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PUBLC, il motore di ricerca per i blogger

Come essere pagati per essere letti

PUBLC

In treno, in autobus o semplicemente in pausa pranzo, leggiucchiare articoli sui social è diventata un’abitudine. PUBLC è la start-up che ha pensato: “Cosa succederebbe se questi articoli fossero di qualità e apportassero davvero qualcosa in più sia al lettore che allo scrittore?” 

Che cos’è PUBLC

A prima vista l’Idea di PUBLC di creare un motore di ricerca per trovare articoli potrebbe far pensare a una piattaforma per studenti. Accedendo alla loro home page ci rendiamo però conto che il desiderio di base è tutt’altro

PUBLC desidera infatti dare spazio a contenuti di qualità organizzandoli in categorie. Gli argomenti sono però davvero di tutti i tipi e lo scopo è renderli facilmente disponibili. Una specie di biblioteca web 3.0 dinamica, accessibile e ben fornita.

L’interfaccia ricorda un social network. L’utente può cercare liberamente contenuti o iscriversi e selezionare gli argomenti che gli interessano. 

L’interfaccia ricorda un social network. L’utente può cercare liberamente contenuti o iscriversi e selezionare gli argomenti che gli interessano.
L’interfaccia ricorda un social network. L’utente può cercare liberamente contenuti o iscriversi e selezionare gli argomenti che gli interessano.

Dopo aver effettuato l’iscrizione, gli argomenti desiderati saranno visibili nel “feed”, cioè il muro del profilo.

Robin Hood del web

Lior Davidovitch è CEO e fondatore di PUBLC. Un sognatore per alcuni e un innovatore per altri che adesso, dopo 5 anni dalla fondazione, stanno ammirando gli effetti della sua start-up. 

Il principio di base consiste nel voler inserire un elemento umano nel motore di ricerca. PUBLC può essere infatti considerato come una fusione tra Wikipedia e Google. 

In Wikipedia gli articoli sono scritti da persone con l’intento di informare correttamente il lettore su un largo ventaglio di argomenti. Google fa in modo che questi articoli possano essere trovati, ma senza necessariamente fare uno screening qualitativo. PUBLC unisce il meglio di due mondi ed in più vuole ricompensare gli sforzi dello scrittore.

Un sistema di compensazione unico

Se già conoscete i Bitcoin, avete forse un’idea di cosa sia una moneta di scambio “virtuale”. Lior Davidovitch ha voluto applicare in un certo senso lo stesso principio alla sua piattaforma.

Perché articoli scritti con cura e dedizione che generano traffico devono essere gratuiti? Non sarebbe più giusto un compenso? Ecco nascere PUBLX, i PUBLC “tokens”, cioè dei gettoni che gli autori del contenuto ricevono alla lettura. 

PUBLX, i PUBLC “tokens”, cioè dei gettoni che gli autori del contenuto ricevono alla lettura.
PUBLX, i PUBLC “tokens”, sono dei gettoni di una moneta virtuale con valore reale che gli autori del contenuto ricevono alla lettura.

Forse sarebbe stato più semplice prevedere un compenso economico. In questo modo però si sarebbe venuti meno all’idea di ecosistema web che si nasconde dietro PUBLC. 

I benefici di PUBLC:

Per il lettore

L’utilizzatore di PUBLC è davvero al centro dell’attenzione. Come su un social è possibile indicare le proprie preferenze, così da evitare lo spam di articoli su argomenti che non ci interessano e che non sono qualitativi.

Inoltre, su PUBLC non ci sono pubblicità dirette. Lo scopo è proprio quello di garantire una certa neutralità, che manca in Google. Ovvio che se un argomento ci ha interessati particolarmente (e qui entra in gioco l’abilità dello scrittore), saremo comunque spinti ad andare a visitare il sito citato nell’uno o nell’altro articolo.

Per lo scrittore

Liberarsi dalla schiavitù del SEO è già di per un grande passo avanti. Gli articoli non saranno più indicizzati su base della loro rilevanza SEO ma sull’argomento. 

Essere in oltre remunerati ogni volta che un articolo è letto, anche se in PUBLX, la moneta che circola su PUBLC, è un ottimo incentivo.

PUBLC, il motore di ricerca per i blogger funzionamento
PUBLC permette di pubblicare i vostri contenuti inserendo direttamente il link verso il vostro sito o blog.

Per le aziende

Creare contenuti sul proprio sito nella speranza che questi vengano ripresi tra Google tra i primi risultati, è spesso per molte aziende l’equivalente di vincere un terno all’otto. 

Piazzando i propri articoli su PUBLC si crea una certa visibilità non legata agli algoritmi di Google, ma all’interesse degli utenti. Si tratta di una guerra più equa tra le aziende che non possono investire lo stesso tipo di budget in pubblicità. 

Cosa manca a PUBLC per sfondare

Il progetto molto interessante si basa però sulla presupposizione che alle persone interessi leggere o essere esposti a contenuti pertinenti nel proprio tempo libero

Il meccanismo e lo scopo di PUBLC restano un po’ oscuri e macchinosi ad una prima lettura. Sarebbe davvero positivo poter dare più risalto a questo bel progetto e al suo proposito di rendere il web un posto più equo.

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