato sull’emergenza della pandemia in atto. A sostenerlo ovviamente c’era anche Trump, che sempre sul social Twitter aveva scritto in suo favore più volte per una ripresa “Fast & Safety”.
Musk contento afferma di sì, in un comunicato stampa ufficiale questa volta, pare infatti che dopo mesi di attenta preparazione si sia deciso di utilizzare il modo operativo applicato nella fabbrica di Shanghai, in Cina, sempre di Tesla.
Tra le altre cose verranno realizzati training completi per tutto il personale affinché tutti siano informati delle nuove linee guida. Queste saranno anche disponibili all’interno di un documento chiamato Tesla Return to Work plyabook.
Un documento di 38 pagine che contiene spiegazioni, immagini e schemi per aiutare i dipendenti ad evitare il contagio. La guida è corredata anche di molte immagini che permettono di vedere come all’interno della struttura siano stati installati dei divisori per i tavoli della mensa, delle transenne per distanziare le file e di come si consigli di realizzare riunioni distanziate.
Saranno poi anche controllati gli accessi monitorando temperatura e sintomi. Fornendo poi tutti i dipendenti per quanto riguarda mascherine, guanti e sostanze disinfettanti per garantire un luogo di lavoro sicuro.
This post is also available in: