Dal mouse al touchscreen; i due poli opposti di un’unica realtà che è l’interazione fra l’uomo e il computer. Fino a pochi decenni fa l’idea di accedere ai contenuti semplicemente sfiorando lo schermo sembrava fantascienza. Oggi invece il touchscreen fa parte della realtà quotidiana. Al punto da “rimpiazzare”, in alcuni casi, altri sistemi di puntamento.
Senza il mouse, però, nemmeno il touchscreen sarebbe mai esistito. Un’interfaccia puramente testuale era una soluzione poco pratica e funzionale. L’utente era costretto a memorizzare lunghe sequenze di comandi e combinazioni di tasti.
La storia dell’evoluzione dei puntatori è affascinante, perché riflette anche l’evoluzione dell’elettronica. Sempre più parte integrante delle nostre vite e, quindi, necessariamente pratica e facile da gestire.
“Prima” del mouse…
I computer e l’informatica hanno percorso un lungo cammino per diventare i dispositivi odierni. In origine, interfacciarsi con un calcolatore elettronico era un’impresa molto più complicata.
Non è certo un caso che il computer nasca principalmente come strumento di lavoro. Il target iniziale predefinito era quello di specialisti del settore elettronico. Solo in seguito la popolarità del computer diventa travolgente.
Quello che era nato come strumento di lavoro poteva semplificare innumerevoli ambiti e mansioni della vita quotidiana. Fu la rivelazione che portò al più grande cambiamento dell’era moderna. Quando si parla di rivoluzione informatica, si intende proprio questo.
Naturalmente quei primi computer erano molto diversi dai dispositivi odierni. Basti pensare al Colossus sviluppato da Alan Turing. Questo computer come svela il nome stesso era un macchinario di dimensioni colossali che necessitava di spazi appositi. Il Colossus rivestì un ruolo cardine nella Seconda Guerra Mondiale. Le sue potenzialità erano tali da spingere Winston Churchill a ordinarne la distruzione.
Solo negli anni ’60 le dimensioni dei computer diventeranno più contenute. Aprendo contestualmente la prospettiva a nuovi orizzonti che avrebbero portato dal mouse al touchscreen.
La lunga evoluzione dal mouse al touchscreen
I primi mouse per computer nascono nel 1967 a opera di William English e Douglas Englebart. Naturalmente si tratta ancora di dispositivi estremamente rudimentali. Su Enkey ne abbiamo parlato in dettaglio in questo articolo.
Tuttavia le potenzialità offerte dal mouse si rivelano subito vincenti. Tanto Englebart che English continuano a perfezionare il dispositivo. Una fra le prime migliorie è l’abolizione delle ruote, sostituite dapprima da rotelle e poi dalla pallina.
E sono proprio i mouse a pallina a imporsi sul mercato. L’informatica travolge letteralmente la grande distribuzione; sempre più persone vogliono approcciarsi all’uso dei computer. Per anni si continua a usufruire della stessa tipologia di mouse. Ma, dietro le quinte, la tecnologia avanza a passo di leone.
E’ interessante notare come Englebart ed English avessero già teorizzato l’avvento del touchscreen, molti anni prima della sua effettiva realizzazione. L’evoluzione dal mouse al touchscreen era stata concettualizzata già agli albori dell’era tecnologica. Ma l’informatica, si sa, ama le sfide. E così si continuano a cercare nuove soluzioni per rendere l’interazione fra uomo e macchina sempre più facile e intuitiva.
Nel giro di qualche decennio sul mercato cominciano a comparire i primi mouse ottici. Niente più palline da sostituire, niente più manutenzione. Il mouse scorre sul tappetino e i movimenti sono tradotti da un chip interno, collegato a dei LED.
Il passo successivo per il mouse sarà quello di… perdere la coda. Il vecchio cavo PS/2 viene rimpiazzato dai mouse wireless, che usufruiscono di infrarossi o della connessione Bluetooth per interagire con il computer.
Con l’avvento di una nuova generazione di computer portatili, il passo dal mouse al touchscreen è dietro l’angolo.
Dal mouse al touchscreen in meno di un secolo
Il touchscreen inizialmente è limitato ai piccoli pannelli (touchpad) posizionati sul case dei computer portatili. Una soluzione che consente agli utenti di fare a meno del mouse, anche wireless. Basta muovere il dito sul pannello affinché il cursore a video si sposti.
Anche in questo caso però il touchscreen non è un’invenzione “recente” come si potrebbe pensare. Viene teorizzato, per la prima volta, nel 1969. Ironicamente, uno fra i primi dispositivi a usufruirne sarà un telefono cellulare; l’IBM Simon, antesignano degli smartphone risalente al 1992. Quando, cioè, in Italia erano pochi perfino i cellulari “tradizionali”.
Dagli anni ’90 la tecnologia informatica conosce un’impennata senza confini. L’utilizzo sempre più massiccio del telefonino, oltre che del computer portatile, spinge i ricercatori verso una nuova sfida; portare il touchscreen nella vita di tutti i giorni.
Sembra fantascienza e invece, gradualmente, avviene. Gli utenti si impratichiscono sempre di più con i touchpad dei computer. Poi, nel 2006, la rivoluzione. LG anticipa i concorrenti sul campo presentando un nuovo telefono “smart”. Che dice addio alle tastiere; per accedere ai contenuti basterà sfiorare il display con le dita. Ma è l’iPhone di Steve Jobs a suscitare una vera e propria inversione di rotta nei consumi.
Gli smartphone diventano belli, pratici, di tendenza. Sempre più persone li acquistano e cominciano a dipendere dalla loro versatilità. Al punto che il touchscreen conquista anche altri ambiti: dalle televisioni all’elettronica per la casa, passando anche alle applicazioni pubbliche come le interfacce dei bancomat.
Ma il lungo cammino che ha portato dal mouse al touchscreen non si è ancora concluso. E la ricerca continua a sviluppare nuove sfide. Schermi flessibili e ultrasottili, perfino trasparenti; il futuro dell’informatica è ancora tutto da scrivere. Ovviamente, tramite touchscreen.