Gli scienziati lo hanno ribattezzato Wasp-76b. Si tratta di una delle scoperte astronomiche più curiose degli ultimi anni. Un pianeta che sembra uscito dritto da un romanzo di fantascienza vecchia scuola… ma che invece orbita a soli 640 anni luce di distanza dalla Terra.
Le peculiari condizioni atmosferiche di Wasp-76b hanno attirato l’attenzione degli studiosi. Sul pianeta, infatti, si verificherebbero abitualmente dei rovesci piovosi davvero particolari. O, per meglio dire, roventi. Infatti su Wasp-76b non piove acqua ma ferro fuso ad altissime temperature.
Un fenomeno così insolito da suscitare diversi interrogativi fra gli astronomi di tutto il mondo. E uno scenario sicuramente inedito per la “nuova” fantascienza del futuro. Ma perché su Wasp-76b piove ferro e quali sono le caratteristiche di questo pianeta tanto particolare?
Wasp-76b, un gigante gassoso nella costellazione dei Pesci
Wasp-76b rientra fra quelli che sono comunemente definiti “gioviani caldi”. Ovvero, pianeti la cui temperatura interna non scende mai al di sotto dei 1500 gradi.
Le sue dimensioni rivaleggiano con il nostro Giove, nonostante le condizioni atmosferiche siano nettamente diverse. Wasp-76b, che si trova nella costellazione dei Pesci, orbita intorno a una stella molto più grande e più calda del nostro Sole.
Di conseguenza, il pianeta è regolarmente attraversato da correnti calde di notevole intensità. Gli scienziati hanno calcolato che le sue temperature si aggirino ben oltre i 2400 gradi Celsius. Questa temperatura tuttavia interessa solo un lato del pianeta, dal momento che Wasp-76b ha una rotazione sincrona, simile a quella della nostra Luna nei confronti della Terra.
Il pianeta è un gigante gassoso e per compiere una rotazione completa intorno al suo sole impiega solamente due giorni (contro i 365 giorni di un anno terrestre).
Notti roventi, piove ferro fuso
La caratteristica più insolita di questo pianeta però, come abbiamo visto, riguarda le sue precipitazioni atmosferiche.
Se durante il giorno il pianeta è spazzato da venti roventi, la notte non porta certo refrigerio.
Al contrario, l’escursione termica provoca autentiche piogge di metalli pesanti. Soprattutto il ferro, che a temperature così elevate evapora e fonde. Riducendosi in atomi nel giro di pochi istanti.
Durante le ore più calde del giorno, invece, i metalli sono sospinti verso il lato oscuro del pianeta, quello che non è mai rivolto verso la stella che illumina Wasp76-b.
Di conseguenza le piogge non hanno modo di riversarsi se non in questo versante “notturno”. Dove i metalli tornano a solidificarsi e si condensano, sotto forma di goccioline liquide.
Alla scoperta dei segreti di Wasp-76b con ESPRESSO
In realtà, l’esistenza di Wasp-76b non è una novità in senso stretto. Il pianeta infatti era stato scoperto, identificato e classificato già da una decina d’anni.
Ma è del 2020 la ricerca di un pool internazionale di astronomi provenienti dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e dall’European Southern Observatory (ESO).
Proprio l’ESO ha permesso di studiare la particolare chimica atmosferica di Wasp-76b grazie all’equipaggiamento del suo Very Large Telescope. In primis, lo spettografo ESPRESSO… che, a discapito del nome, non ha niente a che vedere con il caffè!
ESPRESSO è infatti l’acronimo di Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations. Sviluppato da ricercatori provenienti dalla Spagna, dal Cile, dal Portogallo, dalla Svizzera e perfino dall’Italia, questo spettografo consente di andare alla ricerca di pianeti dalle condizioni ambientali simili a quelle terrestri. E che orbitino intorno a stelle il più possibile affini al nostro Sole.
Da mero strumento per la ricerca di possibili nuove risorse spaziali, ESPRESSO si è rivelato però fondamentale anche per studiare e comprendere le reazioni chimiche che interessano esopianeti estremi come Wasp-76b.
Secondo il professor David Ehrenreich dell’Università di Ginevra, si tratta di “un modo completamente nuovo di tracciare il clima” in pianeti molto diversi dalla Terra . Il dottor Pedro Figueira dell’ESO parla invece di “macchina privilegiata per lo studio delle atmosfere”.
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