© 2000-2023 - Enkey Magazine - Tutti i diritti riservati
ENKEY SNC - P.IVA IT03202450924 / Cod. REA CA253701 - Tel. 078162719
È stata la più grande invenzione del secolo scorso e il più grande cancro del nostro secolo: la plastica. Il materiale “miracoloso” che può essere utilizzato per qualsiasi cosa, è estremamente versatile, economico, onnipresente e altamente inquinante. L’umanità ha un problema con la plastica, è un dato di fatto inconfutabile. Ma come potremmo mai farne a meno dato che oramai questo materiale è utilizzato praticamente per qualsiasi cosa? Riciclarla adeguatamente sarebbe la soluzione migliore, ma la plastica, ahimè, non è riciclabile all’infinito, fino ad oggi. Arriva da un gruppo di chimici la notizia di un nuovo tipo di plastica riciclabile all’infinito!
Il problema della plastica
La plastica ha rivoluzionato il mondo dalla sua invenzione. Ha rivoluzionato il mondo del packaging, ha reso ciò che fino a quel momento era inaccessibile ai più accessibile! Il materiale rivoluzionario era, infatti, estremamente più economico e versatile di qualsiasi altro.
Sembrava tutto così perfetto e idilliaco all’inizio, ma la cruda verità sul nuovo materiale non si fece attendere molto a presentarsi.
La plastica è altamente inquinante e per decomporsi impiega ben 450 anni (per i tipi di plastica meno degradabili). Ma questo non ha certo fermato la produzione, il consumo e l’utilizzo della plastica.
I numeri fanno davvero paura. Nel 1964 producevamo circa 15 milioni di tonnellate di plastica. Oggi ne produciamo circa 310 milioni.
L’inquinamento da plastica interessa il suolo, l’aria e l’acqua. La plastica è arrivata praticamente ovunque, dalla fossa delle Marianne ai ghiacciai del Polo Nord.
Il problema del riciclo della plastica
L’umanità ha anche un problema con il riciclo della plastica. Questo è in realtà il problema vero e proprio. Se si riuscisse a riciclare tutta la plastica non esisterebbe il problema dell’inquinamento da plastica.
La produzione mondiale di plastica è, come dicevamo, circa 310 milioni di tonnellate, ma di queste sono una piccolissima parte viene riciclata.
Innanzitutto la questione riciclo è un tema spinoso per molti, troppi ancora, paesi nel mondo. L’Italia, in questo caso, è un modello da prendere ad esempio. Di tutta la plastica messa in circolazione nel nostro paese siamo in grado di riciclarne ben il 43%, mentre circa il 40% viene termovalorizzato e, appena, il 16,5% finisce in discarica.
Ma come dicevamo siamo uno dei paesi con il più alto tasso di plastica riciclata. Gli Stati Uniti, ad esempio, riciclano solamente il 10% della plastica.
Ma il problema non è nemmeno solamente questo. Nessuno potrà mai arrivare al 100% perché la plastica non è riciclabile all’infinito. Pian piano perde le proprie qualità ed è inevitabile che finisca in discarica o che venga termovalorizzata.
Nonostante questo l’umanità non può fare a meno della plastica, non ancora! E allora bisogna trovare una soluzione alternativa.
La plastica riciclabile all’infinito
La possibile soluzione alternativa arriva da un team di chimici provenienti da Stati Uniti, Cina e Arabia Saudita. La loro plastica promette di essere riciclabile all’infinito, senza indebolirsi e senza perdere le qualità strutturali.
Si tratta di un polimero chiamato poly(2-thiabicyclo[2.2.1]heptan-3-one), o, più semplicemente PBTL.
È un materiale resistente, forte e stabile e non perde le proprie qualità durante i processi di riciclo. Secondo i suoi inventori PBTL può essere utilizzato per una vastissima gamma di oggetti derivanti dalla plastica, dall’abbigliamento sportivo alle componenti delle autovetture.
Come fa il PBTL a non perdere le proprie qualità? Scaldandolo a 100°, attraverso un catalizzatore chimico, il blocco di PBTL si scompone nei singoli polimeri in circa 24 ore. Dopodiché i singoli polimeri possono essere riassemblati e riutilizzati, senza perdere le proprie qualità.
L’unica pecca è che il PBTL deve essere riciclato da solo, la presenza di altre plastica vanificherebbe gli sforzi.
Potrebbe essere questa la soluzione al problema del riciclo della plastica e al suo, conseguente, inquinamento?
This post is also available in: English