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William English forse non sarà uno dei nomi più conosciuti del mondo dell’informatica. Eppure è merito suo se oggi possiamo interagire con i nostri computer con tanta facilità e immediatezza.
I primi computer erano ancora decisamente ingombranti e complessi. English non si limitò a inventare un modo innovativo per interagire con le macchine, ma teorizzò anche la creazione di ultraportatili, come tablet e smartphone.
La sua creatività visionaria ha rivoluzionato il mondo dei computer. Senza il suo contributo, la nostra user experience sarebbe probabilmente molto diversa. E forse il computer non sarebbe diventato uno strumento di uso comune, ormai indispensabile in ogni campo.
William English, una vita per l’informatica
William English nasce nel 1929 nel Kentucky. Conosciuto con il più informale diminutivo “Bill”, nel 1964 inizia a lavorare presso l’Augmentation Research Center di Douglas Engelbart.
E’ qui che i due creativi si conosceranno e metteranno a punto un dispositivo rivoluzionario. I computer dell’epoca disponevano infatti solamente di un’interfaccia testuale. Occorreva un puntatore affinché per l’utente fosse più facile potersi interfacciare con i contenuti mostrati sul display.
Anche se la creazione del mouse è solitamente attribuita a Engelbart, fu Bill English a costruire il primo prototipo perfettamente funzionante.
In seguito sempre lui avrebbe ulteriormente perfezionato il mouse, sostituendo le scomode rotelle con una sferetta rotante.
Successivamente William English lavora per un periodo presso i laboratori Xerox, dove dal 1971 dirige l’Office System Research Group. Dal 1989 passa invece alla Sun Microsystems dove continua a occuparsi di tecnologia di ultima generazione.
Muore, a causa di problemi respiratori, a Luglio del 2020, all’età di 91 anni.
Che aspetto aveva il mouse di William English?
Naturalmente l’elettronica continua a fare passi da gigante. E non sorprende quindi che il primo mouse realizzato da William English sia molto diverso dai suoi epigoni moderni!
Questo primitivo puntatore manuale per personal computer era realizzato interamente in legno. Come abbiamo visto, per muoverlo era necessario usufruire di due piccole rotelle di metallo scorrevoli.
Il nome con cui lo identificano i documenti dell’epoca è “Indicatore di posizione X-Y”, riferito ai due assi lungo cui il puntatore poteva muoversi.
Naturalmente il primo mouse era anche molto più ingombrante dei modelli a cui siamo abituati!
Il nome “mouse” non si deve a English, bensì a Engelbart. A ricordargli dell’animale fu infatti il cavo che sporgeva dal dispositivo, simile per aspetto e posizionamento a una lunga coda.
Inoltre, il puntatore su schermo pareva proprio inseguire il mouse. Così come un gatto avrebbe fatto… con un topolino!
L’evoluzione del mouse
Ma il nuovo puntatore non era ancora perfettamente agibile. William English lo perfezionò negli anni di lavoro presso Xerox.
La prima soluzione fu quella di ridurre le dimensioni del mouse, rendendolo più adatto a una mano umana. In realtà i mouse “ante litteram” erano comunque piuttosto ingombrati. Solo nei tardi anni 2000 arriveranno i minimouse dal design sottile, leggero ed ergonomico.
Inoltre William English modificò il sistema di movimento del mouse, rimpiazzando le ruote con una pallina tonda e scorrevole, posizionata nella parte inferiore del dispositivo.
L’idea non era del tutto originale e innovativa. William English infatti si ispirò al Rollkugel, un puntatore con pallina sviluppato dalla casa tedesca Telefunken. Tuttavia, il nuovo design dei mouse divenne subito popolarissimo. Per anni i mouse con cavo e pallina sono stati il “pane quotidiano” degli utenti di computer.
Solo nel 1980 arriveranno i primi mouse ottici che, però, saranno commercializzati solo molto più tardi (nei primi anni 2000). I mouse ottici di prima generazione infatti non erano molto pratici. Si muovevano attraverso un LED e un fotodiodo; la luce era riflessa dalle particolari superfici metalliche (antesignane dei mousepad) necessarie a far funzionare il dispositivo.
I modelli successivi saranno perfezionati con dei chip ad alta precisione. E’ solo da questo momento che i mouse ottici cominciano a diffondersi sul mercato. In breve diventano una delle tipologie di mouse più amate soprattutto dai gamer. L’introduzione del Bluetooth a infrarossi si “sbarazza” poi dell’ostacolo del filo; il mouse perde la coda, ma continua a essere lo strumento preferito dalla maggioranza degli utenti.
Dal mouse sarebbe poi originato il touchpad e i moderni touchscreen. In un prossimo articolo parleremo dell’evoluzione delle interfacce sensibili al tocco e anche dei tipi di mouse più strani mai realizzati.
La madre di tutte le demo
Ma William English non ha “soltanto” creato il mouse come noi oggi lo conosciamo. Nel 1968 a San Francisco, insieme a Douglas Engelbart inaugurò l’esposizione “The Mother of All Demos”. Ovvero un evento interamente tecnologico per presentare un nuovo, innovativo mainframe.
L’oN-Line System (conosciuto anche come NLS) era il rivoluzionario computer sperimentale a cui Bill English e Douglas Engelbart lavoravano da anni. La dimostrazione si rivelò uno strepitoso successo, sconvolgendo e sorprendendo il pubblico dell’epoca.
La dimostrazione di English anticipò i tempi e “predisse” i moderni computer con sistemi operativi a finestre, l’avvento di Internet e perfino l’era di dispositivi ultraportatili come smartphone e tablet e addirittura le piattaforme cloud.
Dalla telecomunicazione in tempo reale agli ipertesti. Il futuro dell’informatica era già contenuto in nuce nella dimostrazione di English ed Engelbart. Per questo i loro nomi meritano di essere ricordati fra i grandi uomini che hanno segnato l’era dei computer.
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